Michele Fianco e i “meravigliosi”

Un nuovo libro di Michele Fianco appare con il titolo I meravigliosi, dall’editore Arcipelago Itaca. È un libro diverso dal solito, in quanto legato a una precisa esperienza compiuta dall’autore come supplente in una scuola. Di solito, l’attività del supplente non è un gran che: ci si sente comunque supplementari e si stenta ad ingranare con alunni abituati a modalità diverse. Supplenza=supplizio, lo dice anche l’omofonia. E invece qui tutto è andato meglio, anzi è andato al meglio. Tanto che da quei mesi meravigliosi trascorsi in classe è venuto fuori questo libro.
Non aspettatevi però un racconto rievocativo e neppure una galleria di tipi simpatici o di bozzetti di vita vissuta. Michele Fianco resta fedele a se stesso e quindi al suo stile (o tono come preferisco chiamarlo) che è fondamentalmente anti-realistico. O, per essere più precisi, di un realismo radicale, convinto che la realtà più autentica stia nelle pieghe del vissuto e non nel suo primo piano “normale”.

I nomi dei ragazzi (ché sono poi loro i tredicenni meravigliosi) si trovano sparsamente menzionati. Ma principalmente il soggetto è l’atmosfera, il clima di un collettivo. E la meraviglia sta proprio nella scoperta che in questo nostro mondo, così asserragliato nell’individualismo e nel privato, c’è ancora uno spazio che si può condividere, riempire di contenuti e di sapere in modo non passivo ma creativo («A poco a poco i libri, le energie, i trasporti del nostro nuovo mondo li stavamo scrivendo noi»).
Nato dal caso – negli strani percorsi delle graduatorie scolastiche – l’incontro era per forza di cose destinato a essere provvisorio e di vicina scadenza. L’insegnante in sostituzione dovrà lasciare presto la cattedra e del resto lo scomparire è la dote del vero maestro secondo il Brecht del Me-ti: «Ogni maestro deve imparare a smettere di insegnare, quando ne è giunto il momento. È questa un’arte difficile. Pochissimi sono in grado di farsi sostituire, a tempo debito, dalla realtà. Pochissimi sanno quando hanno finito di insegnare». E la dimissione dal ruolo è anche un’arte che ben conosce il Michele Fianco scrittore. Però, intanto, l’incontro ha prodotto un evento. Si è creato qualcosa che prima non c’era. È subentrata una novità:

una novità che non poteva avere per sua natura parole da dire ancora. / Una novità è qualcosa che ancora non ha parole di/su sé stessa e si espone così, facilmente, alla sfida di tutto quel che ti aspetti e che già sai.

E questo “quanto” di inedito sta, per l’appunto, nella costituzione di una pluralità in cooperazione. Allora, non importa la durata, ma compare un fattore inaugurale decisivo, che rimane nel tempo. Per questo poi il testo è fatto di continue aggiunte e prevede, a un certo punto, la proiezione in un lontano futuro, addirittura lontanissimo (il «400mila»…). E si noti che questo libro sembra non voler finire mai, tanto che continua (inusitata insubordinazione all’uso corrente) anche dopo l’indice finale!
Si è semplicemente verificata l’esplosione delle possibilità, come recita il titolo di una delle Anteprime di cinematografia immaginaria, che sembra alludere proprio al potenziamento creativo di gruppo. Valga anche come esempio della scrittura di questo libro:

Un giorno. / Improvvisa una chiamata, / un sì che libera una fuga di treni e metrò in un esatto punto del tempo / (classe, medesimi giorni, ventidue anni prima) / e inizierà nuovamente ogni cosa così: / un lampo tra i banchi di anarchia tredicenne, / il sorgere di una voce da una timidezza incalcolabile / e un’inedita semplicità dei trasporti su ferro a trentacinque euro al mese di ogni stamane, / esattamente.

Ci sono gli estremi dell’incontro, i dati, ma – come dire – miniaturizzati, mescolati ai ricordi, alle sensazioni, ai pensieri degli uni e degli altri. Tutto contribuisce, ogni minimo particolare è importante (come ben sa il Fianco fotografo: l’immagine in evidenza, con il pavimento-puzzle, è sua). E contribuisce ad una scrittura che mantiene l’equidistanza tra il verso e la prosa, con alcuni a capo che la prosa non consentirebbe, ma con delle lunghezze che il verso a sua volta non contempla e che si distendono su tutta la pagina. In fondo, potremmo dire: come nell’insegnamento riuscito si cancellano le distinzioni di ruolo (si impara e si insegna insieme), così nella scrittura si annullano le distinzioni dei generi.
Il testo, ben articolato nelle sue parti, è attraversato indubbiamente da un filo affettivo, un filo delicato, anzi “delicatisimo” (per usare il titolo di un altro libro di Michele Fianco, contemporaneo a questo). Ma anche, al contempo, da un filo, per così dire, costruttivo. Ce lo dicono le due figure affiancate dell’architetto e dell’urbanista, che compaiono proprio nell’appendice fuori-indice. Il designer che cura gli interni e l’urbanista che valuta il rapporto con l’esterno. Lo sguardo del piccolo dettaglio e lo sguardo del grande insieme. Come dire che lo scrittore deve attrezzarsi a lavorare su entrambi i piani al di là delle divisioni semplicistiche di forma e contenuto.
Ed è così, senza nessun impegno strombazzato, anzi, sotto l’apparenza di una modalità colloquiale sempre un po’ reticente, viene fuori l’indicazione di una istanza civile, magari di quella «civiltà minima» esemplificata dalla esperienza di un lavoro collettivo. E dunque, scrive Fianco nelle ultime pagine, quasi a commento:

In effetti, diffido di chi rimane designer per una vita. Una corsa da centometrista che può permettersi, evidentemente. Tuttavia toglie tempo utile proprio al mondo. Per questo dico che l’età senile che arriva, la presbiopia, la concentrazione sul particolare che cala, è un auspicio civile, sl, civile.

04/06/2021

3 pensieri riguardo “Michele Fianco e i “meravigliosi””

  1. Letto e sottolineato molte volte, ti porta a una lettura fuori dagli schemi, perfino a meravigliarsi ancora dell’arte dell’insegnamento quando ad insegnare lo fa un vero artista dei particolari.

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  2. Ecco, adesso sono davvero ” intrigata ” , incuriosita e consapevole che questo libro di Michele Fianco saprà , come al solito , farmi riflettere sorridendo sulla meraviglia che si nasconde nelle piccole cose , che diventano subito immensamente grandi. Lo compro subito ! Livia

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