L’ultima raccolta di poesia di Marco Palladini colpisce per la sua varietà stilistica. Le modalità cambiano ad ogni lancio di dadi. Palladini ha risolto il problema dell’argomento (di cosa parlare? di cosa oggi vale la pena di parlare?), ponendo ad oggetto di ciascun testo un altro autore. E poiché l’oggetto cambia da un testo all’altro, sul filo delle dediche si svolge l’arco di diversissime soluzioni formali: c’è verso breve e verso lungo, verso rimato e verso non rimato, c’è l’acrostico, dove il nome del dedicatario guida la danza dei significanti, e c’è il prosimetro, decisamente discorsivo. Una pluralità in movimento ben descritta nella bella introduzione al libro scritta da Antonio Francesco Perozzi che evidenzia il succedersi di oltretutto di «tautogrammi», di «meccanismi di reiterazione sintattica», di «asindeti incontrollabili», di «micro-interventi sui vocaboli», e così via. Continua a leggere Palladini, un anticanone in versi