I seminari della LUNA tornano sul tema dello sperimentalismo, caro alla linea di ricerca di “Critica integrale”; e lo affrontano ora in due puntate con una nuova formula, quella del piccolo convegno con interventi programmati. Il primo incontro, sotto il titolo Lo sperimentalismo com’era, è stato dedicato a ripercorrere la fase storica del secondo Novecento in cui la nozione è stata impostata e ampiamente dibattuta. Anche aspramente avversata: infatti, per la sua stessa origine scientifica, il termine “sperimentalismo” è stato – dai fautori della concezione estetica corrente – ritenuto inadatto e inapplicabile alla intuitività e creatività dell’arte. Spesso in base a un equivoco: infatti, è erroneo ritenere che l’autore sperimentale si limiti ad applicare meccanicamente uno schema presupposto a priori; in realtà “sperimentare” significa al contrario non partire con un risultato già previsto, come invece fa proprio chi si affida a retoriche liriche tradizionali ben rodate.
Gli interventi di questo seminario hanno riguardato tre autori tutti e tre assai rilevanti: Pier Paolo Pasolini (che ha aperto il problema proponendo su “Officina” il neosperimentalismo); Edoardo Sanguineti (in rappresentanza del Gruppo 63, dove il termine è stato discusso in rapporto alla revisione della nozione di avanguardia); e Paolo Volponi (che in poesia ha avuto una fase di sperimentazione eccedente e sbalorditiva, per così dire, “fuori tempo”).
In realtà gli interventi – ascoltabili usando il link qui di seguito – si sono soffermati soprattutto sugli anni Settanta del Novecento.
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