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Ideologia e menzogna

Proseguendo nell’esame dei problemi dell’ideologia, una delle modalità più frequenti che si incontrano nel dibattito al riguardo è quella che la considera come discorso falso. Menzogna consapevole, che si ritrova oggi nelle fake news, facilmente inseribili nel gran mare di internet; o menzogna inconscia, per così dire, nella “falsa coscienza”, indicata molto spesso nella tradizione marxista come luogo in cui s’installa l’ideologia. Falsa coscienza, o anche errato calcolo di interesse, come quello dello svantaggiato che confida in un governo destrorso. Il primo caso sembra più semplice: basta una verifica, un controllo dei dati in base a una oggettività condivisa o condivisibile. Il secondo è meno semplice: occorre una controdimostrazione capace di scalfire un convincimento a volte assai profondo e radicato. Continua a leggere Ideologia e menzogna

Lo dice Rossi-Landi

Qui però ci si deve rifare alle osservazioni più volte avanzate sulla enorme lunghezza del periodo da prendere in considerazione, a cominciare dal fatto che, se “la natura umana è la sua storia”, allora l’inizio di questa storia va inteso in termini di ominazione cioè del primo staccarsi degli animali umani dagli altri animali. Si risale ad almeno due milioni di anni fa: fin da allora han cominciato a formarsi i primi e più profondi rapporti fra uomini e natura nella rete dei rapporti fra uomini, fin da allora ha cominciato ad accumularsi un inconscio umano (e si comprende come, adoperando ‘storico’ in senso stretto, cioè sulla scala di una manciata di millenni, si sia sostenuto che l’inconscio non è storico). Continua a leggere Lo dice Rossi-Landi

Fare di ogni estetica una semiotica

Tempo fa, durante una delle discussioni che facevo con gli studenti a fine corso, uno di loro mi chiese dove fosse andata a finire l’estetica. Non perché non pronunciassi mai quella parola, che anzi veniva spesso indicata, nominando gli Hegel e i Croce, in opposizione all’allegoria; ma effettivamente non mi servivo del suo vocabolario nel commento ai testi, evitando di usare termini come bello, splendido, ineguagliabile, mirabile, sublime e quanti altri si vogliano come rilevatori di valore. Quello studente aveva colto non so se un punto debole, ma certamente un punto decisivo del mio modo di approcciare il testo letterario.
Di lì a poco quell’accorto studente si sarebbe laureato con una tesi su Antonio Gramsci, trovandovi il suo problema risolto con una coesistenza di valore culturale e valore estetico. Personalmente, trovo che sia difficile far stare insieme le due dimensioni e ritengo si debba fare un passo oltre: fare di ogni estetica una semiotica. Continua a leggere Fare di ogni estetica una semiotica