Dopo i versi di Geòdi, Tommaso Ottonieri ha pubblicato una nuova raccolta di testi – questa più improntata alla prosa – con il titolo di Cinema di sortilegi (Editore La vita felice). Si tratta di un insieme di scritti elaborati per varie occasioni negli anni recenti (il più “antico” mi pare del 2009) e quindi soggetti a una certa varietà. Tuttavia, come vedremo, sono legati da diverse ricorrenze o “fili rossi” che vogliamo chiamarli. Piuttosto che andare ad analizzare i brani uno per uno, come pure sarebbe legittimo, mi sembra più opportuno usare un metodo sintetico per carcare di estrarre le linee direttrici della ricerca. A dimostrare che la raccolta è un macrotesto come lo intendeva Maria Corti, cioè «una microstruttura che si articola all’interno di una macrostruttura, donde il carattere funzionale e informativo della raccolta; il che è come dire che il significato globale non coincide con la soma dei significati parziali dei singoli testi, ma lo oltrepassa». Questi caratteri comuni potranno essere ricorrenze semantiche (e ce ne sono molte qui) e anche l’atteggiamento non-confessionale (nel senso che, se pure il testo dice “io”, non veniamo a sapere quasi nulla di personale); ma forse l’aspetto unitario maggiore è lo stile: uno stile ampio, ritmato, in qualche modo maestoso. Continua a leggere Ottonieri, i sensi dello stile
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Docentoidi artificiali nelle fantascuole di Lentini
Per solito la fantascienza ha immaginato prodigi tecnologici e straordinarie novità nell’ambito dei trasporti e delle telecomunicazioni (capaci di coprire distanze “astronomiche”) ed ha anche presentato un campionario sterminato nel campo della robotica (androidi e compagnia per tutti i gusti), ma poco ha pronosticato a proposito dell’istruzione, delle scuole del futuro e delle loro insegnanti. A riempire la lacuna, anzi a “supplire” (per usare un verbo adatto al ruolo docente) questa mancanza, ci ha pensato Alfonso Lentini con il suo libro di racconti Le professoresse meccaniche e altre storie di scuola, edito da Graphofeel.
Racconti separati e a sé stanti, ma attraversati tutti dallo stesso filo, cioè la proiezione dei problemi della scuola nel lontano futuro, o piuttosto nei futuri, perché ogni brano reinventa il proprio mondo, non si sa mai bene se in epoche o addirittura in pianeti diversi. Assenti le precise coordinate di spazio e tempo, sembra quasi che ogni racconto nasca come una specie di sogno (o incubo) di un professore stremato dagli scrutini…
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Migranti e marziani
Tra le ovvietà che di solito si dicono a proposito dei migranti, che so, “non possiamo accoglierli tutti”, “aiutiamoli a casa loro”, “ospitateli nelle vostre ville, se vi piacciono tanto”, una che mi irrita assai è l’espressione “migranti economici”. I migranti economici sarebbero quelli che non hanno diritto di asilo, perché le motivazioni del loro migrare sarebbero soltanto la miseria e la fame. Mossi da queste ragioni non decisive e non giustificate (che diamine: anche qui da noi ci sono i derelitti e i morti di fame…), verrebbero nel nostro paese con intenti subdoli mescolandosi agli autentici profughi. Cioè: si giocherebbero i già scarsi e sudati risparmi, si sottoporrebbero a viaggi improbi, metterebbero ad alto rischio l’integrità e incolumità personale sapendo di poter probabilmente annegare in prossimità della meta, tutto questo al solo scopo malvagio di turbare i nostri sonni e di gravare sul nostro fragile assetto sociale?