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Poiché retorica c’è

La retorica può vantare senza dubbio una straordinaria resistenza nel tempo: è un insieme di termini provenienti dall’antica Grecia e tuttora utilizzati nel mondo intero, uno strumentario sostanzialmente immutato da Quintiliano a Lausberg, passato da un manuale all’altro con i relativi ritocchi, ma in fondo con la medesima logica. Si tratta di un repertorio tecnico indispensabile per la critica letteraria, per quanto i critici spesso preferiscano portare come pezze d’appoggio le proprie impressioni personali o emettere perentori giudizi di valore, tuttavia qualche riferimento a metafore, metonimie, ossimori e via dicendo lo devono pur fare (e qualche volta magari anche sbagliando di indicazione pertinente…). Per chi si occupa di letteratura conoscere le figure retoriche è un po’ come possedere l’abc del computer per chi si mette alla tastiera.
Sappiamo bene che la retorica è una faccenda d’ampio respiro e che il semplice elenco delle figure è una “retorica ristretta”. Tuttavia già qui, solo a parlare di “figure” e di “traslati”, cominciamo a ricevere delle notifiche importanti: con “figura” veniamo sapere che il linguaggio è capace di costruire con le parole delle sue proprie immagini, con un valore iconico che si aggiunge alla semplice funzione informativa; con “traslato” ci viene indicato il lavoro di spostamento e quindi siamo preparati ad affrontare parole e frasi che possiedono un supplemento di dinamismo. Insomma, la retorica modifica sia la forma che la forza. Continua a leggere Poiché retorica c’è

I seminari della LUNA: Incontro con Cecilia Bello Minciacchi

I seminari della LUNA hanno contemplato un incontro-dibattito con Cecilia Bello Minciacchi, pensato come conclusione del precedente ciclo sui metodi della critica letteraria. Cecilia Bello Minciacchi si è affermata ormai come una delle più convincenti operatrici nel campo della critica, all’opera sui testi difficili dell’avanguardia e dello sperimentalismo nonché espertissima della ricerca poetica del periodo attuale. Durante l’incontro, ha rivendicato con chiarezza e esaustività l’importanza dell’analisi testuale, prendendo le distanze dalle attuali derive (accademiche e non) di tipo biografico ed emotivo e affermando la passione, l’“emozione intellettuale” e persino il “divertimento” del rapporto ravvicinato con il testo.
Chi volesse seguire il seminario può recuperarlo a questo link:

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Apertura dell’Anno Manganelliano

Con largo anticipo sulla data anniversaria, che cadrà a novembre, dichiaro aperto l’Anno Manganelliano. Lo faccio subito, onde precedere gli strombazzamenti e gli osanna che promulgheranno questo appena iniziato 2022 come l’Anno Pasoliniano. Certo Giorgio Manganelli è meno popolare e meno mitizzato di Pasolini, ha coperto meno generi artistici (poeta con ritegno, non è mai stato ch’io sappia regista di cinema), non è assurto per nulla a “maestro di vita”. E tuttavia molto più “corsaro” è stato nel campo della scrittura e fondamentale addirittura per le sorti, qui da noi, di quello che più volte in questo blog è stato definito “il romanzo anomalo” – che poi è come dire, essendo la finzione narrativa genere principe di un certo “immaginario collettivo”, che è stato ancor più scandaloso.
Mettersi sotto il segno di Manganelli significa allora dedicare l’anno entrante alla riflessione sugli usi e abusi della narrativa; nonché cominciare, ancora prima del 2023, a ripensare convintamente la nozione di avanguardia. Continua a leggere Apertura dell’Anno Manganelliano