Proseguono i seminari sul “romanzo anomalo”. Questa volta è stata affrontata la Hilarotragoedia di Giorgio Manganelli. Un’occasione per allargare il discorso al tentativo compiuto nella neoavanguardia degli anni Sessanta di impostare il romanzo in senso sperimentale. È vero però che la prova di Manganelli risulta piuttosto a sé stante: non distrugge l’assetto discorsivo e neppure tenta di aderire al caos fenomenologico della vita percettiva, non ricorre all’onirismo, come fa Sanguineti. Manganelli rappresenta un’avanguardia rivolta all’indietro che si rivolge al grande stile del passato nei suoi eccessi (la prosa barocca); e si dà un’organizzazione non propriamente narrativa, piuttosto parodizza la forma-trattato con le sue ipotesi, i commi, le chiose del caso.
Qui di seguito la registrazione del dibattito:
Nel corso della discussione, oltre all’interesse destato dalle acrobatiche soluzioni linguistiche dell’autore, sono emerse anche proposte atte a interpretare alla luce degli archetipi (di Jung o di Frye) il suo scenario irreale del mondo infero (l’Ade) e della “virtù discenditiva” degli “adediretti”. Inoltre, l’interesse si è rivolto alla doppiezza contraddittoria del tragicomico, inteso anche come ossimoro e aporia decostruttiva.
È interessante notare che l’impostazione manganelliana per cui la lingua iperletteraria ormai obsoleta può essere recuperata in chiave alternativa (insieme a tutto il sottomondo dei rifiuti della storia) sarà in seguito portata avanti soprattutto in poesia, nell’ambito della Terza Ondata; penso anche ad autori come delli Santi e Sproccati.
29/04/2021
1 commento su “Seminario su Hilarotragoedia di Manganelli”