Da Antonio Amendola, uno dei collaboratori più assidui di “Critica integrale”, ricevo e volentieri pubblico questo articolo.
MONODIA E POLIFONIA
L’origine della voce è monodia, voce unica, non stratificata, l’urlo della nascita ma anche la nascita della voce attraverso il corpo-voce, l’urlo che grida la necessità di libertà, l’urlo della voce come segnale di presenza nel territorio. La voce è comunicazione, linguaggio, presenza psichica, musica, un complesso reticolato di possibilità. Nella musica la voce nasce come monodia, un canto accompagnato da strumenti soffiati e percossi. Nelle culture etniche, sono presenti percorsi polifonici spesso legati a riti collettivi, nel canto gregoriano invece la presenza polifonica è legata da una stratificazione all’unisono con intervalli molto ravvicinati per dare possibilità alla scrittura di emergere nel suo pieno significato.
Con la nascita del contrappunto ovvero nota contro nota, assistiamo a presenze polifoniche molto complesse che spesso limitano la leggibilità della scrittura. Con la nascita del melodramma invece è presente una forte connotazione monodica subentra la dualità personaggio-interprete, e la classificazione delle voci secondo parametri di estensione, anche oggi nella musica attuale, con la forma-canzone assistiamo ad una forte presenza monodica con accompagnamento strumentale rispetto a quella polifonica. Altro caso di polifonia riguarda il canto difonico detto anche, canto armonico o diplofonico, una tecnica di emissione vocale di più suoni contemporaneamente, sfruttando le cavità sovraglottiche, presente in varie culture della musica etnica, utilizzata anche nella musica d’avanguardia, il rock e il jazz.
15/10/2021