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Il ritorno delle “Anatre”

Tornano in libreria, grazie all’editore Argolibri, Le anatre di ghiaccio di Mariano Baino, debitamente aggiornate e rimpolpate. Si tratta di un libro decisamente eccentrico e di difficile classificazione – forse Frye lo metterebbe nel quarto tipo di prosa, l’anatomia. Data la brevità della maggior parte dei brani, sembrerebbe una raccolta di aforismi, però però c’è di molto altro, giochi di parole, parodie, aneddoti, citazioni, riflessioni, allegorie, testi in versi. L’autore, che ci ha abituati sia in poesia che in prosa a comportamenti inusuali e ricchi di “spirito”, va qui al massimo, regalando sorprese e vero divertimento (proprio nel senso del “divertere”, la deviazione dal senso comune). Continua a leggere Il ritorno delle “Anatre”

Andrea Inglese non fa storie come gli altri

Storie! Storie! È quello che il pubblico desidera, che vuole, che consuma con passione, una storia tira l’altra altrimenti se ne sente l’astinenza, le storie prendono, tirano e si vendono… La curiosità indiscreta del lettore comune (sebbene in diminuzione numerica perché attratto da ben altre “serie”) ne fa man bassa e tanto più se storie di dolore e sofferenza, aureolate dal fatto di essere prodotte da esperienze autentiche, patemi dell’autore stesso in carne ed ossa. Prendono, tirano e si vendono ancora le storie del soggetto familiare, teste l’ultimo Strega con uno del padre e uno della madre, così da non far torto a nessuno in par condicio. Siamo avvolti nelle storie (e anche la retorica politica ce ne racconta un sacco).
Mi ha incuriosito, allora, il titolo dell’ultimo libro di Andrea Inglese, Storie di un secolo ulteriore, edito da DeriveApprodi. Non solo il titolo generale, ma anche il titolo dei singoli brani (o raccontini) contiene la fatidica parola: Storia del giro, Storia con cadaveri, e via di seguito “storieggiando” fino alla fine. Che si sia convertito all’andazzo corrente? Ma da Inglese, poeta prestato alla narrativa e proveniente dall’esperienza “fuori dei generi” dell’antologia Prosa in prosa, dove sta proprio in prima posizione con i suoi Prati, c’era da aspettarsi qualcosa di diverso. E infatti. Continua a leggere Andrea Inglese non fa storie come gli altri

Il fischio è un elisir

Qualche tempo fa ho incontrato Giorgio Mascitelli che non vedevo dai tempi del Gruppo 93. Ed eccomi qui a leggere il suo romanzo recente, intitolato Fischi per fiaschi, pubblicato da DeriveApprodi nel gennaio di quest’anno.
Il romanzo, con la sua ambientazione aziendale, si colloca nel solco della letteratura industriale, rinnovata dai suoi fasti ormai trascorsi dei Volponi, degli Ottieri e dei Parise e svolta sul pedale umoristico. Infatti il protagonista Gian detto John è un bravo informatico che però ha un difetto (nobody’s perfect!) o, per meglio dire, un punto debole: non riesce a trattenersi dal fischiettare durante il lavoro con conseguente disturbo dell’altrui concentrazione.
E subito due risvolti. Il primo: abbiamo un romanzo con una continua colonna sonora che spazia tra vari generi musicali (sempre però senza le parole). Il secondo: si crea una ambivalenza irrisolvibile tra culto e parodia perché da un lato i motivi arrivano all’improvviso fuori del controllo del soggetto in base alla forza della “orecchiabilità”; dall’altro lato, l’arte di fischiettare li abbassa al livello delle inezie e inerzie quotidiane. L’ambivalenza è forte soprattutto quando il personaggio intona l’inno sociale della ditta: dedizione o scherno? Continua a leggere Il fischio è un elisir

“Evviva la dialettica!”

Da qualche tempo sono solito dire che su Brecht dovremmo essere tutti d’accordo. Certo, mi rendo conto, non proprio tutti tutti; e forse dovrei calare più o meno alla metà dei noi. Ma quello che intendo è: sia contenutisti che formalisti. Infatti il nostro vecchio Bertolt viene ben incontro a quelli che vogliono un impegno a favore degli svantaggiati, degli ultimi, degli oppressi; nello stesso tempo, però, offre agli apprezzatori dello specifico artistico-letterario da mettere sotto i denti notevoli sottigliezze procedurali (lo straniamento) e una acuta intelligenza nei riguardi del modo di espressione. Non a caso è ancora citatissimo nei discorsi dei sofisticati big della teoria internazionale (Badiou, Žižek, Rancière, quest’ultimo magari con qualche riserva) e Jameson gli ha dedicato una monografia in cui gli riconosce in buona sostanza il ruolo speciale di interpretare una “modernità diversa”, addirittura «l’unica forma legittima dell’innovazione modernista in quanto tale».
A proposito, dunque, tornano in libreria i Dialoghi di profughi per merito dell’editrice L’orma, in una nuova traduzione completa e con l’aggiunta di inediti. Nei Dialoghi troviamo un Brecht al meglio, come attesta l’ammirazione per questo libretto da parte di Sanguineti (citato nel retro della copertina) presso di noi e di Juan Carlos Rodríguez in Spagna. Per paradosso, Brecht qui è al meglio proprio perché al peggio, visto che lo scrive quando si trova esule nel Nordeuropa sotto l’avanzata delle truppe naziste attorno al 1940. Continua a leggere “Evviva la dialettica!”

BAROSSO: PER UNA LOGICA LAICA

C’è logica e logica. Anche quando parliamo di “mercato” diciamo che ha una logica, che è quella del profitto e a seguire della diminuzione dello spazio pubblico, del lavoro precario e via deducendo per li rami di quelle leggi di ferro. Poi, però, c’è la logica che vorrebbe ragionare nel miglior modo togliendo spazio agli impulsi contraddittori e alle nozioni confuse e mitiche, nonché agli assunti presunti indiscutibili come quelli di cui sopra.
Ci aiuta a districarci tra le logiche il libro di Giampaolo Barosso, pubblicato dall’editore Odradek, sotto al titolo già in sé programmatico Per una civiltà della consapevolezza e della decisione in comune. Barosso è uno strano intellettuale, davvero a tutto campo, ha lavorato perfino nell’ambito del fumetto disneyano, da cui l’immagine in evidenza,  e soprattutto ha fatto parte della Scuola Operativa Italiana ‒ come ricorda nell’introduzione Felice Accame che delucida alcune questioni sui contorni e le ortodossie di questa tendenza (altri contributi in proposito un lettore curioso li troverà nel catalogo dell’editore Odradek).

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L’umorismo e le sue estensioni

Come il grottesco (ma pure l’ironia, la satira e compagnia), anche l’umorismo fa parte delle pratiche del comico, ma è difficile descriverlo e contenerlo entro precisi confini. Il termine proviene senza dubbio da “umore”, tuttavia non è chiaro se ciò significhi una diretta emanazione umorale (e di quale umore poi, dei quattro principali?), oppure il bilanciamento di essa, come propendono a pensare tutte le teorie del “sollievo”, che attraverso il riso rovesciano gli effetti della realtà. In alcuni autori l’umorismo raggiunge estensione massima e finisce per coprire per intero o quasi il territorio del comico. Fatto significativo: il più recente contributo in materia, quello di Terry Eagleton intitolato in edizione originale Humour, è stato da poco pubblicato in traduzione con il titolo Breve storia della risata, e non senza motivo perché il libro, soprattutto nella parte iniziale, non pone molte distanze tra le diverse forme che provocano il riso. Continua a leggere L’umorismo e le sue estensioni