25 del 2005!

In occasione di un 25 aprile particolarmente sensibile come quello odierno, pubblico un mio testo scritto in occasione di un altro 25 aprile altrettanto sensibile, quello del 2005, durante il secondo governo  Berlusconi e della “Casa delle libertà”. Lo lessi allora con la collaborazione vocale e strumentale di Antonio Amendola al Teatro Agorà ed è rimasto poi inedito.

25 aprile

Libertà va cercando: era sì cara
a basso prezzo adesso è rivenduta.
A sciacquarsela in bocca fanno a gara
e quando più non serve la si sputa:
può voler dire quello oppure questo
a seconda che dà o non dà vantaggio
a uno che comanda ed immodesto
vuole adornare il suo costante oltraggio
di simbolico lume: e la parola
di qua di là di su di giù si mette
a perdita di senso e si fa fola
materiale adatto a barzellette. Continua a leggere 25 del 2005!

I seminari della LUNA: “L’incanto del lotto 49” di Thomas Pynchon

Ai nostri seminari di “Critica della narrativa” necessitava prendere in considerazione un romanzo caratteristico del periodo postmoderno: la scelta è caduta su L’incanto del lotto 49 di Thomas Pynchon. Sarebbero stati adatti anche altri autori e autrici sempre nell’area americana, ma Pynchon è sembrato il più rappresentativo; solo che i suoi romanzi risultavano troppo estesi (sono romanzi-fiume, romanzi-mostro) e il più contenuto era proprio uno dei primi, il Lotto, per l’appunto. Il testo è datato 1966 e questo dimostra che il postmoderno americano è stato ben in anticipo rispetto a quello nostrano, databile al 1980 de Il nome della rosa, mentre negli anni Sessanta era attivo il romanzo sperimentale del Gruppo 63.
Malgrado le dimensioni ridotte, l’analisi del testo ha avuto pur tuttavia il suo da fare per contenere i mille rivoli della narrazione, anche solo a voler stabilire di cosa parla il romanzo: una vendita all’asta? un servizio postale alternativo? curiose emissioni di francobolli e timbri con refusi? una società segreta che attraversa il corso della storia? un caso di paranoia? una burla riuscita? Tanto è spinto il pedale della digressione che del “lotto 49” del titolo si parla solo nella pagine conclusive… Mentre lungo tutto il testo realtà, storia, finzione e delirio s’intrecciano inestricabilmente.
Il seminario si può ascoltare a questo link:

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Žižek e i paradossi della libertà

Tra le star internazionali della teoria, Slavoj Žižek è uno dei più prolifici, tanto da rendere difficile seguirlo in tutte le sue performance – e anche, non ultimo, trovargli posto in libreria dalla parti della lettera “Z” che ha ormai riempita… È anche uno dei più estrosi: vitando ormai l’andamento trattatistico in odio alla sistematicità, il territorio del saggio – già di per sé genere di confine – viene ulteriormente virato verso zone impreviste, per cui accanto ai giganti filosofici può spuntare, ugualmente probatorio, un film di ultima generazione. Una saggistica Pop, uno stato argomentativo davvero fluido pieno di variazioni e digressioni, piacevole da seguire ma scomodo da riassumere, anche a conoscerne i presupposti (Hegel, Lacan fra tutti), hai voglia a ritornare sui suoi passi, ma non se ne rintraccia l’affermazione univoca.
Un suo lavoro recente – non dico l’ultimo pubblicato in Italia, perché magari nel frattempo… – è questo sulla libertà, intitolato Libertà, una malattia incurabile, edito da Ponte alle Grazie con l’accurata traduzione del poeta e scrittore Vincenzo Ostuni. Continua a leggere Žižek e i paradossi della libertà

Approssimazione al sarcasmo

Sarcasmo è un termine che possiamo rinvenire spesso non solo nella vita quotidiana, ma anche adottato come indicazione critica nella letteratura. Appare collegato alle forme del riso e del comico, tuttavia se ci domandiamo cosa significhi esattamente cominciamo a incontrare qualche difficoltà; come – ma forse anche di più – per il grottesco.
Infatti, muovendo alla ricerca di una definizione, il sarcasmo si mette a sconfinare da tutte le parti e non solo si ritrae da una precisa conformazione tecnica, ma va a sovrapporsi a tutta una serie di nozioni a lui prossime. Secondo alcuni si identifica con l’ironia, ma quella si porta dietro una postura antifrastica (dire il contrario) cui il sarcasmo non è riducibile. E ancora: coincide con la satira? Con l’umorismo, magari di colore nero? Con il motto di spirito del tipo cinico? Con l’invettiva? Volendo, potremmo ispirarci anche alla musica, dato il titolo Sarcasmi di Prokofiev e aggiungere allora pure la parodia e la dissonanza. E però, anche se ha qualcosa di tutti questi territori, il sarcasmo non sembra poter risiedere e confinarsi comodamente in nessuno di essi. Continua a leggere Approssimazione al sarcasmo

La neoavanguardia secondo Angelo Guglielmi

Nel trascorso anno 2023 mi ha stupito che l’anniversario del Gruppo 63 sia passato senza le polemiche che di solito l’accompagnavano. Luoghi comuni: si dice che non abbia fornito grandi opere; che fosse un modo per far carriera da parte di scrittori scarsi; che sia ormai lontano le mille miglia; che abbia contribuito a rovinare la letteratura fino ai bassi livelli di oggi… Non credo che queste opinioni negative abbiano smesso di circolare, ma può darsi che, effettivamente, a distanza di sessant’anni, ci si sia convinti che la neoavanguardia sia ormai passata in giudicato e convenientemente sepolta riposi in pace, inquadrata nella sua casella di storia come un incidente di percorso.
Ancora viva, invece, essa appare nelle parole di uno dei fondatori, Angelo Guglielmi, che la rievoca con allegria e brio nel libretto di Aragno, L’avanguardia in Bermuda, curato dal giornalista Carmelo Caruso e uscito poco dopo la scomparsa dell’autore. Un Guglielmi in ottima forma intellettuale, che gode ancora dello sconcerto provocato all’epoca nella compagine ufficiale della nostra letteratura e conserva ottima memoria dispensando particolari inediti, soprattutto sul convegno palermitano iniziale. Continua a leggere La neoavanguardia secondo Angelo Guglielmi

Fontana, la voce che fa testo

La poesia sonora si può definire in generale come l’uso dei significanti avulso dai significati. Storicamente essa ha prodotto le sue provocazioni utilizzando “tratti soprasegmentali”, fonemi liberi o, in parole povere, “puri suoni”, con un esito certamente “antilogocentrico”, tuttavia recepibile sostanzialmente in ambito percettivo, cioè in chiave solamente estetica. Ma cosa succede se la poesia sonora punta al ri-contatto con i significati, ovverosia “riprende la parola” senza però perdere l’emergenza primaria della voce?
Risponde a questo interrogativo l’opera di Giovanni Fontana che della poesia sonora è un vessillifero riconosciuto e ne è anche stato l’illustratore (vedi La voce in movimento). E soprattutto fa testo (in tutti i sensi dell’espressione) la recente pubblicazione de La discarica fluente per opera delle edizioni [dia•foria. Perché qui la scommessa si fa più alta, in quanto non si tratta soltanto di reintegrare la parola nella sua interezza, ma addirittura di riavvolgerla nel contesto di un tema. Un tema di tutto riguardo, per giunta, che è precisamente, come si deduce già dal titolo, quello dei rifiuti e del loro smaltimento, quindi un tema da impegno civile, che sottintende un compito (l’ingaggio dell’engagement), che tuttavia viene assolto in modo tutto particolare e alieno da qualsiasi perorazione o lamentanza. Continua a leggere Fontana, la voce che fa testo