Antonio Amendola affida la sua nuova opera, dal titolo Variegata, al sito di “Critica integrale”, che già offre altri suoi testi nella sezione dei pdf “Scaricabili”. È anche questa una sperimentazione attiva sui versanti del visivo e del sonoro: del visivo, perché la parola viene messa in evidenza come immagine, soprattutto grazie ai grandi caratteri maiuscoli, e la pagina stessa è percorsa da spaziature e da separazioni (le righe di puntini). Tale aspetto visuale, che colpisce davvero, come suol dirsi, “al primo sguardo”, è in realtà nello stesso una indicazione performativa per la lettura a voce, una sorta di spartito. Particolarmente rilevante è, nel testo, il lavoro sui significanti (che unisce o separa anche il corpo della parola), il gioco verbale e la pulsione ritmica che rimanda all’immagine del treno («la suggestione delle rotaie suggerisce il movimento») e del resto un suo testo precedente s’intitolava, non a caso, Il trenorale. Nel libro compaiono vari temi: il cinema (altro motivo d’ispirazione caro all’autore in quanto immagine in movimento, dinamicità visiva), ma anche il mito di Ulisse (che è poi la sparizione dell’identità nel “nessuno”), Hokusai seguito a ruota da Stephen Hawking, la linea curva dell’universo e, non ultimo, il lavoro (si legge: «IL LAVORO È TUTTO») che indica nel fare l’aspetto laboratoriale, sperimentale dell’opera che ricerca percezioni ed emozioni, sì, ma non per richiami di facilità emotiva, piuttosto come “guerriglia semiotica”, tattica della sorpresa e di straniamento, ottenuti anche attraverso opportuni inserti teorici.
Un contenuto “variegato” per l’appunto per una operazione estetica improntata, come scrive l’autore, alla «avventura delle parole».