Archivi categoria: Appello straordinario

I seminari della LUNA: “L’incanto del lotto 49” di Thomas Pynchon

Ai nostri seminari di “Critica della narrativa” necessitava prendere in considerazione un romanzo caratteristico del periodo postmoderno: la scelta è caduta su L’incanto del lotto 49 di Thomas Pynchon. Sarebbero stati adatti anche altri autori e autrici sempre nell’area americana, ma Pynchon è sembrato il più rappresentativo; solo che i suoi romanzi risultavano troppo estesi (sono romanzi-fiume, romanzi-mostro) e il più contenuto era proprio uno dei primi, il Lotto, per l’appunto. Il testo è datato 1966 e questo dimostra che il postmoderno americano è stato ben in anticipo rispetto a quello nostrano, databile al 1980 de Il nome della rosa, mentre negli anni Sessanta era attivo il romanzo sperimentale del Gruppo 63.
Malgrado le dimensioni ridotte, l’analisi del testo ha avuto pur tuttavia il suo da fare per contenere i mille rivoli della narrazione, anche solo a voler stabilire di cosa parla il romanzo: una vendita all’asta? un servizio postale alternativo? curiose emissioni di francobolli e timbri con refusi? una società segreta che attraversa il corso della storia? un caso di paranoia? una burla riuscita? Tanto è spinto il pedale della digressione che del “lotto 49” del titolo si parla solo nella pagine conclusive… Mentre lungo tutto il testo realtà, storia, finzione e delirio s’intrecciano inestricabilmente.
Il seminario si può ascoltare a questo link:

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I seminari della LUNA: “La figlia prodiga” di Alice Ceresa

Per un caso non del tutto voluto ma accolto volentieri, il seminario del ciclo “Critica della narrativa” dedicato al testo di Alice Ceresa La figlia prodiga è caduto nella data dell’8 marzo. Giusto, è un testo che potrebbe a buon diritto definirsi “protofemminista”.
Il caso-Ceresa è interessante perché il contenuto decisamente radicale, fondato com’è sulla critica dell’istituzione familiare, viene svolto dall’autrice con un apparato altrettanto decisamente sperimentale. Il testo va a capo molto spesso in mezzo alla frase (quindi si avvicina alla poesia) ed è impostato come discussione e ricerca intorno al personaggio da parte di un “noi narrante” (scelta anche questa alquanto originale) che vi si approssima con un linguaggio pseudo-saggistico, per riflessioni, deduzioni e complicazioni di vario tipo, quindi generando un discorso al limite del genere propriamente narrativo. La figlia prodiga uscì nel 1967 inaugurando la collanina “rossa” dell’Einaudi, intitolata alla “Ricerca letteraria”.
Per seguire l’audio del seminario ci si può collegare a questo link:

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I seminari della LUNA: “Accabadora” di Michela Murgia

Accabadora di Michela Murgia è stato il testo scelto per il terzo seminario del ciclo “Critica della narrativa”. Anche in questo caso si è cercato di produrre un’analisi dettagliata su vari livelli, a partire dai contenuti e dalle strutture narrative, passando per i tratti stilistici e retorici, per arrivare a determinare la cifra ideologica. Per quanto riguarda Accabadora, era palese la voluta coincidenza di alcune forme della cultura ancestrale della Sardegna con i temi attuali della famiglia allargata e del fine vita.
Chi volesse seguire il seminario può servirsi di questo link:

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I seminari della LUNA: “Cecità” di José Saramago

I seminari ella LUNA dedicati all’analisi del testo narrativo hanno posto sotto osservazione il romanzo Cecità di José Saramago. Siamo alla metà degli anni Novanta del Novecento (1995 la data di uscita) e circa alla metà dell’attività dello scrittore portoghese. Il titolo originale era Ensaio sobre a cegueira (scartato dalla traduzione italiana forse per evitare equivoci di genere letterario). Ma cosa significa intitolare “saggio” quelo che è in tutta evidenza un racconto? Probabilmente l’autore ha voluto indicare in questo modo che la sua storia ha una valenza per così dire dimostrativa. Una sorta di esperimento, che consiste nel mettere i suoi personaggi in una situazione estrema – un’epidemia di cecità “bianca” che si diffonde fino a diventare davvero pandemica (ovvero totale) – per vedere se e come può resistere in queste condizioni un comportamento che si possa definire ancora “umano”.
Seguendo la griglia precedentemente impostata, il seminario ha approfondito vari livelli del testo, dall’appartenenza al genere distopico di variante epidemica, alla posizione del narratore (onnisciente e spesso ironico), allo stile e alle figure retoriche. Il seminario si può seguire a questo link:

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I seminari della LUNA: “L’amica geniale” vol. 1 di Elena Ferrante

Il ciclo di seminari intitolato alla “Critica della narrativa” è iniziato con l’osso forse più duro da rodere. Resto convinto – e questa occasione me lo ha confermato – che il testo facile sia quello più difficile. Più difficile da analizzare, intanto perché salta l’analisi e la critica per riferirsi direttamente al lettore e alla sua immedesimazione priva di problemi; e anche perché, di conseguenza, non presenta singolarità o asperità alle quali attaccare i ganci dell’interpretazione.
Comunque la decisione di affrontare per prima L’amica geniale (relativamente al vol. 1) di Elena Ferrante si è rivelata un esercizio assai utile per verificare i livelli di analisi descritti nella sede del seminario introduttivo. Credo che siamo riusciti ad evitare la comoda via del rifiuto del romanzo di successo in quanto tale e siamo riusciti a enucleare, tra le altre cose, anche alcune ragioni di questo successo, nonché della rapidità con cui il romanzo si è trasformato in serie televisiva.
Chi volesse seguire il seminario lo trova a questo link:

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Un nuovo ciclo di seminari sulla narrativa

È iniziato un nuovo ciclo di seminari della LUNA, dedicato alla narrativa. Ha per titolo, appunto, Critica della narrativa e si svilupperà analizzando di volta in volta un romanzo indicato collegialmente dai partecipanti (che formano ormai un gruppo, per così dire, “storico”).
L’incontro introduttivo ha gettato le basi dei diversi livelli in cui si articolerà (o si potrà articolare) l’analisi di ciascun testo. Naturalmente il primo passo è stato di prendere le distanze dall’andazzo attuale che – a partire dalla colonizzazione della narrativa da parte del mercato – privilegia il rapporto diretto tra libro e lettore e riduce ogni valutazione al dato di fatto che il testo abbia fatto “presa” oppure no, che abbia o meno facilitato l’immedesimazione nel personaggio, che sia riuscito ad attrarre così bene il lettore fino all’immersione, cioè all’illusione di stare vivendo le vicende raccontate. Questi aspetti non risultano sufficienti a un’ottica critica. Bisognerà allora procedere con attenzione per arrivare a capire che cosa venga trasmesso in uno stato che appare, nei casi sopra descritti, simile alla trance e alla possessione.
Chi volesse seguire il dibattito, può trovarne l’audio a questo indirizzo:

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