Gianmarco Mecozzi è autore assai raro nel panorama letterario attuale. Come poeta non disdegna il tono satirico-polemico, di sapore brechtiano, mentre come narratore ha dato prove di umoristica e parodistica fantascienza. Si è inoltre dedicato al teatro e da questa esperienza deriva il suo ultimo libro Il maestro. A fuoco i teatri, pubblicato dalle edizioni Momo.
È un libro principalmente di testimonianza che racconta una delle più significative vicende del nostro teatro di avanguardia, protagonista Carlo Quartucci (che è il “maestro”, appunto) con Carla Tatò e il Teatr’Arteria, un grande progetto “incendiario” (vedi il sottotitolo di “fuoco”) dentro il teatro e fuori del teatro, perché lo spazio performativo-artistico viene allargato e intriso per intero dall’istanza rivoluzionaria.
Nello stesso tempo, il libro ha un suo forte tenore stilistico: sulla spinta ritmica dei tre puntini di sospensione, la scrittura di Mecozzi incalza e s’impenna, deraglia e trascina, contagia entusiasmo e si fa teatro essa stessa nel dialogo-conflitto con un lettore ormai impigrito. In questo modo l’insegnamento del “maestro” non resta lettera morta, ma si trasmette fin dentro le modalità del racconto che lo rievoca.
Ho già avuto modo di esprimermi su questo libro nella breve nota di postfazione che vi si trova inclusa. Penso quindi che, a consigliarne la lettura, valga meglio un brano-campione. Scelgo questo, proprio sul tema di cosa sia un “maestro”, a togliere a quella figura ogni supponenza autoritaria:
Un maestro, che cosa trasmette?… il mio primo incontro con Quartucci ha rovesciato almeno un ordine del discorso, il mio?: su ogni aspetto del… non che sia un pregio, eh… cioè: io volevo il teatro… lui mi dice, mi sta dicendo ancora: ecco il teatro… «davvero, lo vuoi?».., cioè non è che lo stia proprio dicendo ecco: lo sta proiettando… è come un cinema senza parole… io non so cosa sia, il teatro voglio dire, non mi interessa, dice Quartucci… ma so generarlo dalle punta delle mie dita… che sono luminose, guarda!… è una specie di pozione magica… «sono un druido?»… una alchimia di cose e persone: che non si controlla… una porzione di mondo che, una volta che è generata, ha le sue regole, probabilmente… che io non conosco: nessuno le sa… rito, virtù, il male, la rivolta: tutto è in gioco… «oh, quanto mi diverte vedere quelli che cercano di controllarla!»… controllare il teatro!… un maestro è un maestro… «oh, quanto mi diverte!»… mi diverte e mi fa infuriare, mi manda fuori di testa: chi parla? e di cosa?… un allievo è un allievo.
26/11/2021