C’erano una volta su Tralfamadore delle creature che non assomigliavano affatto alle macchine. Non erano affidabili. Non erano efficienti. Non erano prevedibili. Non erano durevoli. E queste povere creature erano ossessionate dall’idea che tutto ciò che esisteva doveva avere uno scopo, e che certi scopi erano più nobili di altri.
Queste creature passavano quasi tutto il loro tempo cercando di scoprire qual era il loro scopo. E ogni volta che scoprivano quello che sembrava il loro scopo, quello scopo sembrava così abietto che le creature si sentivano riempire di disgusto e di vergogna. Continua a leggere Lo dice Vonnegut
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Lo dice Rancière
La nozione di avanguardia definisce il tipo di soggetto adeguato alla visione modernista e capace di operare la connessione, in questa prospettiva, tra estetica e politica. Il suo successo non risiede tanto nella facile connessione che questo concetto propone tra l’idea artistica dell’innovazione e l’idea della direzione politica del movimento, quanto nel nesso meno evidente tra due idee di «avanguardia». C’è la nozione topografica e militare della forza che procede alla testa, che detiene l’intelligenza del movimento, che ne sintetizza le forze, che determina il senso dell’evoluzione storica e sceglie gli orientamenti politici soggettivi. Insomma, c’è questa idea che lega la soggettività politica a una certa forma, a quella del partito, distaccamento avanzato che ricava la propria capacità di dirigere dalla capacità di leggere e interpretare i segni della storia. L’altra idea di avanguardia si radica, invece, nell’anticipazione estetica dell’avvenire, secondo il modello schilleriano. Continua a leggere Lo dice Rancière
Lo dice Leopardi
Se avessi l’ingegno del Cervantes, io farei un libro per purgare, come egli la Spagna dall’imitazione de’ cavalieri erranti, cosí io l’Italia, anzi il mondo incivilito, da un vizio che, avendo rispetto alla mansuetudine de’ costumi presenti, e forse anche in ogni altro modo, non è meno crudele né meno barbaro di qualunque avanzo della ferocia de’ tempi medii castigato dal Cervantes. Parlo del vizio di leggere o di recitare ad altri i componimenti propri: il quale, essendo antichissimo, pure nei secoli addietro fu una miseria tollerabile, perché rara; ma oggi, che il comporre è di tutti, e che la cosa piú difficile è il trovare uno che non sia autore, è divenuto un flagello, una calamitá pubblica, e una nuova tribolazione della vita umana. E non è scherzo ma veritá il dire, che per lui le conoscenze sono sospette, e le amicizie pericolose; e che non v’è ora né luogo dove qualunque innocente non abbia a temere di essere assaltato, e sottoposto quivi medesimo, o strascinato altrove, al supplizio di udire prose senza fine o versi a migliaia, non piú sotto scusa di volersene intendere il suo giudizio, scusa che giá lungamente fu costume di assegnare per motivo di tali recitazioni; ma solo ed espressamente per dar piacere all’autore udendo, oltre alle lodi necessarie alla fine. Continua a leggere Lo dice Leopardi
Lo dice Rossi-Landi
Qui però ci si deve rifare alle osservazioni più volte avanzate sulla enorme lunghezza del periodo da prendere in considerazione, a cominciare dal fatto che, se “la natura umana è la sua storia”, allora l’inizio di questa storia va inteso in termini di ominazione cioè del primo staccarsi degli animali umani dagli altri animali. Si risale ad almeno due milioni di anni fa: fin da allora han cominciato a formarsi i primi e più profondi rapporti fra uomini e natura nella rete dei rapporti fra uomini, fin da allora ha cominciato ad accumularsi un inconscio umano (e si comprende come, adoperando ‘storico’ in senso stretto, cioè sulla scala di una manciata di millenni, si sia sostenuto che l’inconscio non è storico). Continua a leggere Lo dice Rossi-Landi
Lo dice Bauman
Il fascista, suggerisce Littell citando Theweleit, non ha mai effettuato compiutamente la separazione dalla madre; «Il fascista è il “non completamente nato”. Il fascista non è uno psicopatico; ha effettuato «spesso efficacemente, purtroppo», una «separazione parziale», costruendosi tramite la disciplina, l’addestramento, esercizi fisici – un Io esteriorizzato che si presenta come una “corazza”. Ma questo «Io-corazza» non è del tutto ermetico, anzi è fragile, e il fascista rischia costantemente la «dissoluzione dei limiti personali». Per sopravvivere, deve esteriorizzare ciò che lo minaccia dall’interno per poterlo uccidere in una doppia effigie: quella del femminile di cui non si è mai del tutto liberato (opposto «al maschile») e quella della «liquidità» (l’opposto del solido e del «duro»). Attraverso questa lente dicotomica l’universo appare come un campo di battaglia tra elementi manichei separati da una lunga serie di contrapposizioni: e ognuna di esse non è che una variante della metacontrapposizione tra ordine e caos (o suolo solido e palude) (…). Continua a leggere Lo dice Bauman
Lo dice Gadda
….Io, tu…. Quando l’immensità si coagula, quando la verità si aggrinza in una palandrana…. da deputato al Congresso,…. io, tu…. in una tirchia e rattrappita persona, quando la giusta ira si appesantisce in una pancia,…. nella mia per esempio…. che ha per suo fine e destino unico, nell’uni¬verso, di insaccare tonnellate di bismuto, a cinque pesos il decagrammo….. giù, giù, nel duodeno…. bismuto a palate…. attendendo…. un giorno dopo l’altro, fino alla fine degli anni…. Quando l’essere si parzializza, in un sacco, in una lercia trippa, i di cui confini sono più miserabili e più fessi di questo fesso muro pagatasse…. che lei me lo scavalca in un salto…. quando succede questo bel fatto…. allora…. è allora che l’io si determina, con la sua brava mònade in coppa, come il càppero sull’acciuga arrotolata sulla fetta di limone sulla costoletta alla viennese…. Continua a leggere Lo dice Gadda