Continua con questa seconda puntata la discussione sull’allegoria a partire dal libro di Fredric Jameson, Allegory and Ideology. La prima puntata ha riguardato soprattutto la distinzione tra la personificazione (che è semplificatrice e porta a immagini stereotipate) e l’allegoria a “quattro livelli”, che è, invece, secondo l’autore, polisensa e creativa.
2
Interpretazione e produzione
Nella lunga storia dell’allegoria si sovrappongono due linee diverse, una creativa e l’altra interpretativa. La linea creativa è quella dell’allegorista che usa la fantasia per rappresentare un’idea attraverso un personaggio, un animale, un oggetto, costruendo un mondo “impossibile”, in buona misura irrealistico. La linea interpretativa è quella dell’esegesi: c’è un testo che non si addice più alla cultura attuale, ma che non può essere abbandonato, ecco allora che l’interpretazione allegorica lo adatta al nuovo contesto (così fecero i greci con Omero e i cristiani con l’Antico Testamento). Nella situazione moderna, in cui le allegorie sono per lo più immagini enigmatiche “senza chiave” esplicita (per esempio, i dipinti di Bosch o i racconti di Kafka), l’allegoria sembra tornare in mano all’interpretazione, quindi con alto rischio di arbitrarietà, cioè di vedere qualcosa che l’autore non aveva per niente in mente.