C’è logica e logica. Anche quando parliamo di “mercato” diciamo che ha una logica, che è quella del profitto e a seguire della diminuzione dello spazio pubblico, del lavoro precario e via deducendo per li rami di quelle leggi di ferro. Poi, però, c’è la logica che vorrebbe ragionare nel miglior modo togliendo spazio agli impulsi contraddittori e alle nozioni confuse e mitiche, nonché agli assunti presunti indiscutibili come quelli di cui sopra.
Ci aiuta a districarci tra le logiche il libro di Giampaolo Barosso, pubblicato dall’editore Odradek, sotto al titolo già in sé programmatico Per una civiltà della consapevolezza e della decisione in comune. Barosso è uno strano intellettuale, davvero a tutto campo, ha lavorato perfino nell’ambito del fumetto disneyano, da cui l’immagine in evidenza, e soprattutto ha fatto parte della Scuola Operativa Italiana ‒ come ricorda nell’introduzione Felice Accame che delucida alcune questioni sui contorni e le ortodossie di questa tendenza (altri contributi in proposito un lettore curioso li troverà nel catalogo dell’editore Odradek).
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L’umorismo e le sue estensioni
Come il grottesco (ma pure l’ironia, la satira e compagnia), anche l’umorismo fa parte delle pratiche del comico, ma è difficile descriverlo e contenerlo entro precisi confini. Il termine proviene senza dubbio da “umore”, tuttavia non è chiaro se ciò significhi una diretta emanazione umorale (e di quale umore poi, dei quattro principali?), oppure il bilanciamento di essa, come propendono a pensare tutte le teorie del “sollievo”, che attraverso il riso rovesciano gli effetti della realtà. In alcuni autori l’umorismo raggiunge estensione massima e finisce per coprire per intero o quasi il territorio del comico. Fatto significativo: il più recente contributo in materia, quello di Terry Eagleton intitolato in edizione originale Humour, è stato da poco pubblicato in traduzione con il titolo Breve storia della risata, e non senza motivo perché il libro, soprattutto nella parte iniziale, non pone molte distanze tra le diverse forme che provocano il riso. Continua a leggere L’umorismo e le sue estensioni
Docentoidi artificiali nelle fantascuole di Lentini
Per solito la fantascienza ha immaginato prodigi tecnologici e straordinarie novità nell’ambito dei trasporti e delle telecomunicazioni (capaci di coprire distanze “astronomiche”) ed ha anche presentato un campionario sterminato nel campo della robotica (androidi e compagnia per tutti i gusti), ma poco ha pronosticato a proposito dell’istruzione, delle scuole del futuro e delle loro insegnanti. A riempire la lacuna, anzi a “supplire” (per usare un verbo adatto al ruolo docente) questa mancanza, ci ha pensato Alfonso Lentini con il suo libro di racconti Le professoresse meccaniche e altre storie di scuola, edito da Graphofeel.
Racconti separati e a sé stanti, ma attraversati tutti dallo stesso filo, cioè la proiezione dei problemi della scuola nel lontano futuro, o piuttosto nei futuri, perché ogni brano reinventa il proprio mondo, non si sa mai bene se in epoche o addirittura in pianeti diversi. Assenti le precise coordinate di spazio e tempo, sembra quasi che ogni racconto nasca come una specie di sogno (o incubo) di un professore stremato dagli scrutini…
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