Un contributo di Antonio Amendola: 40 da Stratos

Da Antonio Amendola (poeta sonoro, musicista, performer, ecc.) ricevo un contributo che ricorda la figura di Demetrio Stratos a 40 anni dalla scomparsa. E conferma l’importanza della sperimentazione sulla “voce”.
Segnalo che Antonio Amendola sarà domenica 29 dicembre alle ore 18 al Teatro di Porta Portese con Susy Sergiacomo e Tonino Tosto in un interessante connubio sperimentale tra le sue sonorità elettroniche e la poesia di Belli (vedi le indicazioni nella sezione appuntamenti qui a destra). Sull’autore, volendo, c’è anche una nota nella sezione Autori.

40 DA STRATOS

Un uomo si trova davanti ad un’asta con un microfono, il braccio destro è leggermente indietro, il sinistro molto allungato, tiene nella mano uno specchietto, le labbra sono quasi unite, nello sforzo di un’emissione vocale, tutto in uno splendido bianco-nero una foto che racchiude un’icona degli anni Settanta, la voce-corpo di Demetrio Stratos che interpreta un percorso tracciato da presenze molto variegate.

Chiunque oggi vuole interpretare una vocalità fuori da schematismi deve fare i conti con questo musicista della voce che ha attraversato la storia con il gruppo beat dei Ribelli negli anni sessanta con gli Area e John Cage negli anni settanta, questo per indicare una personalità poliedrica non ingabbiata, dedita alla pura ricerca dietro la musica della voce, attraverso il laboratorio del suo corpo-voce ha indagato la custodia della laringe e la laringe stessa un percorso dove convivono la musica etnica e d’avanguardia, la melodia e il rumore, la scrittura con i suoni e i suoni senza parole. Altro aspetto importante del lavoro di Stratos è il senso della voce intesa come gesto atletico, percorrenza, navigazione nei concerti degli Area, negli anni Settanta l’esecuzione della Mela di Odessa, cominciava con un’introduzione strumentale seguita da una pausa, performante rumorosa dove Demetrio mangiava una mela vera con tutte le sue splendide granulosità davanti al microfono tra i commenti svariati degli spettatori, un senso totale tra arte e vita senza maschere, orpelli e travestimenti.
La performance della voce: l’oggetto e il gesto… oppure le paperelle disposte per terra quasi a definire il movimento dell’acqua. Stratos aveva intuito nella civiltà delle immagini, che la voce passa per l’immagine della sua cassa di risonanza, il corpo-immagine, il corpo-ritmo e il corpo-lingua. Stratos è stato contemporaneamente nello svolgimento del suo laboratorio etnomusicologo, teorico, compositore, performer. Dopo 40 anni c’è ancora molto da imparare sulla voce, la sua grana il suo ritmo e le sue possibilità.

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