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Nell’anno con il 3: “In negativo” di Enrico Filippini

Tra i partecipanti al Gruppo 63, Enrico Filippini (nella foto di gruppo, qui in evidenza, è il secondo a sinistra nella fila in basso accanto a Sanguineti) porta la sua esperienza di germanista e anche alcune indicazioni teoriche. Pochi i testi, anche per via di una congenita insoddisfazione. Una sua lettura risulta al convegno di Reggio Emilia e una parte di In negativo sta nell’antologia fondativa.

In negativo di Enrico Filippini

Nella narrativa sperimentale del Gruppo 63 si può identificare una linea cosiddetta “fenomenologica” che tende a rappresentare i fatti eliminando qualsiasi commento esterno e emotività interna, in modo da basarsi sul mero comportamento (con una sfumatura di vuoto esistenziale, naturalmente). Su queste coordinate possiamo leggere Germano Lombardi e, con le loro particolarità, i romanzi di Carla Vasio e Giulia Niccolai. Enrico Filippini potrebbe essere inserito in questo contesto, senonché il suo apporto risulta ancor più “tormentato”. Continua a leggere Nell’anno con il 3: “In negativo” di Enrico Filippini

Incontro con Marcello Carlino

Il nuovo ciclo di seminari della LUNA, dedicato al “romanzo anomalo” si è aperto con un incontro con Marcello Carlino, svoltosi – come altre volte ‒ in forma di colloquio-intervista- dibattito.
Per chi volesse ascoltare o riascoltare l’incontro:

Nel corso del seminario, Carlino ha svolto alcune indicazioni di fondo partendo dallo stato attuale di degrado del romanzo, così come è determinato dagli standard commerciali vigenti nell’editoria e tornando a proporre vari elementi di “anomalia”, cioè di differenza e alternativa per una narrazione degna dello statuto letterario, o anche solamente di inventiva, vitalità e “intelligenza”. Continua a leggere Incontro con Marcello Carlino

Il romanzo anomalo

La forma-romanzo ha una lunga storia ed ha, nelle sue prime apparizioni moderne, lo stigma della libertà (Rabelais, Cervantes, poi Sterne lo concepiscono come invenzione sempre nuova, non come codice da rispettare). Secondo Bachtin il romanzo cresce con l’emergere della borghesia ed è la forma letteraria legata al presente e alla varietà sociale, mentre l’epica guardava al passato e alle origini fondative. Al suo interno però è sempre passibile di divaricazioni: può orientarsi, secondo Bachtin, in senso monologico (di chiusura attorno a un asse principale) oppure aprirsi ‒ opzione più auspicabile ‒ alla pluralità (polifonia, plurilinguismo, ecc.). Nell’Ottocento si stabilizzerà una vocazione “realista”, con risultati anche di grande complessità e problematicità (ma già allora con le deroghe nel fantastico).

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