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Nell’anno con il 3: “Le donne matte” di Furio Colombo

Più noto forse come giornalista, Furio Colombo è anche autore di romanzi e come tale ha fatto parte del Gruppo 63, partecipando ai convegni, nonché sostenendo, anche a distanza di tempo, la stagione della neoavanguardia. Un brano del suo romanzo Le donne matte era compreso nella antologia fondativa del Gruppo.

Le donne matte di Furio Colombo

Le donne matte, uscito da Feltrinelli nel 1964, reca in fondo la data di stesura finita nel maggio 1963. È dunque da considerarsi precedente al convegno palermitano del Gruppo e tuttavia è già pienamente partecipe dello spirito della stagione sperimentale. Lo si potrebbe definire un romanzo dell’alienazione, vista nel suo stadio avanzato dall’osservatorio dell’America, di cui già all’epoca Colombo era profondo conoscitore, ma piuttosto diverso da un precedente come La noia di Moravia. Non solo il romanzo – come si vedrà – perde il suo ordine, per così dire, “sinfonico”, ma la questione centrale del rapporto di coppia viene di continuo attraversata dalla storia e dai suoi guasti, il ricordo ancora forte della Guerra mondiale (i “tedeschi” che tornano negli incubi), il Vietnam, e la recente crisi dei missili a Cuba, con la voce stessa di Kennedy che si inserisce direttamente tra quelle dei personaggi. Continua a leggere Nell’anno con il 3: “Le donne matte” di Furio Colombo

Nell’anno con il 3: “In negativo” di Enrico Filippini

Tra i partecipanti al Gruppo 63, Enrico Filippini (nella foto di gruppo, qui in evidenza, è il secondo a sinistra nella fila in basso accanto a Sanguineti) porta la sua esperienza di germanista e anche alcune indicazioni teoriche. Pochi i testi, anche per via di una congenita insoddisfazione. Una sua lettura risulta al convegno di Reggio Emilia e una parte di In negativo sta nell’antologia fondativa.

In negativo di Enrico Filippini

Nella narrativa sperimentale del Gruppo 63 si può identificare una linea cosiddetta “fenomenologica” che tende a rappresentare i fatti eliminando qualsiasi commento esterno e emotività interna, in modo da basarsi sul mero comportamento (con una sfumatura di vuoto esistenziale, naturalmente). Su queste coordinate possiamo leggere Germano Lombardi e, con le loro particolarità, i romanzi di Carla Vasio e Giulia Niccolai. Enrico Filippini potrebbe essere inserito in questo contesto, senonché il suo apporto risulta ancor più “tormentato”. Continua a leggere Nell’anno con il 3: “In negativo” di Enrico Filippini

Nell’anno con il 3: “La figlia prodiga” di Alice Ceresa

Proseguo nelle analisi degli autori del Gruppo 63 e dintorni che finora mi erano sfuggiti. Questo mese tocca a Alice Ceresa, autrice svizzera nata a Basilea.

ALICE CERESA, LA FIGLIA PRODIGA

Nella narrativa sperimentale connessa al Gruppo 63 una via percorsa è stata quella di portare il narrativo verso l’argomentativo, o forse meglio il linguaggio creativo verso il metalinguaggio. Comunque: forzare il genere per spiazzare il lettore.
All’interno della forma trattato si colloca La figlia prodiga di Alice Ceresa, uscito nella collanina rossa della “Ricerca letteraria” Einaudi nel 1967. Su quella linea c’era già – all’interno della neoavanguardia – la Hilarotragoedia di Manganelli, il quale non a caso si espresse favorevolmente in sede recensiva. Ci sono però, con Manganelli, insieme alle analogie, delle precise differenze. In entrambi c’è una funzione di contrappeso alla narrativa, ma mentre nel Manga il trattato è il veicolo per un massiccio recupero del linguaggio desueto e per l’approdo in non-luoghi fantastici, in Alice Ceresa è la chiave per rendere il linguaggio riflessivo fino all’estremo per osservare il comportamento di un ipotetico personaggio. Invece del fantastico si affaccia qui un tema “represso”: la questione femminile. Continua a leggere Nell’anno con il 3: “La figlia prodiga” di Alice Ceresa

Nell’anno con il 3: “Il gazzarra” di Massimo Ferretti

Ragazzi, è cominciato l’anno con il 3 in cui solitamente c’è licenza di parlar d’avanguardia senza tema di essere guardati come retrogradi dinosauri e ciò grazie all’anniversario del Gruppo 63, questa volta sessantennale. Per quanto mi riguarda, dell’argomento ho scritto abbastanza – forse troppo – nel corso degli anni, però qualcosa mi è sfuggita, onde per ammenda ho deciso di affrontare nel blog lungo tutto l’anno, uno al mese, gli autori e i relativi testi trascurati (che poi si trasferiranno tra i profili della sezione degli Autori). Ecco intanto il primo.

Massimo Ferretti, Il gazzarra

Il gazzarra, pubblicato da Feltrinelli nel settembre 1965, rappresenta il salto di Massimo Ferretti nel romanzo sperimentale, avvenuto abbastanza bruscamente: solo poco prima infatti, nel 1963, l’autore aveva dato alle stampe le poesie di Allergia e il romanzo Rodrigo – quest’ultimo , pur avendo già una scrittura molto “a scatti”, era impostato piuttosto come “romanzo della crisi” con sfumature esistenziali. Ma proprio nel ’63 un brano del Gazzarra veniva letto alla riunione di quel Gruppo che dal 63 prende il nome, e questo costituiva per altro una operazione di distacco dal primo mentore Pasolini. Al successivo convegno palermitano dedicato al romanzo sperimentale, svoltosi in una data settembrina curiosamente coincidente con l’uscita del Gazzarra (il convegno si chiude il 6, il finito di stampare è segnato al 7), Ferretti non partecipa direttamente e tuttavia invia un intervento di sostanziale adesione alla linea “sperimentale”, non tanto come pratica distruttiva, ma piuttosto come «attività “fabbrile” e paziente» di un vitale «organismo linguistico». Continua a leggere Nell’anno con il 3: “Il gazzarra” di Massimo Ferretti

Spatola a Siena

Maggio, mese dei convegni. Dopo quello di Pescara su Giuliani, eccomi a Siena il 18 per ragionare attorno a Adriano Spatola. Il convegno è stato organizzato per festeggiare la ripubblicazione de L’oblò nelle edizioni Diaforia di Daniele Poletti. Dopo la voluminosa pubblicazione dell’opera poetica (Opera), ora, in una veste grafica sempre molto creativa, il nuovo Oblò inaugura una collana che dovrà accogliere, oltre ad altre opere spatoliane, anche lavori che tengano fede alla tendenza (come l’editore ha spiegato) della scrittura della complessità.
La giornata di studi è stata densa di numerose relazioni ed è stata accompagnata da una mostra di opere visive di Spatola e da una serata performativa. In quanto autore multimediale della poesia totale, Spatola si prestava ad essere affrontato da diverse prospettive e da diversi campi disciplinari (critica letteraria, critica d’arte, comunicazione, ecc.). Quindi, non si è parlato solo di Oblò (che è prosa sperimentale) e nemmeno soltanto di poesia, ma anche dell’aspetto visivo dentro e oltre la scrittura, del concretismo, della performance, ecc. Molto interessante è stato poi l’incontro tra studiosi e interpreti di generazioni diverse e occorre sottolineare il fatto che il convegno era organizzato da LALS, un gruppo di giovani bravissimi, attivi in margine all’Università di Siena. Continua a leggere Spatola a Siena

Il romanzo anomalo

La forma-romanzo ha una lunga storia ed ha, nelle sue prime apparizioni moderne, lo stigma della libertà (Rabelais, Cervantes, poi Sterne lo concepiscono come invenzione sempre nuova, non come codice da rispettare). Secondo Bachtin il romanzo cresce con l’emergere della borghesia ed è la forma letteraria legata al presente e alla varietà sociale, mentre l’epica guardava al passato e alle origini fondative. Al suo interno però è sempre passibile di divaricazioni: può orientarsi, secondo Bachtin, in senso monologico (di chiusura attorno a un asse principale) oppure aprirsi ‒ opzione più auspicabile ‒ alla pluralità (polifonia, plurilinguismo, ecc.). Nell’Ottocento si stabilizzerà una vocazione “realista”, con risultati anche di grande complessità e problematicità (ma già allora con le deroghe nel fantastico).

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