Adesso quel diavolo di Malacoda è andato a mettere la sua appendice indiscreta nella questione del comunismo.
E di “appendice” proprio si tratta, alla lettera, in quanto la rivista online “Malacoda”, diretta da Mario Quattrucci ha raccolto un nutrito gruppo di interventi sul Partito Comunista in un inserto speciale 100 anni di PCI che si è aggiunto al suo primo numero del 2021, già messo in rete da alcuni giorni. È, come si conviene, un insieme molto variegato di contributi non solo di tipo storico e politico, ma anche di taglio più creativo come pure riguardanti i rapporti con le arti. Ci sono diverse prospettiva e differenti bilanci; questo è giusto: è bene che di comunismo si parli oggi in molti modi.
C’è anniversario e anniversario. Quello più diffuso è l’anniversario continuista, che ci garantisce che tutto è rimasto uguale a prima e, di commemorazione in commemorazione, ci consola smentendo l’inevitabile trascorrere del tempo. Poi ci sono gli anniversari avversativi, che tendono a constatare che il morto sia veramente morto e tuttora lo sia. Di questo ultimo tipo mi sembra, nei casi prevalenti, quello di questi giorni che ricorda la scissione di Livorno e la fondazione del Partito Comunista d’Italia per ribadire che la cosa è ormai lontana e non è né possibile né auspicabile abbia a ripetersi. “Malacoda” si prova invece a evitare la doppia trappola del rigetto e della nostalgia, cercando di tracciare una serie di sondaggi non pregiudicati. Ma indubbiamente non si tratta solo di salvare il salvabile o di distribuire patenti ai buoni e ai cattivi della storia: perché la questione del comunismo non riguarda solo il passato, ma anche il futuro.
Mi piacerebbe che l’anniversario fosse rivolto non tanto all’indietro, quanto in avanti e servisse a un rilancio dei fondamenti. Resto convinto che il comunismo, in quanto utopia di una società giusta, sia l’unico modo di organizzazione razionale dell’animale uomo. Ecco allora un’occasione per tornare a discutere ‒ come nel mondo fanno oggi alcuni pensatori di rilievo e senza neanche attendere gli anniversari ‒ su di un ripensamento generale. E, invece di giocare a “prendere o lasciare”, cercare di capire bene gli errori dell’esperienza novecentesca (dov’era il baco: la rivoluzione violenta? la dittatura del proletariato? il partito unico? la stessa forma-partito?). Sfogliare il carciofo per vedere cosa rimane e ripartire da lì. Magari la seconda volta è la buona.
02/02/2021