Divorare libri: una metafora singolare, che dà da pensare. In effetti, nessun mondo formale viene a tal punto gustato, ingerito, disgregato e assimilato come la prosa narrativa. Forse è davvero possibile paragonare l’atto del leggere e quello del mangiare. Ovviamente, va tenuta presente soprattutto una cosa: il nutrirsi e il mangiare non hanno motivazioni del tutto identiche. La più antica teoria dell’alimentazione, tanto più istruttiva per il fatto di partire dall’atto stesso del mangiare, sosteneva che ci nutriamo incorporando lo spirito delle cose mangiate.
Ora, è chiaro che quello «spirito» non ci nutre e purtuttavia noi mangiamo spinti da un desiderio di incorporazione che va al di là delle strette necessità vitali. Ed è allora per uno scopo analogo che noi leggiamo, non, dunque, per ampliare le nostre esperienze o il nostro patrimonio di ricordi e di vissuto. Certe teorie psicologiche centrate sulla sostituzione sono per l’appunto teorie dell’alimentazione, dove il sangue da noi mangiato diventa il nostro sangue, le ossa dell’animale diventano le nostre ossa, e cosí via. Ma non è cosí semplice: noi leggiamo per aumentare non le nostre esperienze, bensí noi stessi. E sono proprio i bambini a leggere sempre cosí: incorporando, non immedesimandosi. Il loro modo di leggere non è tanto una questione di cultura e di sapere, quanto piuttosto di crescita e di forza vitale. Per questo ciò che si nasconde nei loro libri è sempre un genio in potenza, e ciò fa del libro per l’infanzia un caso del tutto particolare.