Questo mese la videolezione (da qualche giorno su Youtube, raggiungibile anche passando dalla sezione Appello straordinario) è dedicata a Clemente Rebora. Nel panorama di inizio Novecento che andiamo disegnando, Rebora è un autore difficile e difficilmente classificabile, anche se può essere collocato nell’ambiente della rivista “la Voce”, che pubblicò nel 1914 i suoi Frammenti lirici. Potremmo anche, seguendo Contini, parlarne come di un espressionista italiano. Certamente c’è nel suo testo una percezione acuta della vita moderna che si traduce nell’ansia e nella tensione esasperata del ritmo e del linguaggio.
In particolare la videolezione si sofferma sul frammento XI, costruito attorno all’allegoria di un vagone merci (inizia “O carro vuoto sul binario morto”). Al di là del fascino del viaggio e del mito tecnologico del treno (caro anche ai futuristi) Rebora sceglie di porre al centro un oggetto di basso livello (decisamente impoetico) e di farne il segnale di un’epoca in cui le cose stanno prendendo il posto dell’uomo e gli uomini sono reputati come meri “portatori di merci”…
In seguito, Rebora – come si sa – approderà alla vocazione religiosa. Ma in questa fase iniziale l’aspirazione alla trascendenza ideale permane in acerbo conflitto con la necessità materiale: sono in qualche modo i due binari obbligati sui quali corre inesorabilmente il treno della vita.