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Approssimazione al sarcasmo

Sarcasmo è un termine che possiamo rinvenire spesso non solo nella vita quotidiana, ma anche adottato come indicazione critica nella letteratura. Appare collegato alle forme del riso e del comico, tuttavia se ci domandiamo cosa significhi esattamente cominciamo a incontrare qualche difficoltà; come – ma forse anche di più – per il grottesco.
Infatti, muovendo alla ricerca di una definizione, il sarcasmo si mette a sconfinare da tutte le parti e non solo si ritrae da una precisa conformazione tecnica, ma va a sovrapporsi a tutta una serie di nozioni a lui prossime. Secondo alcuni si identifica con l’ironia, ma quella si porta dietro una postura antifrastica (dire il contrario) cui il sarcasmo non è riducibile. E ancora: coincide con la satira? Con l’umorismo, magari di colore nero? Con il motto di spirito del tipo cinico? Con l’invettiva? Volendo, potremmo ispirarci anche alla musica, dato il titolo Sarcasmi di Prokofiev e aggiungere allora pure la parodia e la dissonanza. E però, anche se ha qualcosa di tutti questi territori, il sarcasmo non sembra poter risiedere e confinarsi comodamente in nessuno di essi. Continua a leggere Approssimazione al sarcasmo

Giuliani ci invita al festino dei libri

Già annunciata lo scorso anno nel corso del convegno di Pescara, esce ora da Adelphi la postuma raccolta di saggi di Alfredo Giuliani, intitolata La biblioteca di Trimalcione, per la cura di Andrea Cristiani. È un grosso volume di quasi 400 pagine, già progettato dall’autore utilizzando gli articoli comparsi sui quotidiani come aggiunta e integrazione ai precedenti libri di critica, Immagini e maniere, Le droghe di Marsiglia e Autunno del Novecento.
I motivi del titolo sono spiegati dall’autore proprio nel pezzo dedicato al Satyricon: durante il vanto delle sue proprietà, Trimalcione afferma di avere tre biblioteche, un greca e una latina. Si tratta dell’errore di un arricchito così ignorante da non saper neppure contare, oppure – come preferisce intendere Giuliani – di un trasporto del «flusso logorroico» prodotto dalla «esilarante ingordigia del personaggio»? E spunta allora un analoga ingordigia nel campo della lettura: «Non sono forse così, abbuffate trimalcioniche, vuoti farciti di studiate leccornie, le nostre incessanti letture e le biblioteche personali che mettiamo insieme e sfoggiamo alla nostra mente avida di trangugiare polpa di chimere?»
Il libro è appunto un invito al “festino dei libri”, con preferenza per quelli sovrabbondanti, trasgressivi e bizzarri. Continua a leggere Giuliani ci invita al festino dei libri

Bàino nella Roma dei due Papi

Il romanzo salvato dai poeti? Proprio così, in un momento in cui i narratori sembrano tutti con pochissime eccezioni fagocitati negli standard di marcato, l’ultima speranza è negli scrittori che, grazie all’esercizio della poesia, sono ancora capaci di spessore linguistico e di libera  estrosità  stilistica. Un tale poeta prestato alla narrativa in un periodo di emergenza è Mariano Bàino, non nuovo per altro a esperimenti in prosa come il romanzo robinsoniano L’uomo avanzato (ora ristampato da Oèdipus, con un’aggiunta finale e un saggio di Cecilia Bello Minciacchi) e il giallo d’autore Dal rumore bianco. Ed eccolo di nuovo alla prova con Il cielo per Roma, pubblicato da poco da Exòrma.
Se Morselli aveva fatto la sua satira della Chiesa titolando Roma senza Papa, ora Bàino fa la sua con una Roma che di Papi ne ha addirittura due e neanche in accordo. Un romanzo fantastico e proprio del genere soprannaturale con “angeli e demoni”, e però allo stesso tempo molto terreno, molto corporeo (e vi si parla infatti di “incorporazione” e “biopolitica”). E quasi cronachistico, dato che i due Papi, L’Emerito e il Regnante, malgrado i nomi cambiati (Gregorio XVII e Materno I) sono ben riconoscibili e lo stesso vale per il morbo pandemico che circola, sebbene qui sia chiamato Morfar… Continua a leggere Bàino nella Roma dei due Papi

Seminario su Il codice di Perelà di Palazzeschi

I seminari della LUNA sul “romanzo anomalo” sono entrati nel vivo con l’incontro dedicato a Il codice di Perelà di Aldo Palazzeschi. Per quanto l’autore fosse legato alla temperie dell’avanguardia futurista, il suo testo si dimostra assolutamente indipendente e però non meno, anzi, più radicale (tanto che Palazzeschi può essere considerato un’alternativa di avanguardia al Futurismo).
Lo svolgimento del seminario può essere ascoltato o riascoltato qui:

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Antonio Pinto, il poeta giullare

Il 9 novembre nel primo pomeriggio è scomparso Antonio Maria Pinto, dopo una lunga malattia e l’intervento finale del contagio di Covid. Antonio aveva al suo attivo una consistente produzione di versi, che si può leggere riunita nell’edizione di Tutte le poesie, pubblicata da Oèdipus nel 2018, dove si trova anche anche un consistente apparato critico sull’autore. La sua poetica era fondata sulla ripresa attualizzante del comico-giullaresco spesso attraverso la favolistica allegorica (con animali protagonisti) e la satira di ogni pretesa di superiorità e supponenza. Una operazione ricca di molteplici esperimenti e acrobazie formali e di una ricerca lessicale di incredibile vastità. Materiali e letture su Antonio si trovano in questo sito sia nella sezione Autori che in Katakino. In attesa di riprendere e approfondire più avanti il discorso critico, la cosa migliore, in questo momento di perdita, mi sembra riportare in una minima antologia la sua “voce” poetica.

ALLEGRO DA PIDOCCHIO

Allegro da pidocchio
sbicchiero nella ciocca
del ciompo pifferaro:
gli rendo il suono avaro,
la nota storta e tocca,
il canto tutto un ticchio.

Canzonelletta lesta
sermona a questa testa,
strappale perpescenza
e schiaffaci scemenza.

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L’umorismo e le sue estensioni

Come il grottesco (ma pure l’ironia, la satira e compagnia), anche l’umorismo fa parte delle pratiche del comico, ma è difficile descriverlo e contenerlo entro precisi confini. Il termine proviene senza dubbio da “umore”, tuttavia non è chiaro se ciò significhi una diretta emanazione umorale (e di quale umore poi, dei quattro principali?), oppure il bilanciamento di essa, come propendono a pensare tutte le teorie del “sollievo”, che attraverso il riso rovesciano gli effetti della realtà. In alcuni autori l’umorismo raggiunge estensione massima e finisce per coprire per intero o quasi il territorio del comico. Fatto significativo: il più recente contributo in materia, quello di Terry Eagleton intitolato in edizione originale Humour, è stato da poco pubblicato in traduzione con il titolo Breve storia della risata, e non senza motivo perché il libro, soprattutto nella parte iniziale, non pone molte distanze tra le diverse forme che provocano il riso. Continua a leggere L’umorismo e le sue estensioni