È uscito un nuovo libro di Alfonso Lentini, autore passato attraverso la Terza Ondata e ora operante in una zona franca di scrittura fantastico-onirico-magica praticata con molta ironia. Il nuovo libro s’intitola Noi siamo i lupopesci ed è pubblicato dalle edizioni pièdimosca nella collana diretta da Carlo Sperduti.
Il libro, che raccoglie pezzi molto brevi, raramente superiori allo spazio di una pagina, è diviso in 4 sezioni: la prima (Scale) è percorsa da un buffo spirito di elevazione che coinvolge un’intera famiglia, dai propinqui agli antenati; la seconda (Del dormire) esplora le esperienze dell’altra metà dell’esistenza; la terza è dedicata ai Nani di mente che credono soltanto in quello che vedono (e quindi, in fondo, siamo noi); la quarta insiste sul quotidiano deformato-contraddittorio e si chiude con un Viaggio sulla Luna (che dà il titolo alla sezione) percorso al contrario, cioè scendendo al «centro della Terra». Tutte prospettive comunque molto vicine e convergenti nella creazione di “mondi impossibili”. Continua a leggere I “lupopesci” di Lentini
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Docentoidi artificiali nelle fantascuole di Lentini
Per solito la fantascienza ha immaginato prodigi tecnologici e straordinarie novità nell’ambito dei trasporti e delle telecomunicazioni (capaci di coprire distanze “astronomiche”) ed ha anche presentato un campionario sterminato nel campo della robotica (androidi e compagnia per tutti i gusti), ma poco ha pronosticato a proposito dell’istruzione, delle scuole del futuro e delle loro insegnanti. A riempire la lacuna, anzi a “supplire” (per usare un verbo adatto al ruolo docente) questa mancanza, ci ha pensato Alfonso Lentini con il suo libro di racconti Le professoresse meccaniche e altre storie di scuola, edito da Graphofeel.
Racconti separati e a sé stanti, ma attraversati tutti dallo stesso filo, cioè la proiezione dei problemi della scuola nel lontano futuro, o piuttosto nei futuri, perché ogni brano reinventa il proprio mondo, non si sa mai bene se in epoche o addirittura in pianeti diversi. Assenti le precise coordinate di spazio e tempo, sembra quasi che ogni racconto nasca come una specie di sogno (o incubo) di un professore stremato dagli scrutini…
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