Seminario su il Futurismo e la pittura

Il ciclo di seminari su “Avanguardia e tecnologia”, aperto il mese scorso dall’incontro-dibattito con Giovanni Fontana, è proseguito toccando l’argomento “Il Futurismo e la pittura”. Il movimento Futurista ha avuto un rapporto molto stretto con il progresso tecnologico, in quanto fin dal Manifesto di fondazione del 1909 accoglieva i nuovi fenomeni della modernità, soprattutto le nuove macchine dalla velocità mirabolante (aerei, treni, automobili da corsa – quest’ultima preferita alla Vittoria di Samotracia come modello di bellezza), come riferimenti per una nuova stagione innovativa dell’arte. Scontando certamente molte contraddizioni, anche di tipo politico, in quanto non venivano viste le ombre di quel progresso meraviglioso, e si adottavano, nella linea portante rappresentata dal leader Filippo Tommaso Marinetti, toni trionfalistici ed enfatici; tuttavia, ciò malgrado, il Futurismo ha stimolato le tendenze artistiche in Europa (magari anche in polemica) e il movimento si è allargato oltre la poesia e la letteratura anche ad altre arti, come la pittura, in prospettiva intermediale.

Per chi volesse seguire il seminario, la registrazione si trova in rete:

Il dibattito è partito dalla lettura dei manifesti del gruppo dei pittori futuristi: oltre a Umberto Boccioni (il più rilevante), anche Carlo Carrà, Luigi Russolo, Giacomo Balla e Gino Severini. E ha sottolineato l’importanza che, in questo ambito, assume la tecnica, tanto che il Manifesto tecnico segue a ruota il manifesto di adesione al movimento, mentre il Manifesto tecnico della letteratura ad opera di Marinetti comparirà più tardi.
Il dibattito inoltre ha indagato le convergenze e divergenze con altre tendenze del periodo, come impressionismo, divisionismo, cubismo. Sono state rilevate le ricadute nel primitivismo di un movimento che si voleva “assolutamente moderno”, ma ha compiuto in una maniera troppo drastica (quindi acritica) il distacco dal passato. Una particolare riflessione ha riguardato il rapporto piuttosto intrecciato nei pittori futuristi tra istanze simboliche e allegoriche: c’è una sperimentazione percettiva della visione moderna, caratterizzata dall’interpenetrazione dei piani e dal dinamismo, che e tuttavia perviene alla composizione di inquadrature rilevanti (La città che sale, La risata di Boccioni, anche Rissa in Galleria) in cui la stessa diffrazione dell’immagine diventa una figura del disordine e della libertà.

29/10/2021

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