All’egregio direttore del blog, ammesso che ce ne sia uno, non saprei, ai miei tempi tale roba inesisteva, e anche “egregio”, perché egregio? egregio in cosa? Comunque sia, avrei forse il dovere di ringraziarla di avermi intitolato addirittura un intero giro planetario, e in fondo lei avrà pensato che non fossi alieno dalle cerimonie, dato che la “cerimonialità” in letteratura mi è sempre piaciuta, lo ammetto, insieme alla retorica, all’ossimoro, e perfino alla perenta allegoria. E invece no, al posto di render grazie e a costo d’essere scortese ed ingrato, io protesto con tutta la timida e roca voce rimastami. Al massimo avrei potuto permettere una “scommemorazione”! Lei non capisce, non può capire. Nel luogo in cui mi trovo attualmente e che è esattamente come lo descrissi in alcune delle mie carte patologicamente corrotte e menzognere con una certa, è vero, preveggenza, qui nei dintorni del nulla, intendo, nelle tenebre, insomma, il “riverito nome”, per dir così, è quasi completamente scomparso, quindi sentirselo ritirare in ballo, mi creda, non può che causare uno spiacevole fastidio postumo. Eh, sì, il nome, quella bestiolina bastarda che ci segue accanita, sospettosa, talvolta ilare, bu!, a cuccia! pussa via! Continua a leggere Chiusura dell’anno manganelliano
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Mangatour5
In un quartiere estremamente eccentrico e socialmente arduo soggiornano le comete. Non chiedetemi dove si trovi esattamente. Dovreste andare da qualche parte per, diciamo, qualche miliardo di chilometri. Forse cento. Forse centocinquanta. Ma, arrivati lassù, dovreste chiedere; perché un milione di chilometri in più o in meno fa tutta la differenza. E chiedere la strada da quelle parti – sempre che abbiate preso la direzione giusta – fa tutta la differenza. Ora, da quelle parti vi è gran freddo, eccetto che nei quartieri abitati appunto dalle comete. Vi è buio, eccetto dove una qualche cometa si accenda a far da luminaria. Non vi sono strade, a meno che una cometa non distenda il suo strascico fingendosi itinerario. Ma se vi troverete a un milione, o a centomila chilometri, o a mille, dal punto giusto, potrete non trovare nessuno, o solo strani esseri taciturni o di impervio linguaggio. E poi anche se doveste trovare una cometa, non vorrebbe dire gran che. Continua a leggere Mangatour5
Mangatour4
La reggia del fuoco
Un grande arco roccioso, instabile, una concrescenza forse di lave rapprese ci sovrasta, di lì dobbiamo passare; l’arco ha la dolcezza ambigua di due grandi labbra, ad esso mi accosto come ad un luogo che mi chiama e mi minaccia, sarò baciato o divorato? Avanzando, provo in me un tremore non dissimile dall’amore e insieme dall’orrore; oltre l’arco, una piana; qui dimorano i fuochi. Sui due lati di una strada ruvidamente tracciata stanno regolari orifizi da cui escono lingue di fuoco, con un lieve rombo, che potrebbe essere segno di un discorso sommesso, una litania, una invocazione; quelle sottili, discrete, non minacciose lingue di fuoco hanno qualcosa del prete, del maggiordomo, del bonzo; disposte in geometrica coerenza, procedono sui due lati come due schiere di cortigiani, che forse accolgono con quel loro mormorio l’ospite atteso, forse dicono le lodi del re del fuoco, forse discorrono, oziosi come antichi, rugosi camerieri, di materia vile, sordida, effimera, come da sempre, dovunque fanno i camerieri. Continua a leggere Mangatour4
Mangatour3
Il deserto
Che il mio itinerario includesse una selva, era del tutto ovvio ma, nella mia miope pudicizia da orologiaio, non ne avevo previsto la qualità spettacolare, registica, deliberatamente scenografica; la fantasticavo più significante; e tuttavia la sua socievole garbatezza mi ha assai confortato. Tradizionale, prevedibile, la quercia oracolare; ma non la sua puttaneria, tra furba e tracotante, e la rugosa, infantile frode del ruffiano. Del gioco dei viglietti questo solo dico, che la sua impudicizia mi ha giovato non poco. Ora oltrepassati foresta, quercia, ruffiano, mi trovo, naturalmente, ai margini del deserto. Il termine “deserto” ha dell’intimidatorio, quasi fosse la controfigura del nulla; ma questo è in primo luogo il magazzino che contiene l’attrezzeria del nulla. A codesto deserto mi ri-conosco congeniale, alle sue bizze, malumori, disforie, la sua mutria stizzosamente taciturna, l’assenza di immagini che distraggono, voci che illudono, ombre allarmanti; cose che potrebbero distogliermi dalla meditazione di te, cui ora posso propormi costante deuteragonista, amore. Continua a leggere Mangatour3
Mangatour2
I sobborghi
Chiamiamoli sobborghi: non vi troverete né strade, né quartieri, né autobus, né stracci di giornali, né capsule di bevande analcooliche, né preservativi appiattiti contro il suolo, come bambini sordi sotto un bombardamento, che, quando è finito, ancora aderiscono al pavimento; non vi giocano infanti, né camminano convergenti amanti morituri; abitati, si, e non radamente: ma non cercherete famiglie, né tribù, né convegni per portici e piazze, né colloqui, se non minimi, necessari, sommessi. Forse è cielo quella piazza capovolta, quale debbono vedere i pesci dal fondo del mare in giorni di pioggia immobile; ma come scarso il mutar delle luci dall’alba al tramonto; e forse non sarà arroganza nomenclatoria catalogar di ‘erba’ quella muschiosità violacea, o ‘piante’ queste dita da vecchio stradino, che sporgono da una sabbia inospite e raschiosa. Continua a leggere Mangatour2
Mangatour1
Anche “Critica integrale” va in vacanza, ma non lascia soli i suoi lettori. In questa anno manganelliano, li invita a percorrere gli itinerari cari al nostro scrittore. Certo, i luoghi in cui ci accompagnerà il Mangatour non sono ameni, né ridenti e nemmeno tanto riposanti, eppure faranno da positivo antidoto alle banalità delle vacanze più o meno organizzate e ai loro assillanti animatori. Allora, si parte, cominciando dal preparare i bagagli.
Le valige
Scrittori e viaggiatori più competenti di me hanno scritto pagine indimenticabili sulle valigie; mi limiterò ad esporre alcuni tratti peculiari del mio rapporto con le valigie. Coloro che amano le valigie oscillano tra due diversi atteggiamenti: c’è chi desidera valigie enormi e leggere, in cui ci stia tutto, e tutto diventi leggero; altri vogliono valigie piccole e maneggevoli, che accolgano solo l’essenziale. Poiché io appartengo ad entrambe le scuole, la mia esistenza di amatore di valigie è tormentata. Che cosa è mai l’«essenziale»? Su un punto non ho dubbi: sono le forbicine. A rigore, le forbicine non esigono una vera e propria valigia; ma esse sono per così dire il centro della valigia, ciò che fa sì che una valigia sia tale, che un viaggio sia un viaggio. Senza forbicine io sono un Robinson miope che ha perso gli occhiali, o che è stato abbandonato dalla capra. Continua a leggere Mangatour1