Continuo con le videolezioni, soprattutto adesso che occorre sperimentare la “didattica a distanza”. Finora mi ero dedicato ad alcuni ritratti: Campana, Gozzano, Palazzeschi, Rebora, Lucini, quelli che ritengo gli autori principali in un’ottica di avanguardia e di “modernità radicale”. Ma mi rendo conto che è necessario per comprenderli bene uno sguardo al panorama complessivo. E quindi faccio dopo qualcosa che avrei dovuto fare prima, mettendo a fuoco il quadro generale. Essendo l’operazione piuttosto estesa ho pensato di alleggerire la materia suddividendola in tre parti. Questa è Inizio Novecento, parte prima.
Nella prima parte, tocco per forza di cose i due “numi” che soprintendono al periodo, Gabriele d’Annunzio e Giovanni Pascoli, dando a loro tutta l’importanza che meritano: il che significa nel bene nel male, in ciò che trasmettono di più stimolante (la ricerca di musicalità, la frammentazione) e i limiti ideologici entro cui operano: ideologia non solo in senso esterno (il superuomo dannunziano, il piccolo borghese pascoliano), ma anche intrinseco alla loro operazione poetica.
A margine, comincia poi l’esplorazione delle alternative con l’area dei crepuscolari. Escluso Gozzano, già trattato a parte, emergono Sergio Corazzini, il lato “piangevole” del crepuscolarismo, tuttavia impennatosi nell’ultima fase verso il comico e il grottesco (e la “perdita di aureola”); e Marino Moretti, che declina la “scuola dell’ironia”, nelle sue prove migliori, verso l’infantile e il demenziale.
Anche in questo discorso per forza di cose più sintetico ho cercato di tenere sempre presente i testi, perché ritengo che tutte le valutazioni critiche come i posizionamenti storici vadano dimostrati attraverso le pieghe della scrittura.