Con Mario Quattrucci se ne è andato, nella notte tra il 5 e il 6 luglio, un altro dei “piloni portanti” del nostro movimento culturale e letterario. L’ho conosciuto la prima volta come poeta, negli anni Ottanta alle presentazioni che si tenevano presso la Galleria Giulia e poi ho continuato a incontrarlo in tante e tante altre occasioni; si sarebbe trasformato, più tardi, a sorpresa, in un narratore copiosissimo, un giallista raffinato ed ironico, dietro al suo alter ego, il Commissario Marè.
L’ho conosciuto come persona correttissima e aperta, collaborando insieme in moltissime iniziative, non ultima la rivista “Malacoda” che – nel segno del diavolo dantesco delle Malebolge – ha raccolto in anni recenti tutta un’area di intellettuali e scrittori non arresi all’andazzo generale. Mario è stato, anche negli ultimi tempi pieni di acciacchi, uno straordinario stimolatore culturale; quando arrivavano le sue e-mail a chiedere articoli, non sembrava mai soddisfatto, gliene promettevi uno e ne chiedeva subito ancora altri…
Avremo tempo per rileggere la sua opera, in versi e in prosa (per l’intanto rimando qui al mio archivio degli Autori). A me sembra che il suo itinerario nei generi letterari sia sempre stato costantemente orientato da una bussola politica: la politica come passione primaria. La letteratura non ha potuto far altro che registrare, riflettere, reagire all’arco discenditivo della politica italiana, che ha avuto come punto di svolta lo scioglimento del Partito Comunista. Di questo passaggio storico e di ciò che ha comportato a livello dell’impegno materiale e del rapporto tra pubblico e privato, Mario è stato un testimone rigoroso, senza sconti. Del comunismo ha conservato la necessità dell’utopia e dell’utopia la necessità di riconoscerla nel lavoro collettivo. Ecco allora la ripresa dell’antipremio Feronia, che egli ha guidato come presidente per alcuni anni, ecco l’associazione Entroterra divenuta casa editrice, ecco soprattutto l’organizzazione della rivista che, per quanto obbligatoriamente trasmigrata in rete in forma di webzine, egli aveva voluto che mantenesse la periodicità delle nostre vecchie riviste cartacee: scandire il tempo in progress, intervenendo sui temi caldi del presente.
È sempre stato al lavoro con un ferreo “ottimismo della volontà”, malgrado le difficoltà di ogni tipo. Solo pochi giorni fa mi ringraziava per aver recuperato alcuni brani dell’altro Mario, Mario Lunetta, suo grandissimo amico (e sono scomparsi lo stesso giorno, a 5 anni di distanza!). Sono io, ora, qui, a ringraziarlo per la grande generosità e l’energia profusa in tutti questi anni.
08/07/2022