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Ottonieri, i sensi dello stile

Dopo i versi di Geòdi, Tommaso Ottonieri ha pubblicato una nuova raccolta di testi – questa più improntata alla prosa – con il titolo di Cinema di sortilegi (Editore La vita felice). Si tratta di un insieme di scritti elaborati per varie occasioni negli anni recenti (il più “antico” mi pare del 2009) e quindi soggetti a una certa varietà. Tuttavia, come vedremo, sono legati da diverse ricorrenze o “fili rossi” che vogliamo chiamarli. Piuttosto che andare ad analizzare i brani uno per uno, come pure sarebbe legittimo, mi sembra più opportuno usare un metodo sintetico per carcare di estrarre le linee direttrici della ricerca. A dimostrare che la raccolta è un macrotesto come lo intendeva Maria Corti, cioè «una microstruttura che si articola all’interno di una macrostruttura, donde il carattere funzionale e informativo della raccolta; il che è come dire che il significato globale non coincide con la soma dei significati parziali dei singoli testi, ma lo oltrepassa». Questi caratteri comuni potranno essere ricorrenze semantiche (e ce ne sono molte qui) e anche l’atteggiamento non-confessionale (nel senso che, se pure il testo dice “io”, non veniamo a sapere quasi nulla di personale); ma forse l’aspetto unitario maggiore è lo stile: uno stile ampio, ritmato, in qualche modo maestoso. Continua a leggere Ottonieri, i sensi dello stile

I seminari della LUNA: Incontro con Cecilia Bello Minciacchi

I seminari della LUNA hanno contemplato un incontro-dibattito con Cecilia Bello Minciacchi, pensato come conclusione del precedente ciclo sui metodi della critica letteraria. Cecilia Bello Minciacchi si è affermata ormai come una delle più convincenti operatrici nel campo della critica, all’opera sui testi difficili dell’avanguardia e dello sperimentalismo nonché espertissima della ricerca poetica del periodo attuale. Durante l’incontro, ha rivendicato con chiarezza e esaustività l’importanza dell’analisi testuale, prendendo le distanze dalle attuali derive (accademiche e non) di tipo biografico ed emotivo e affermando la passione, l’“emozione intellettuale” e persino il “divertimento” del rapporto ravvicinato con il testo.
Chi volesse seguire il seminario può recuperarlo a questo link:

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Apertura dell’Anno Manganelliano

Con largo anticipo sulla data anniversaria, che cadrà a novembre, dichiaro aperto l’Anno Manganelliano. Lo faccio subito, onde precedere gli strombazzamenti e gli osanna che promulgheranno questo appena iniziato 2022 come l’Anno Pasoliniano. Certo Giorgio Manganelli è meno popolare e meno mitizzato di Pasolini, ha coperto meno generi artistici (poeta con ritegno, non è mai stato ch’io sappia regista di cinema), non è assurto per nulla a “maestro di vita”. E tuttavia molto più “corsaro” è stato nel campo della scrittura e fondamentale addirittura per le sorti, qui da noi, di quello che più volte in questo blog è stato definito “il romanzo anomalo” – che poi è come dire, essendo la finzione narrativa genere principe di un certo “immaginario collettivo”, che è stato ancor più scandaloso.
Mettersi sotto il segno di Manganelli significa allora dedicare l’anno entrante alla riflessione sugli usi e abusi della narrativa; nonché cominciare, ancora prima del 2023, a ripensare convintamente la nozione di avanguardia. Continua a leggere Apertura dell’Anno Manganelliano

A favore dello stile

Praticata sempre meno l’analisi del testo (ma di questo parlerò in altra occasione), l’approccio letterario appare sempre più abbandonato alla descrizione biografica o alle impostazioni morali-contenutistiche magari con risvolti empatici. Un estremo fronte di resistenza della prospettiva linguistica – dato che alla fine un testo qualsivoglia è fatto di parole – è rimasto lo stile, che ancora da varie parti riscuote qualche consenso. Forse perché, al contrario delle pretese scientifico-oggettivistiche del passato, è una nozione più flessibile e più adattabile alle pratiche della critica letteraria. E forse anche perché, in Italia, uno dei principali critici novecenteschi è proprio uno stilcritico come Gianfranco Contini. E a livello europeo c’è stato un Auerbach che tra l’altro ha saputo contemperare nel suo capolavoro, Mimesis, l’attenzione al linguaggio con l’orizzonte delle grandi epoche storiche. Insomma, la stilistica pare ancora godere, nei limiti del possibile, di buona salute. Continua a leggere A favore dello stile