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I seminari della LUNA: Ricerca e conflitto

Dopo alcuni seminari dedicati agli autori dello sperimentalismo e della ricerca è parso opportuno, a partire dai buoni risultati, aprire un periodo di maggiori approfondimenti e di ulteriori verifiche. A tale fine si è prestato, intanto, un confronto teorico-terminologico sulle nozioni di “ricerca” e di “conflitto” in ambito di poesia.
Sembrerebbero apparentemente incompatibili, in quanto la ricerca dà un’idea di apertura, mentre il conflitto appare ripiegato nella reazione contro un nemico al quale rischia di finire per assomigliare. La ricerca è una funzione che qualsiasi poesia dovrebbe comunque avere, pena un insulso conservatorismo, mentre la conflittualità investe il campo “specifico” con l’esigenza di spezzarlo in due (chi di qua, chi di là) con una scissione diametrale.
Eppure: ci può essere ricerca senza conflitto? Come fa la ricerca a dichiararsi se non a petto di una “non ricerca” dalla quale esige di staccarsi?

Il seminario può essere seguito cliccando qui:

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Il testacoda dell’avanguardia

Uno degli standard con cui viene di solito considerata l’avanguardia è l’esasperata ricerca del “nuovo”. Che sarebbe poi anche un criterio generale di valutazione estetica (l’originalità). Tuttavia, questo motivo non è più tanto centrale nelle avanguardie “sperimentali” del secondo Novecento, e in fondo ancora prima, per esempio nel surrealismo. Nel surrealismo il problema non è tanto distanziare la tradizione – come nei futuristi – quanto attraversarla e contrapporle l’anti-canone degli scrittori cancellati perché trasgressivi. Insomma, la costruzione di una alternativa letteraria non può essere semplicemente liquidatoria (nel qual caso si rischia un plateale “ritorno del rimosso”), ma comporta un necessario atteggiamento critico nei confronti del passato.
Su questo mi ha fatto riflettere il libro di Marco Berisso, Documenti sulla neoavanguardia (edizioni del verri), uscito appena in tempo per rientrare nell’anno anniversario del Gruppo 63. Berisso da esperto medievista oltreché autore in proprio, si occupa di tre autori, Nanni Balestrini, Corrado Costa e Edoardo Sanguineti, mostrando come in ciascuno in modi diversi la tradizione continui ad essere considerata e in particolare quella delle origini letterarie. La prima impressione è stata di un rischio: rimettere questi autori eterodossi nel solco della lirica. Oppure di archiviarli storicamente attraverso l’omaggio della filologia. Tuttavia, l’apparato solido e convincente della ricerca compiuta da Berisso spinge a considerare il libro con più attenzione. Continua a leggere Il testacoda dell’avanguardia

Giorgio Moio sulla poesia

Dopo quello di Antonino Contiliano, pubblico l’intervento sulla poesia che mi ha inviato Giorgio Moio. Che stia nascendo un dibattito?

GIORGIO MOIO
Poesia come normalità o azzardo?

Il compito della poesia è stato sempre quello di ricercare qualcosa che non c’è (o non ci è dato – forse – sapere), un linguaggio della contraddizione, palinodico e giocoso, tragicomico, che non affabuli ma aggrovigli, che non addomestichi ma interroghi. Sul piano prettamente stilistico, un accumulo delirante di parole deliranti apparentemente giocose e comiche da scorticare, scardinare, aprire squarci, ogni qualvolta il risultato si avvii verso l’ovvio, non senza il gioco delle combinazioni. Una poesia come avventura nel mare della conoscenza per una mobilità linguistica che non prometta consolazioni, che non raggiunga mai la centralità di un qualcosa fatto passare per verità; mai patetica, né intimistica, né romantica, ma irriverente, demistificatoria, dissacrante per una fisica visione dinamico-allegorica del mondo, per un itinerarium corporis in mundum. Continua a leggere Giorgio Moio sulla poesia

Contiliano sulla poesia

Questa sera alle 19,30 a Marsala (Baluardo Velasco) si presenta Guevara gogiEr, lavoro collettivo curato da Antonino Contiliano con Marco Palladini e me medesimo. Il testo viene ora riproposto arricchito di nuova versione video e di lettura attoriale: ai coautori (che restano anonimi sotto la sigla del collettivo Noi rebeldia) si aggiungono quindi le voci di Gabriella Becchina e Rino Marino, musica e immagini nel montaggio di Nino Parrinello e la copertina di Giacomo Cuttone. Come accompagnamento alla serata, pubblico qui un interessante saggio di Antonino Contiliano sulla poesia.

Antonino Contiliano

tempo neg-entropia clinamen
poesia antagonista… obbligo

L’entropia è un concetto chiave per comprendere la dinamica dei sistemi culturali, come le culture si trasformano nel tempo, come si acquisiscono e perdono informazioni, e come si genera diversità culturale. Un sistema culturale privo di entropia rischia di scomparire, mentre uno troppo caotico rischia di perdere la propria identità. I testi poetici, invece, sono sistemi complessi di sapere neg-entropici: generano nuova informazione, conoscenza e comportamenti. Questa complessità, attraverso il movimento di possibilità imprevedibili, può essere vista anche come un “complemento logico” positivo rispetto alla negatività dell’entropia.
Juri Lotman sostiene che l’arte e la poesia, attraverso operazioni costruttive e selezione di elementi strutturali, presentano numerose possibilità risolutive. Il significato di un’opera poetica cresce con la complessità delle informazioni selezionate. Continua a leggere Contiliano sulla poesia

Lo dice Rancière

La nozione di avanguardia definisce il tipo di soggetto adeguato alla visione modernista e capace di operare la connessione, in questa prospettiva, tra estetica e politica. Il suo successo non risiede tanto nella facile connessione che questo concetto propone tra l’idea artistica dell’innovazione e l’idea della direzione politica del movimento, quanto nel nesso meno evidente tra due idee di «avanguardia». C’è la nozione topografica e militare della forza che procede alla testa, che detiene l’intelligenza del movimento, che ne sintetizza le forze, che determina il senso dell’evoluzione storica e sceglie gli orientamenti politici soggettivi. Insomma, c’è questa idea che lega la soggettività politica a una certa forma, a quella del partito, distaccamento avanzato che ricava la propria capacità di dirigere dalla capacità di leggere e interpretare i segni della storia. L’altra idea di avanguardia si radica, invece, nell’anticipazione estetica dell’avvenire, secondo il modello schilleriano. Continua a leggere Lo dice Rancière

Episodi luciniani

Pier Luigi Ferro, saggista esperto di Gian Pietro Lucini, pubblica per i tipi di Mimesis un libro che raccoglie le sue ricerche di archivio, svolte tra Lombardia (le carte luciniane sono conservate presso la Biblioteca Comunale di Como) e la Liguria. Il titolo, Sul cammino del Melibeo – rievocante uno dei frequenti nomi alternativi dell’autore, – indica che si tratta di diverse tappe che attraversano il percorso del nostro dagli inizi alla fine, attraverso singoli episodi e dettagli.
Seguendo l’indice, troviamo: il protoLucini giovanile alle prese con un impegnativo confronto con la religione nel poemetto Galileo (1887); i rapporti con i simbolisti genovesi, Giribaldi e Varaldo, sostenuti ed esortati; il carteggio con Ceccardo Roccatagliata Ceccardi, figura abbastanza nota di poeta anarchico tra Otto e Novecento, in particolare a proposito del sospetto trafugamento dalla Corte d’Assise di Genova dei documenti sulle esecuzioni capitali dei mazziniani nel 1833 – una sorta di giallo politico; il carteggio con Mario Garea Del Forno (in arte Mornor Yadolphe), suo ammiratore, oltreché locatore della casa di Varazze (nelle lettere nominata come “Cretinopoli”) dove Lucini preferibilmente svernava fino agli ultimi anni di vita; chiude il libro il saggio, revisionato e integrato, che figurava come introduzione nella ristampa 2008 del Verso libero. Ciascuno dei lavori provenienti da ricerche d’archivio riproduce in appendice i materiali relativi. Continua a leggere Episodi luciniani