Dopo aver già intrapresa la via del romanzo (ricordo Una giornata cosmologica, del 2017), Giuseppe Finocchiaro torna alla narrativa lavorandola, per così dire, ai margini, con un libro fatto di quella “materia impalpabile” che sono i sogni. Titolo: I sogni di Nìlfilo, editore Palombi.
Guadagna in un colpo solo due vantaggi: la frammentarietà e l’onirismo. Un libro fatto di sogni sarà, infatti, costituito di testi brevi, ripartendo ogni volta da capo per direzioni sempre diverse. In più, la narrazione oniroide garantisce della massima libertà, non ha bisogno di nessuna coerenza, sia pure fantastica. Al massimo, lo scritto sarà tenuto insieme da una cornice, che in questo caso è costituita dai corsivi iniziali di ogni sezione, dove il sognatore da sveglio dialoga con l’«Onironauta», raccoglitore e collezionista di sogni che fa anche da chiosatore e stimolatore dialettico. I sogni si trovano raggruppati in piccoli insiemi che alludono a cambiamenti stagionali. Il tutto si pone, poi, come una riscrittura dell’Hypnerotomachia Poliphili, lo straordinario testo magico-allegorico pubblicato alle soglie del Cinquecento in una lingua ibrida. Lo si ritrova, qui, debitamente rovesciato: i protagonisti, Polifilo e Polia vengono messi al negativo e diventano Nìlfilo il sognatore e Nilia la donna sognata che nella prima parte lo sfugge, nella seconda gli si concede; le due parti del libro riceveranno rispettivamente il titolo di Terra e Cielo. Continua a leggere Nel labirinto del sogno
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Nell’anno con il 3: “Narcisso” di Sebastiano Vassalli
Ormai venendo a finire l’anno con il 3, mi resta un ultimo posto da utilizzare per intervenire su autori dell’area sperimentale che finora avevo trascurati. Lo dedico a Sebastiano Vassalli, anche se può sembrare strano, in quanto è stato uno dei più netti transfughi dell’avanguardia, con durissime dichiarazioni nella sua fase di normalizzazione. Eppure vale la pena di esaminare il suo primo romanzo, Narcisso, pubblicato nel 1968 nella collanina rossa dell’Einaudi, La ricerca letteraria. Nella nota di chiusura Giorgio Manganelli spiega che il libro si rivolge al lettore «irretendolo, catturandolo nelle ambagi di una ampia, discontinua, disorientante scenografica “oratio”» (che è la modalità propria dello sperimentalismo); e conclude: «Il risultato è una euforica bisboccia verbale, sconnessa e avvampante, una sorta di furibonda, drammatica, enigmatica festa».
Narcisso di Sebastiano Vassalli
Un romanzo? Per modo di dire. Non c’è trama che sia pur lontanamente riassumibile. Lo scritto procede per frammenti che però non usuali connessioni. Continua a leggere Nell’anno con il 3: “Narcisso” di Sebastiano Vassalli
I seminari della LUNA: l’allegoria in Sanguineti
Per i seminari della LUNA si avvicina la pausa estiva. L’ultimo seminario ha completato il ciclo sull’allegoria analizzandone la presenza nella poesia di Edoardo Sanguineti. In apparenza, la poesia sanguinetiana non presenta allegorie evidenti o almeno non del tipo tradizionale. La prima fase di Laborintus è giocata sulla profluvie di frantumi culturali e sulla costruzione dell’incongruo e dell’eterogeneo; la seconda è riassunta nella poetica del “piccolo fatto vero”, quindi sull’aneddoto vissuto. E però, il richiamo del Sanguineti teorico all’allegoria benjaminiana può mettere sull’avviso che un qualche allegorismo di specie originale vi si trovi. Magari nella stessa tecnica del montaggio, nella autoironia straniante o negli sviluppi dell’aneddoto stesso.
Chi volesse seguire il seminario lo trova qui:
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Nughette, il portento del frammento
Ha qualcosa che non va il romanzo contemporaneo italiano. Non è soltanto l’assenza endemica dello stile (che Luigi Matt, con pazienza certosina, ci ha mostrato non essere poi così totale e ha aggiunto che anche il “senza stile” è uno stile…) o i tempi brevi della produzione stagionale che spinge a mettere in campo effimeri successi; più in generale si può ipotizzare che il romanzo soffra di essere rimasto l’unico genere letterario riconosciuto dal mercato e da ciò che resta del cosiddetto “grande pubblico” e questa privilegiata solitudine lo ha portato a perdere ricerca e complessità, come succede ai tipi troppo egocentrici.
Di ricerca s’intende Renato Barilli che, nelle iniziative di “RicercaBo” ha presentato le Nughette e le ha anche introdotte su cartaceo, compresa la recente edizione complessiva uscita nella veste raffinata delle edizioni ae (affinità elettive) di Valentina Conti. Dimenticavo l’autore: l’autore, nonché inventore del genere “nughetta” è Leonardo Canella, pittore e critico d’arte. E le “nughette” cosa sono? Il termine deriva dal classico nugae, inezie, cose di poco conto. Trattasi di prose brevi, neanche una pagina e mai oltre. Ed ecco che la narrazione, impantanata nel banale quando pretende la forma grande e sostenuta del romanzo, sembra recuperare una insolita vitalità. Portento del frammento! Continua a leggere Nughette, il portento del frammento
Seminario su Petrolio di Pasolini
Tra le vie del romanzo anomalo, questa volta il seminario ha affrontato Petrolio, il testo incompiuto di Pier Paolo Pasolini. Un romanzo non-romanzo, rimasto allo stato di abbozzo, ma molto probabilmente affetto nel suo dna dal demone della dispersione. Il dibattito si è soffermato soprattutto sulle questioni della frammentarietà, dell’allegorismo e della metaletterarietà. Chi volesse ascoltare la discussione, trova qui la registrazione:
Seminario su Il codice di Perelà di Palazzeschi
I seminari della LUNA sul “romanzo anomalo” sono entrati nel vivo con l’incontro dedicato a Il codice di Perelà di Aldo Palazzeschi. Per quanto l’autore fosse legato alla temperie dell’avanguardia futurista, il suo testo si dimostra assolutamente indipendente e però non meno, anzi, più radicale (tanto che Palazzeschi può essere considerato un’alternativa di avanguardia al Futurismo).
Lo svolgimento del seminario può essere ascoltato o riascoltato qui:
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