Archivi tag: Critica dell'ideologia

Convinzione, conversione o cosa?

Ti trovi con uno che non la pensa come te. Cosa fai? Provi a convincerlo?
Beninteso, qui non c’è alcuna indicazione di tecniche psicologiche per far pensare gli altri come vuoi tu – nel qual caso questo sarebbe un blog come gli altri… La questione che mi interessa e che, come si vedrà subito, è fatta di serpenti che si mordono la coda, è di come spostare posizioni consolidate, di come scalfire il senso comune: insomma, quella che si potrebbe chiamare una strategia illuministica oppure una critica dell’ideologia.
Le quali si basano, in sintesi, su questo presupposto: “non sanno quello che fanno”. Allora con-vincere significa far aprire gli occhi alla cecità, risvegliare il dormiente, sanare l’errore con qualsiasi mezzo, di argomenti o di arte (nel qual caso “impegnata”).
Ultimamente, però, si è insinuato il tarlo della ragione cinica con la formula: “sanno quello che fanno, ma lo fanno”. Di fronte ad essa, il convincimento sembra inutile, una fatica sprecata. Continua a leggere Convinzione, conversione o cosa?

Žižek e i paradossi della libertà

Tra le star internazionali della teoria, Slavoj Žižek è uno dei più prolifici, tanto da rendere difficile seguirlo in tutte le sue performance – e anche, non ultimo, trovargli posto in libreria dalla parti della lettera “Z” che ha ormai riempita… È anche uno dei più estrosi: vitando ormai l’andamento trattatistico in odio alla sistematicità, il territorio del saggio – già di per sé genere di confine – viene ulteriormente virato verso zone impreviste, per cui accanto ai giganti filosofici può spuntare, ugualmente probatorio, un film di ultima generazione. Una saggistica Pop, uno stato argomentativo davvero fluido pieno di variazioni e digressioni, piacevole da seguire ma scomodo da riassumere, anche a conoscerne i presupposti (Hegel, Lacan fra tutti), hai voglia a ritornare sui suoi passi, ma non se ne rintraccia l’affermazione univoca.
Un suo lavoro recente – non dico l’ultimo pubblicato in Italia, perché magari nel frattempo… – è questo sulla libertà, intitolato Libertà, una malattia incurabile, edito da Ponte alle Grazie con l’accurata traduzione del poeta e scrittore Vincenzo Ostuni. Continua a leggere Žižek e i paradossi della libertà

Progetto ideologia: i primi e ultimi rovesciamenti

Negli ultimi tempi mi sono messo a ripassare l’ideologia. Qualcuno dirà ch’è fatica sprecata, in quanto è un problema del passato, ormai fuori moda altrettanto del marxismo che ci s’arrovellò. Ma tant’è, si vede che da anziani vien voglia di guardarsi indietro e pazienza se continuo a essere attratto dalle cause perse. Insomma, ho iniziato una ricerca, cioè una rilettura di tutto il dibattito, un lavoro ancora in corso perché uno tira l’altro e non si finisce più. Di finire, in questo caso, non c’è alcuna fretta, in quanto il materiale raccolto e elaborato non necessariamente è destinato a diventare un libro, tanto è altamente improbabile che un editore desideri darlo alle stampe, questo sunto di vecchie storie. Perciò andrò avanti passo per passo a saggiare le discussioni pregresse con l’occhio attento se con l’ideologia casomai avessimo ancora a che fare.
Intanto, a latere degli autori, mi sorgono com’è normale delle domande trasversali. Allora, senza dover aspettare di aver terminato il ripasso, ho pensato di aprire un piccolo spazio su “Critica integrale” per affrontare questi interrogativi quando si presentano. In fondo vedo che i miei tentativi di definizioni teoriche sono abbastanza seguiti (un particolare successo ha avuto quello sul grottesco, non ho ancora capito il motivo…) e quindi perché non dedicare un po’ di spazio anche a ridefinire l’ideologia? Solo che “cos’è l’ideologia” non si può dire in un unico articolo e mi vedo costretto a iniziarne una serie, cominciando dalla parola stessa e dai suoi primi e ultimi “rovesciamenti” di significato. Continua a leggere Progetto ideologia: i primi e ultimi rovesciamenti

Fare di ogni estetica una semiotica

Tempo fa, durante una delle discussioni che facevo con gli studenti a fine corso, uno di loro mi chiese dove fosse andata a finire l’estetica. Non perché non pronunciassi mai quella parola, che anzi veniva spesso indicata, nominando gli Hegel e i Croce, in opposizione all’allegoria; ma effettivamente non mi servivo del suo vocabolario nel commento ai testi, evitando di usare termini come bello, splendido, ineguagliabile, mirabile, sublime e quanti altri si vogliano come rilevatori di valore. Quello studente aveva colto non so se un punto debole, ma certamente un punto decisivo del mio modo di approcciare il testo letterario.
Di lì a poco quell’accorto studente si sarebbe laureato con una tesi su Antonio Gramsci, trovandovi il suo problema risolto con una coesistenza di valore culturale e valore estetico. Personalmente, trovo che sia difficile far stare insieme le due dimensioni e ritengo si debba fare un passo oltre: fare di ogni estetica una semiotica. Continua a leggere Fare di ogni estetica una semiotica