I seminari della LUNA: l’allegoria in Fortini

Proseguono i seminari della LUNA sul tema dell’allegoria novecentesca. Questa volta sotto esame è stata posta la poesia di Franco Fortini. Fortini, oltre che autore in versi, è stato anche un importante intellettuale, il teorico e critico della Verifica dei poteri, buon conoscitore di Walter Benjamin. Che gli interessasse l’allegoria si deduce dai suoi stessi titoli, a cominciare da Una facile allegoria, apposto alla sua raccolta del 1954. Ma quale allegoria? In sede di dibattito, Fortini ha dichiarato – di contro all’allegorismo dell’avanguardia, cui imputava la carenza di “mediazione” – che si dovesse tener conto anche della tradizione “figurale”.
Chi volesse seguire il seminario trova qui l’audio:

Continua a leggere I seminari della LUNA: l’allegoria in Fortini

Nell’anno con il 3: “Le donne matte” di Furio Colombo

Più noto forse come giornalista, Furio Colombo è anche autore di romanzi e come tale ha fatto parte del Gruppo 63, partecipando ai convegni, nonché sostenendo, anche a distanza di tempo, la stagione della neoavanguardia. Un brano del suo romanzo Le donne matte era compreso nella antologia fondativa del Gruppo.

Le donne matte di Furio Colombo

Le donne matte, uscito da Feltrinelli nel 1964, reca in fondo la data di stesura finita nel maggio 1963. È dunque da considerarsi precedente al convegno palermitano del Gruppo e tuttavia è già pienamente partecipe dello spirito della stagione sperimentale. Lo si potrebbe definire un romanzo dell’alienazione, vista nel suo stadio avanzato dall’osservatorio dell’America, di cui già all’epoca Colombo era profondo conoscitore, ma piuttosto diverso da un precedente come La noia di Moravia. Non solo il romanzo – come si vedrà – perde il suo ordine, per così dire, “sinfonico”, ma la questione centrale del rapporto di coppia viene di continuo attraversata dalla storia e dai suoi guasti, il ricordo ancora forte della Guerra mondiale (i “tedeschi” che tornano negli incubi), il Vietnam, e la recente crisi dei missili a Cuba, con la voce stessa di Kennedy che si inserisce direttamente tra quelle dei personaggi. Continua a leggere Nell’anno con il 3: “Le donne matte” di Furio Colombo

I “Fifties” di Ugo Perolino

Ugo Perolino, nel suo libro La ricerca poetica da Quarta generazione a «Officina», editore Carabba, ci offre un quadro molto interessante della evoluzione letteraria negli anni Cinquanta del Novecento. Si tratta di un decennio forse meno brillante dei successivi Sessanta, forse ancora un po’ provinciale e tuttavia costituisce la transizione che porta a quelle soluzioni e a quel dibattito più avanzato. In particolare, al centro del periodo c’è la svolta “sperimentale” rappresentata dalle due riviste principali, “Officina” e “il verri”, che aprono – anche proprio con un cambiamento di termini – una nuova stagione. E c’è, d’altra parte, la crisi dell’impegno dopo il trauma dei fatti di Ungheria, che suggerisce un po’ a tutti una posizione più defilata e meno “organica” nei confronti della politica, da Barone rampante, per usare la felice allegoria di Calvino. Continua a leggere I “Fifties” di Ugo Perolino

I seminari della LUNA: L’allegoria in Caproni

I seminari sull’allegoria hanno compiuto un nuovo passo occupandosi della poesia di Giorgio Caproni. Un autore oggi tra i più apprezzati dalla critica e dotato di un suo proprio percorso ben distinto. Quanto all’allegoria, Caproni inizia proprio con il titolo Come un’allegoria, riferito a questi versi di Borgoratti: «Come un’allegoria / una fanciulla appare / sulla porta dell’osteria»; indubbiamente, in quegli anni Trenta del Novecento, Caproni non ha bandito l’allegoria, come voleva il senso comune di allora, tuttavia si assiepano vari interrogativi: l’allegoria si presenta come comparante di una similitudine, quindi la fanciulla sembra un’allegoria, ma non lo è; in che cosa le somiglia, cioè quale allegoria ha in mente Caproni? E se ha l’aria di essere un’allegoria, forse un senso allegorico si è insinuato in quella scena di realismo popolare…
Chi volesse seguire il seminario, lo troverà a questo link:

Continua a leggere I seminari della LUNA: L’allegoria in Caproni

Ideologia e menzogna

Proseguendo nell’esame dei problemi dell’ideologia, una delle modalità più frequenti che si incontrano nel dibattito al riguardo è quella che la considera come discorso falso. Menzogna consapevole, che si ritrova oggi nelle fake news, facilmente inseribili nel gran mare di internet; o menzogna inconscia, per così dire, nella “falsa coscienza”, indicata molto spesso nella tradizione marxista come luogo in cui s’installa l’ideologia. Falsa coscienza, o anche errato calcolo di interesse, come quello dello svantaggiato che confida in un governo destrorso. Il primo caso sembra più semplice: basta una verifica, un controllo dei dati in base a una oggettività condivisa o condivisibile. Il secondo è meno semplice: occorre una controdimostrazione capace di scalfire un convincimento a volte assai profondo e radicato. Continua a leggere Ideologia e menzogna

Nell’anno con il 3: “Il parafossile” di Giorgio Celli

Del Gruppo 63 hanno fatto parte anche gli autori attivi sulla rivista “Malebolge”, i cosiddetti parasurrealisti, tra i quali, insieme ad Adriano Spatola, era anche Giorgio Celli. Competenze scientifiche e interessi psicoanalitici innervano il suo romanzo sperimentale Il parafossile.

Il parafossile di Giorgio Celli

Il parafossile esce nel 1967 da Feltrinelli. Era stato tenuto a battesimo nel numero 2 di “Malebolge” (inverno 1964) con l’anticipazione del capitolo I e parte del IV (il titolo, esiodeo, Le opere e i giorni, andrà poi a intestare l’ultimo capitolo della edizione definitiva).
Qualche anno prima già L’oblò di Spatola aveva dato l’idea di quello che poteva essere un romanzo parasurrealista. Si trattava di conseguire la massima libertà narrativa insieme a una scrittura elaborata ed eterogenea, analoga alla complessità della poesia. Così nel Parafossile gli elementi di una realtà riconoscibile (o “mondo possibile”) vengono alterati di continuo, sia nelle coordinate temporali (si inizia dopo la guerra, «era tornato»…, poi però compare il lager nazista), sia riguardo al personaggio, sempre in bilico di venir scambiato con il fratello gemello, una sorta di doppio che accompagna tutta una serie di inversioni speculari dei ruoli attanziali (dell’attivo e del passivo, del buono e del cattivo, ecc.). L’instabilità domina anche lo scenario che slitta dalla clinica e dal tavolo operatorio al lager (con tanto di Adolf), alla camera della tortura (con la pressione a “confessare”), al tribunale con l’apporto dell’avvocato difensore, all’officina dei robot. Continua a leggere Nell’anno con il 3: “Il parafossile” di Giorgio Celli