Alla ripresa autunnale, il ciclo dei seminari intitolato “Critica della critica” è proseguito affrontando il tema “La linea di Montale in Sanguineti e Curi”. Si trattava di capire i metodi e gli esiti di una certa critica di ispirazione marxista che agisse in maniere molto aperte, col principale riferimento a un atipico come Walter Benjamin. Analizzando Montale, infatti, l’attenzione dei due critici, in momenti diversi, viene data sì all’autore ma includendolo all’interno di una storia; non però la storia come sfondo appiccicato per forza di cose, ma la storia letteraria come luogo di conflitto. Ecco quindi Montale posizionato in una “linea”: segnatamente la “linea crepuscolare” che emerge dal saggio sanguinetiano del 1954.
Chi volesse ascoltare o riascoltare la registrazione del seminario, può passare da qui:
I temi dibattuti sono stati vari. Intanto la perdita dell’ironia da parte di Montale per rispetto a Gozzano. Poi, il giudizio di valore che sorge dal posizionamento e dal confronto: in particolare nel lavoro di Fausto Curi, nel suo disegno delle tre soglie della scrittura “del risveglio”, Montale appare sprovvisto della debita consapevolezza e sconta una certa resistenza nei confronti della psicoanalisi. Se non una stroncatura – ed effettivamente nel mezzo di abbondanti riconoscimenti – si profila tuttavia la possibilità di un giudizio limitativo anche per il classico più riverito e riconosciuto. Inserimento storico nella “tendenza” e ermeneutica conflittuale si dimostrano strumenti indispensabili della critica degna del nome.
Nel dibattito si è anche avanzata la domanda riguardante oggi la pertinenza di un’analisi delle tendenze: problema notevole peso che sarà tenuto presente per prossime occasioni.
28/09/2022