Nelle giornate scorse del 16 e 17 febbraio si è svolto presso l’università di Roma “Sapienza”, un convegno dedicato a Luciano Anceschi, organizzato da Cecilia Bello Minciacchi sotto il titolo Anceschi e i Novissimi. Il convegno, oltre a Barbara Anceschi in rappresentanza del “verri”, ha ospitato alcuni studiosi di Bologna, allievi diretti e indiretti del maestro (Niva Lorenzini, Francesco Carbognin, Stefano Colangelo) per discutere insieme a giovani ricercatori (Giulia Siquini, Antonio D’Ambrosio, Sara Gregori e Samuele Maffei). Un intreccio di interessi e di prospettive che ha portato ad illuminare e illustrare il percorso dell’attività critica anceschiana, i suoi risvolti metodologici e militanti, il suo lavoro nelle riviste e nelle antologie, con particolare riguardo a quella dei Novissimi, dai lui promossa, e al confronto con la tendenza del Gruppo 63. Continua a leggere Dedicato ad Anceschi
Nell’anno con il 3: “La figlia prodiga” di Alice Ceresa
Proseguo nelle analisi degli autori del Gruppo 63 e dintorni che finora mi erano sfuggiti. Questo mese tocca a Alice Ceresa, autrice svizzera nata a Basilea.
ALICE CERESA, LA FIGLIA PRODIGA
Nella narrativa sperimentale connessa al Gruppo 63 una via percorsa è stata quella di portare il narrativo verso l’argomentativo, o forse meglio il linguaggio creativo verso il metalinguaggio. Comunque: forzare il genere per spiazzare il lettore.
All’interno della forma trattato si colloca La figlia prodiga di Alice Ceresa, uscito nella collanina rossa della “Ricerca letteraria” Einaudi nel 1967. Su quella linea c’era già – all’interno della neoavanguardia – la Hilarotragoedia di Manganelli, il quale non a caso si espresse favorevolmente in sede recensiva. Ci sono però, con Manganelli, insieme alle analogie, delle precise differenze. In entrambi c’è una funzione di contrappeso alla narrativa, ma mentre nel Manga il trattato è il veicolo per un massiccio recupero del linguaggio desueto e per l’approdo in non-luoghi fantastici, in Alice Ceresa è la chiave per rendere il linguaggio riflessivo fino all’estremo per osservare il comportamento di un ipotetico personaggio. Invece del fantastico si affaccia qui un tema “represso”: la questione femminile. Continua a leggere Nell’anno con il 3: “La figlia prodiga” di Alice Ceresa
I seminari della LUNA, Introduzione all’allegoria
Sotto al titolo Allegorismi è iniziato un nuovo ciclo di seminari della LUNA, che proseguirà nei prossimi mesi. Per introdurre le varie questioni relative a un argomento piuttosto “spinoso”, il primo seminario è servito da introduzione alla nozione di allegoria. Dopo essere stata a lungo bistrattata ed esclusa dalle estetiche idealiste e dall’idea intuitiva dell’arte, l’allegoria è oggi tornata in auge, anche grazie alla diffusione del pensiero di Walter Benjamin. Questo ha risolto ogni problema? Tutt’altro. Perché l’allegoria vista dappertutto perde qualsiasi qualità differenziale e qualsiasi tendenza alternativa.
Chi volesse seguire il seminario può farlo a questo link:
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Avanguardia permanente e sabotaggio barocco
Dal Lab-Oratorio Poietico di Carmine Lubrano è uscito, con data gennaio 2023, un nuovo quaderno sulla Avanguardia permanente intitolato Il sabotaggio barocco. In proposito, ricevo e pubblico volentieri questo intervento di Giulia Savino.
Amor Osa il trobar clus con la maraviglia della parola più bella
Amor Osa il sabotaggio barocco e da Leporeo ai Neapolitani
in vulva burrea ( Villa per Burri ) in verbarebus e la Sibilla
dall’antro : “ Jatevenne ! … “ disse
E se qualche anno fa Muzzioli scriveva : “ Lubrano si fa in tre
per l’Avanguardia “, per il nuovo anno , ecco che Lubrano si fa
in quattro e sempre per l’Avanguardia e con i botti ed i fuochi
pirotecnici , le lave incandescenti delle sue pubblicazioni :
e così il quarto volume del Lab-Oratorio
“L’Avanguardia Permanente”, dal titolo :“ il sabotaggio barocco”
scritta stampata in giallo paglierino, che campeggia in alto di
una copertina sontuosa e sensuale, calda ed accogliente e bella ,
bella assai ( bella come la rivista – TERRA del FUOCO – che
Marzio Pieri ci diceva : la più bella ).
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Nell’anno con il 3: “Il gazzarra” di Massimo Ferretti
Ragazzi, è cominciato l’anno con il 3 in cui solitamente c’è licenza di parlar d’avanguardia senza tema di essere guardati come retrogradi dinosauri e ciò grazie all’anniversario del Gruppo 63, questa volta sessantennale. Per quanto mi riguarda, dell’argomento ho scritto abbastanza – forse troppo – nel corso degli anni, però qualcosa mi è sfuggita, onde per ammenda ho deciso di affrontare nel blog lungo tutto l’anno, uno al mese, gli autori e i relativi testi trascurati (che poi si trasferiranno tra i profili della sezione degli Autori). Ecco intanto il primo.
Massimo Ferretti, Il gazzarra
Il gazzarra, pubblicato da Feltrinelli nel settembre 1965, rappresenta il salto di Massimo Ferretti nel romanzo sperimentale, avvenuto abbastanza bruscamente: solo poco prima infatti, nel 1963, l’autore aveva dato alle stampe le poesie di Allergia e il romanzo Rodrigo – quest’ultimo , pur avendo già una scrittura molto “a scatti”, era impostato piuttosto come “romanzo della crisi” con sfumature esistenziali. Ma proprio nel ’63 un brano del Gazzarra veniva letto alla riunione di quel Gruppo che dal 63 prende il nome, e questo costituiva per altro una operazione di distacco dal primo mentore Pasolini. Al successivo convegno palermitano dedicato al romanzo sperimentale, svoltosi in una data settembrina curiosamente coincidente con l’uscita del Gazzarra (il convegno si chiude il 6, il finito di stampare è segnato al 7), Ferretti non partecipa direttamente e tuttavia invia un intervento di sostanziale adesione alla linea “sperimentale”, non tanto come pratica distruttiva, ma piuttosto come «attività “fabbrile” e paziente» di un vitale «organismo linguistico». Continua a leggere Nell’anno con il 3: “Il gazzarra” di Massimo Ferretti
Amendola sulla “poesia sonora”
Ricevo e pubblico volentieri questo nuovo intervento di Antonio Amendola.
POESIA SONORA E FORMA-CANZONE
Entrambe queste due pratiche della voce hanno molte analogie pur rispettando una vocazione d’avanguardia la prima, e invece popolare la seconda. Si caratterizzano dal primo momento per una connessione che attraversa la voce la scrittura e la musica. come elementi che possono sedimentare nuove possibilità. La poesia-sonora si può realizzare anche attraverso un concetto una parola oppure una stratificazione di-versificata che attraversa una musica sperimentale o di improvvisazione, connotandosi per un feedback costante tra i tre elementi. Continua a leggere Amendola sulla “poesia sonora”