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Cosa ci insegna Balestrini

Percorrendo in tutta la sua estensione l’opera in versi e in prosa di Nanni Balestrini, Cecilia Bello Minciacchi ci offre con il suo voluminoso studio Come agisce Nanni Balestrini (editore Carocci) un ritratto davvero completo di un autore di punta nel novero della neoavanguardia. Poco propenso a esporsi in sede teorica – tanto che di suo si può annoverare solo quel contributo originario, Linguaggio e opposizione, compreso nella antologia dei Novissimi – Balestrini è stato invece presentissimo nel lavoro organizzativo, fino al punto che si potrebbe affermare che senza di lui forse il Gruppo 63 non sarebbe esistito… Va da sé che questa reticenza non significa affatto mancanza di consapevolezza autoriale; al contrario l’opera balestriniana dimostra una eccezionale qualità di autocontrollo, una notevole dose di competenza letteraria nella svariata messe delle citazioni e degli imprestiti, con in più l’accortezza di rilasciare sornionamente all’interno del testo tracce e indicazioni del suo fare, vere e proprie istruzioni preliminari (che poi è, paradossalmente, il titolo di uno dei suoi ultimi testi).
Questo è il libro giusto per conoscere a fondo Balestrini in tutti i suoi risvolti. Continua a leggere Cosa ci insegna Balestrini

Elogio della digressione

Deviare dalla retta via è sempre qualcosa di riprovevole. Così quando la digressione deroga dall’ambito narrativo prefissato e prende una strada diversa cambiando di ambiente, di personaggio o di situazione è probabile che il lettore si interroghi, ma cosa sta succedendo qui? Se quello narrativo è un “contratto”, allora la digressione ne è la rottura, sottoponibile a reclamo.
Non si tratta di una semplice pausa. Indubbiamente anche la descrizione sospende l’azione, ma è giustificata dal fatto che senza di essa non potremmo capire dove i fatti si svolgono o chi ne è l’agente e quindi si configura come un essenziale supporto alla comprensione e aiuto a immaginare mentalmente il teatro dell’azione (sebbene sappiamo bene che i lettori più frettolosi la “saltano”). Anche gli inserti riflessivi o i commenti del narratore possono essere percepiti come un rallentamento e tuttavia anch’essi non sconvolgono l’assetto narrativo, per quanto aprano una finestra su qualcuno che sta considerando la storia dal di fuori. La digressione narrativa fa di peggio, in quanto non si limita a sospendere la linearità del racconto, ma la sostituisce con una linea alternativa. La digressione è a rischio di sperdimento. Continua a leggere Elogio della digressione

I seminari della LUNA: l’allegoria in Sanguineti

Per i seminari della LUNA si avvicina la pausa estiva. L’ultimo seminario ha completato il ciclo sull’allegoria analizzandone la presenza nella poesia di Edoardo Sanguineti. In apparenza, la poesia sanguinetiana non presenta allegorie evidenti o almeno non del tipo tradizionale. La prima fase di Laborintus è giocata sulla profluvie di frantumi culturali e sulla costruzione dell’incongruo e dell’eterogeneo; la seconda è riassunta nella poetica del “piccolo fatto vero”, quindi sull’aneddoto vissuto. E però, il richiamo del Sanguineti teorico all’allegoria benjaminiana può mettere sull’avviso che un qualche allegorismo di specie originale vi si trovi. Magari nella stessa tecnica del montaggio, nella autoironia straniante o negli sviluppi dell’aneddoto stesso.
Chi volesse seguire il seminario lo trova qui:

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Dedicato a Pagliarani

Nei giorni scorsi, 24 e 25 novembre, nei locali romani della Casa dello scrittore, sono state dedicate a Elio Pagliarani (a dieci anni dalla scomparsa) due giornate fitte di testimonianze, letture e interventi critici. Riporto qui il mio contributo.

PERCHÉ PAGLIARANI
Un avvicinamento in nove passi

PRIMO PASSO. Ho prediletto Pagliarani fin dall’inizio, ai tempi della mia tesi di laurea sulla “poesia sperimentale”. Ero già allora fortemente brechtizzato e tra i Novissimi Pagliarani era evidentemente quello che mostrava con più immediatezza una istanza politica. Ho dovuto leggere attentamente Adorno per capire come la “separatezza” degli altri fosse un’altra modalità di contestazione. Nello stesso tempo, però, non mi è mai sembrato giusto separare Pagliarani dall’area sperimentale del Gruppo 63: non mi pareva fuori, semmai all’ala sinistra del movimento. Continua a leggere Dedicato a Pagliarani