Il 29 settembre (data fatidica: “Seduto in quel caffè…”) sono ripresi i seminari della LUNA con un incontro con l’autore. In questo caso – poiché andremo ad affrontare di qui alla fine dell’anno, il problema del rapporto tra l’avanguardia e le tecniche – il nostro interlocutore ideale era Giovanni Fontana, poeta sonoro, visivo, performativo nonché lineare. Con grande disponibilità Fontana, a partire da una ampia introduzione sulla storia delle sperimentazioni verbovisive, ha presentato il suo percorso, la sua poetica di poesia epigenetica e la sua multiforme e poliedrica produzione artistica.
Chi volesse seguire o riascoltare il seminario può recuperarlo con questa registrazione:
Il seminario è servito in primo luogo a far conoscere meglio l’opera di Giovanni Fontana, su cui “Critica integrale” si è già soffermata varie volte, sia nella sezione degli autori, sia con recensioni delle pubblicazioni recenti. È un’opera che è caratterizzata sul piano visivo da operazioni di interferenza di immagini e caratteri di stampa nonché dall’uso di righi di spartito spesso ricurvi; sul piano vocale da una straordinaria capacità di inflessione ed espressione, distorsione e diffrazione; sul piano della “testura” da un recupero di musicalità basato sul ritmo e sul ritorno sonoro (rima insistita e non preordinata); infine sul piano dei riferimenti, sempre più si nota il portato verso la tematica dell’indignazione civile; tutti questi elementi convergenti e coerenti ne fanno uno dei più interessanti e rappresentativi autori del panorama attuale.
Nel corso del dibattito sono stati discussi alcuni aspetti: la valenza del testo come pre-testo destinato a essere realizzato vocalmente come una sorta di spartito; i nuovi problemi posti dallo sviluppo della tecnologia visiva e sonora all’interno del mercato culturale, che l’autore di oggi deve sfidare con un di più di creatività; e l’importanza dell’esecuzione, quindi della presenza del corpo del poeta nel contesto particolare da cui si generano nuove significazioni.
Il prossimo seminario, previsto per il 28 ottobre ancora sulla piattaforma Zoom, sarà dedicato all’argomento “Il futurismo e la pittura”.
30/09/2021
Giustamente Giovanni Fontana ha messo in evidenza tutta la potenza dei mezzi di comunicazione di massa nella relazione parola-immagine-suono. Il rapporto di lungo corso con cinema e televisione (pubblicità, cartoons e videogames compresi) ha condizionato la nostra sensibilità e ci ha abituato a tecniche sempre più sofisticate e spettacolari, facendoci perdere traccia dell’eredità lasciataci dalle avanguardie che della ibridazione dei linguaggi artistici erano stati i pionieri. Ricordo con un po’ di nostalgia i primi videoclip musicali anni ’80 ricollegarsi in qualche modo a quella ricerca poetica, prima che fatalmente cedessero il passo a prodotti più commerciali. Ho sempre pensato che la poesia, intesa nel suo senso più largo, abbia un suo specifico potenziale sonoro-visivo e che questo carattere multiforme (Fontana lo definisce polimorfo) sia il terreno intersemiotico che può dare luogo ad un approccio sinestetico (differenza fra soluzione e composto esempio calzante). Tuttavia nella società dell’immagine e della pervasività sonora la parola spesso è destinata a finire in non cale, un problema che mi pongo da tempo e che riguarda il lavoro di uscita dalla pagina (a questo proposito sarei curioso di sapere da Fontana come si pone riguardo alla produzione audiovisiva sulle varie piattaforme internet).
Comunque un incontro unico per forza propositiva e puntuali anche le domande del dibattito. Mi sembra interessante il discorso sul corpo-voce nel rapporto collettivo che lega pre-testo e con-testo (mi sono venute in mente le performances itineranti di Giuliano Scabia dal Marco Cavallo in poi). In definitiva l’interpretazione del testo non più a senso unico ma suscettibile di un nuovo rilancio.
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