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Attenti alla metafora!

Nel discorso pronunciato alla Camera, Comunquevogliachesichiami  neopremier si è lanciata arditamente in una metafora, forse riemersa da vaghe memorie scolastiche oraziane e petrarchesche, non saprei, forse suggeritagli da un ghost writer in vena (perché stava leggendo, con una certa sorpresa per quanto scritto), ma in ogni caso disse: «Siamo, dunque, nel pieno di una tempesta, con un’imbarcazione che ha subito diversi danni, e gli italiani hanno affidato a noi il compito di condurre la nave in porto in questa difficilissima traversata».
Nello stesso giorno il suo ministro dell’Interno minacciava di chiudere i posti alle navi piene di naufraghi.

Coerenza, dove sei tu?

29/10/2022

Dichiarazione degli scrittori ungheresi

Accolgo e rilancio qui la Dichiarazione della Società degli Scrittori ungheresi contro la legge liberticida e omofoba approvata dal loro Parlamento. Come si sa, è argomento scottante anche da noi, non senza curiosi paradossi: i nostri sovranisti glissano sull’Ungheria perché non ci si deve immischiare negli affari degli altri paesi nel mentre plaudono alle ingerenze vaticane (o coerenza mia, dove sei ita?).

DICHIARAZIONE

Il Parlamento ungherese ha recentemente discusso e adottato una proposta di legge su “Azioni più forti contro i delinquenti pedofili e modifiche a determinate leggi per la protezione dei bambini”, di cui il passo più noto e controverso è il seguente:

Al fine di garantire le finalità della presente legge e i diritti dei bambini, sono vietati ai minori di diciotto anni la pornografia e i contenuti che raffigurano la sessualità fine a se stessa o che promuovono o rappresentano la deviazione dall’identità di genere, la riassegnazione di genere e l’omosessualità.

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Di ricoveri e ristori

Una volta le cose andavano diversamente. C’era un viandante, lacero, affamato, con le suole delle scarpe consunte per il lungo cammino, stanche le membra e corrose dalle intemperie incontrate lungo la strada, il quale finalmente, magari in seguito ad una fortuita deviazione dalla via maestra, per sbaglio o per caso, trovava scampo e per l’appunto un ricovero: sia pure di fortuna, sia pure costituito soltanto da due assi in croce e un tettuccio, oppure magari – che scialo! – construtto di muri tirati su alla buona e con dentro se non un letto, almeno un giaciglio di paglia pulita e asciutta dove, in termini esatti, ricoverare le stanche membra. Di ricovero, appunto, si trattava. E possibilmente di ristoro, significante non solo il buon sonno, che è – come sul dirsi – ristoratore, però anche una qualche cibaria sommaria ed essenziale che lo rimettesse in forze, il suddetto viandante, in grado di riprendere con lena il cammino, il giorno dopo, con il sole spuntato dopo il di molto maltempo, per le vie curve del mondo rotondo. Così un tempo si favoleggiava di ricoveri e ristori. Erano un soccorso povero per i più poveri. Continua a leggere Di ricoveri e ristori

Corone, ovvero la contemporaneità del non contemporaneo

Mary Shelley non è autrice soltanto del famoso Frankestein, modello di scrittura allegorica e fortunatissima invenzione di un personaggio, la creatura, che abita frequentemente la cultura di massa prendendo a prestito il nome del suo creatore; ha anche scritto più tardi, nel 1826, The Last Man, una distopia fantascientifica dove l’umanità viene sterminata dalla peste. La data fissata per l’estinzione totale è verso la fine del XXI secolo e quindi potremmo stare tranquilli ancora un poco e accontentarci provvisoriamente dei nostri virus e relativi vaccini.
Ma se ricordo questo romanzo semisconosciuto non è tanto per riportarlo alla realtà epidemica odierna; mi è ritornato in mente per un altro diversissimo motivo, all’atto della dipartita del Principe Consorte, cui la stampa anche fuori i confini inglesi ha dato grande rilievo. Ora, un aspetto che mi aveva sorpreso nella fantasia shelleyana è che, nella sua proiezione verso il futuro che avanza più o meno di due secoli e mezzo, la nostra autrice descrive, prima ancora della letale pestilenza, una Inghilterra che ha detronizzato di re e che discute animatamente sulla configurazione della repubblica. Anche se il candidato antimonarchico verrà sconfitto nella votazione della camera, il testo gli dà modo di sostenere una tesi semplice e chiara:

Mise a confronto lo spirito regio e quello repubblicano: dimostrò come l’uno tendesse a rendere schiave le menti degli uomini, mentre tutte le istituzioni dell’altro servivano a risvegliare anche nel più meschino tra noi qualcosa di grande e buono. Continua a leggere Corone, ovvero la contemporaneità del non contemporaneo

Intecchito

“Intecchito” è una parola quasi inesistente. Io l’ho usata una volta, ma sbagliando la grafia ho scritto “intechito” (forse per analogia con “incotechito”). “Intecchito” con due “c” risulta essere di origine popolare toscana, ma è assente da quasi tutti i dizionari, anche i più voluminosi ed esimi. Indica l’atteggiamento di una persona irrigidita con il collo un po’ rientrato nelle scapole, i movimenti impacciati. Che di recente un premier si sia presentato in modo da richiamarmi alla mente questo termine così poco frequente, merita qualche riflessione. Dopo tanti personaggi “sciolti”, piacioni e desiderosi di apparire alla mano, a bucare come suol dirsi il dio video magari raccontando barzellette o dispensando battutine con qualche bell’ammicco, sembrava ormai passata in contrassegno dell’epoca nostra la figura del politico disinvolto. E invece… Continua a leggere Intecchito