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Nell’anno con il 3: “Le donne matte” di Furio Colombo

Più noto forse come giornalista, Furio Colombo è anche autore di romanzi e come tale ha fatto parte del Gruppo 63, partecipando ai convegni, nonché sostenendo, anche a distanza di tempo, la stagione della neoavanguardia. Un brano del suo romanzo Le donne matte era compreso nella antologia fondativa del Gruppo.

Le donne matte di Furio Colombo

Le donne matte, uscito da Feltrinelli nel 1964, reca in fondo la data di stesura finita nel maggio 1963. È dunque da considerarsi precedente al convegno palermitano del Gruppo e tuttavia è già pienamente partecipe dello spirito della stagione sperimentale. Lo si potrebbe definire un romanzo dell’alienazione, vista nel suo stadio avanzato dall’osservatorio dell’America, di cui già all’epoca Colombo era profondo conoscitore, ma piuttosto diverso da un precedente come La noia di Moravia. Non solo il romanzo – come si vedrà – perde il suo ordine, per così dire, “sinfonico”, ma la questione centrale del rapporto di coppia viene di continuo attraversata dalla storia e dai suoi guasti, il ricordo ancora forte della Guerra mondiale (i “tedeschi” che tornano negli incubi), il Vietnam, e la recente crisi dei missili a Cuba, con la voce stessa di Kennedy che si inserisce direttamente tra quelle dei personaggi. Continua a leggere Nell’anno con il 3: “Le donne matte” di Furio Colombo

Nell’anno con il 3: “Il parafossile” di Giorgio Celli

Del Gruppo 63 hanno fatto parte anche gli autori attivi sulla rivista “Malebolge”, i cosiddetti parasurrealisti, tra i quali, insieme ad Adriano Spatola, era anche Giorgio Celli. Competenze scientifiche e interessi psicoanalitici innervano il suo romanzo sperimentale Il parafossile.

Il parafossile di Giorgio Celli

Il parafossile esce nel 1967 da Feltrinelli. Era stato tenuto a battesimo nel numero 2 di “Malebolge” (inverno 1964) con l’anticipazione del capitolo I e parte del IV (il titolo, esiodeo, Le opere e i giorni, andrà poi a intestare l’ultimo capitolo della edizione definitiva).
Qualche anno prima già L’oblò di Spatola aveva dato l’idea di quello che poteva essere un romanzo parasurrealista. Si trattava di conseguire la massima libertà narrativa insieme a una scrittura elaborata ed eterogenea, analoga alla complessità della poesia. Così nel Parafossile gli elementi di una realtà riconoscibile (o “mondo possibile”) vengono alterati di continuo, sia nelle coordinate temporali (si inizia dopo la guerra, «era tornato»…, poi però compare il lager nazista), sia riguardo al personaggio, sempre in bilico di venir scambiato con il fratello gemello, una sorta di doppio che accompagna tutta una serie di inversioni speculari dei ruoli attanziali (dell’attivo e del passivo, del buono e del cattivo, ecc.). L’instabilità domina anche lo scenario che slitta dalla clinica e dal tavolo operatorio al lager (con tanto di Adolf), alla camera della tortura (con la pressione a “confessare”), al tribunale con l’apporto dell’avvocato difensore, all’officina dei robot. Continua a leggere Nell’anno con il 3: “Il parafossile” di Giorgio Celli

Cercando la ricerca

Sul tema “Esiste la ricerca” si è svolto un confronto-dibattito organizzato a Milano, in data 18 marzo, da Antonio Syxty, Michele Zaffarano e Marco Giovenale, presso la sala della “Cavallerizza”. L’incontro è stato pensato come prosecuzione e allargamento di quello già avvenuto con successo a Roma nel giugno scorso e anche in questa seconda puntata è stato seguito da un pubblico numeroso e attivo con interventi che sono continuati fino al pomeriggio. Da notare l’arco transgenerazionale e interdisciplinare dei partecipanti, che ha evidenziato non a caso l’apertura della scrittura alle altre arti e ai problemi della comunicazione. Accanto allo spazio per la discussione, che era stato pensato senza tavolo di presidenza in lunghe file che mettevano tutti sullo stesso piano, c’era uno spazio espositivo dedicato agli editori – piccoli di nome, ma grandi di fatto – che sulla ricerca puntano con convinzione. Continua a leggere Cercando la ricerca

Nell’anno con il 3: “In negativo” di Enrico Filippini

Tra i partecipanti al Gruppo 63, Enrico Filippini (nella foto di gruppo, qui in evidenza, è il secondo a sinistra nella fila in basso accanto a Sanguineti) porta la sua esperienza di germanista e anche alcune indicazioni teoriche. Pochi i testi, anche per via di una congenita insoddisfazione. Una sua lettura risulta al convegno di Reggio Emilia e una parte di In negativo sta nell’antologia fondativa.

In negativo di Enrico Filippini

Nella narrativa sperimentale del Gruppo 63 si può identificare una linea cosiddetta “fenomenologica” che tende a rappresentare i fatti eliminando qualsiasi commento esterno e emotività interna, in modo da basarsi sul mero comportamento (con una sfumatura di vuoto esistenziale, naturalmente). Su queste coordinate possiamo leggere Germano Lombardi e, con le loro particolarità, i romanzi di Carla Vasio e Giulia Niccolai. Enrico Filippini potrebbe essere inserito in questo contesto, senonché il suo apporto risulta ancor più “tormentato”. Continua a leggere Nell’anno con il 3: “In negativo” di Enrico Filippini

Cinquant’anni dopo: “Quaderni di critica”

Il 7 marzo 1973 usciva il primo volume del gruppo “Quaderni di critica”. All’epoca, il gruppo era formato da Filippo Bettini, Stefano Giovanardi, Massimiliano Mancini, Aldo Mastropasqua, Giorgio Patrizi, Mauro Ponzi e l’aggiunta del sottoscritto. Marcello Carlino sarebbe entrato nella redazione poco dopo. Per festeggiare l’anniversario ripubblico qui l’editoriale del primo numero.

EDITORIALE

Esprimiamo subito due (ovvi) postulati: primo, l’intenzione di dar vita ad una rivista è sempre (né potrebbe essere altrimenti) una intenzione politica; secondo, è necessario, perché quest’intenzione si realizzi compiutamente, che la scelta dei campi d’intervento e degli strumenti sia il più possibile rigorosa e il meno possibile «contaminata», pena l’insignificanza o (che è peggio: cioè reazionario) la tautologia. Operare nello specifico significa per noi essenzialmente reperire e dosare gli strumenti attinenti alla crescita del processo rivoluzionario: ma che proprio per questo devono rispondere a criteri di massima efficienza e capacità euristica, applicandosi ad universi riconoscibili e totalmente omogenei (riconoscibili, ogni volta che si renda necessaria una verifica, come quelli che con meno mediazioni agli strumenti stessi hanno dato origine). Continua a leggere Cinquant’anni dopo: “Quaderni di critica”

Dedicato ad Anceschi

Nelle giornate scorse del 16 e 17 febbraio si è svolto presso l’università di Roma “Sapienza”, un convegno dedicato a Luciano Anceschi, organizzato da Cecilia Bello Minciacchi sotto il titolo Anceschi e i Novissimi. Il convegno, oltre a Barbara Anceschi in rappresentanza del “verri”, ha ospitato alcuni studiosi di Bologna, allievi diretti e indiretti del maestro (Niva Lorenzini, Francesco Carbognin, Stefano Colangelo) per discutere insieme a giovani ricercatori (Giulia Siquini, Antonio D’Ambrosio, Sara Gregori e Samuele Maffei). Un intreccio di interessi e di prospettive che ha portato ad illuminare e illustrare il percorso dell’attività critica anceschiana, i suoi risvolti metodologici e militanti, il suo lavoro nelle riviste e nelle antologie, con particolare riguardo a quella dei Novissimi, dai lui promossa, e al confronto con la tendenza del Gruppo 63. Continua a leggere Dedicato ad Anceschi