Il romanzo salvato dai poeti? Proprio così, in un momento in cui i narratori sembrano tutti con pochissime eccezioni fagocitati negli standard di marcato, l’ultima speranza è negli scrittori che, grazie all’esercizio della poesia, sono ancora capaci di spessore linguistico e di libera estrosità stilistica. Un tale poeta prestato alla narrativa in un periodo di emergenza è Mariano Bàino, non nuovo per altro a esperimenti in prosa come il romanzo robinsoniano L’uomo avanzato (ora ristampato da Oèdipus, con un’aggiunta finale e un saggio di Cecilia Bello Minciacchi) e il giallo d’autore Dal rumore bianco. Ed eccolo di nuovo alla prova con Il cielo per Roma, pubblicato da poco da Exòrma.
Se Morselli aveva fatto la sua satira della Chiesa titolando Roma senza Papa, ora Bàino fa la sua con una Roma che di Papi ne ha addirittura due e neanche in accordo. Un romanzo fantastico e proprio del genere soprannaturale con “angeli e demoni”, e però allo stesso tempo molto terreno, molto corporeo (e vi si parla infatti di “incorporazione” e “biopolitica”). E quasi cronachistico, dato che i due Papi, L’Emerito e il Regnante, malgrado i nomi cambiati (Gregorio XVII e Materno I) sono ben riconoscibili e lo stesso vale per il morbo pandemico che circola, sebbene qui sia chiamato Morfar… Continua a leggere Bàino nella Roma dei due Papi
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Seminario su Il pasticciaccio di Gadda
I seminari della LUNA continuano ad esplorare i territori del “romanzo anomalo”. Questa volta è toccato a Carlo Emilio Gadda e al suo testo Quer pasticciaccio brutto de via Merulana normalmente nominato, per farla breve, Il pasticciaccio. L’operazione narrativa gaddiana, a prima vista, appare abbastanza normale, possiede un’ambientazione storica ed è costruita come un romanzo giallo con relativo detective. Tuttavia, basta aprire una pagina a caso per rendersi conto di quanto sia anomalo il linguaggio, che parte per la tangente con una mescolanza di lingua e dialetti, una sovrapproduzione lessicale, e acrobatiche costruzioni sintattiche e sonore.
Il seminario è disponibile in registrazione per chi volesse seguire la presentazione e il dibattito:
Il romanzo anomalo
La forma-romanzo ha una lunga storia ed ha, nelle sue prime apparizioni moderne, lo stigma della libertà (Rabelais, Cervantes, poi Sterne lo concepiscono come invenzione sempre nuova, non come codice da rispettare). Secondo Bachtin il romanzo cresce con l’emergere della borghesia ed è la forma letteraria legata al presente e alla varietà sociale, mentre l’epica guardava al passato e alle origini fondative. Al suo interno però è sempre passibile di divaricazioni: può orientarsi, secondo Bachtin, in senso monologico (di chiusura attorno a un asse principale) oppure aprirsi ‒ opzione più auspicabile ‒ alla pluralità (polifonia, plurilinguismo, ecc.). Nell’Ottocento si stabilizzerà una vocazione “realista”, con risultati anche di grande complessità e problematicità (ma già allora con le deroghe nel fantastico).