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Convinzione, conversione o cosa?

Ti trovi con uno che non la pensa come te. Cosa fai? Provi a convincerlo?
Beninteso, qui non c’è alcuna indicazione di tecniche psicologiche per far pensare gli altri come vuoi tu – nel qual caso questo sarebbe un blog come gli altri… La questione che mi interessa e che, come si vedrà subito, è fatta di serpenti che si mordono la coda, è di come spostare posizioni consolidate, di come scalfire il senso comune: insomma, quella che si potrebbe chiamare una strategia illuministica oppure una critica dell’ideologia.
Le quali si basano, in sintesi, su questo presupposto: “non sanno quello che fanno”. Allora con-vincere significa far aprire gli occhi alla cecità, risvegliare il dormiente, sanare l’errore con qualsiasi mezzo, di argomenti o di arte (nel qual caso “impegnata”).
Ultimamente, però, si è insinuato il tarlo della ragione cinica con la formula: “sanno quello che fanno, ma lo fanno”. Di fronte ad essa, il convincimento sembra inutile, una fatica sprecata. Continua a leggere Convinzione, conversione o cosa?

Libertà e uguaglianza

Per il suo prossimo Annuario 2025 la redazione di “Malacoda” ha scelto come termine-tema la parola Libertà. Una parola che, negli ultimi tempi è stata travisata in molti modi. Va bene che la “Casa della libertà” e il successivo “Popolo” fanno ormai parte del passato, tuttavia ancora la questione è dibattuta malamente con strani paradossi (il divieto di “apologia di fascismo”, secondo i fascisti, sarebbe illiberale) e con alquanta confusione tra liberismo e conservatorismo che genera leggi lassiste e leggi repressive secondo convenienza.
Approfondire necessita. E, in particolare, occorre, a mio parere, ribadire il nesso indissolubile tra libertà e uguaglianza. Una libertà “disuguale” è una libertà per pochi, dunque non è una vera libertà, se la maggior parte rimane in stato di necessità. D’altra parte, la fine della servitù ha comportato il paradosso che i servi liberati sono liberi solo di vendersi (di vendere la loro forza-lavoro, il che è lo stesso). Continua a leggere Libertà e uguaglianza

Non rimane che il comunismo

Sa che deve smettere, ma non riesce a smettere… Non si tratta di un drogato o di un alcolista, ma semplicemente del pianeta Terra, come suol dirsi “l’unico che abbiamo”. È probabile che siamo a un passo dall’ultima chiamata e malgrado tutti i segnali che mandano i mutamenti climatici ci sono i negazionisti e comunque gli speranzosi che resteranno inerti finché le onde non entreranno nella casa al mare o il tornado non li porterà via con il dehors dell’apericena. Per l’intanto si continua come prima, come se niente fosse. D’altronde, come si fa a invertire il corso dell’economia globale? Tanto meglio non pensarci.
Non è d’accordo Saitō Kōhei, nel suo libro Il capitale nell’antropocene, da poco pubblicato da Einaudi. Saitō è un giapponese relativamente giovane (è lui nell’immagine in evidenza), un docente di filosofia studioso in particolare di Marx che ha puntato la sua attenzione sull’ “ecomarxismo” (L’ecososcialismo di Karl Marx è il suo titolo precedente, edito in Italia da Castelvecchi). La sua tesi è che non siamo ancora all’ultimo stadio, quando non c’è più niente da fare, ma ci arriveremo presto se non si adotta una soluzione radicale. Poiché il guasto planetario è opera del sistema di vita chiamato capitalismo, non resta da fare altro che cambiarlo. È il capitalismo che, anche se sa di dover smettere, non riesce a smettere (basta vedere tutte le resistenze degli stati alle convenzioni sul clima). Quindi? Non rimane che il comunismo. Continua a leggere Non rimane che il comunismo

25 del 2005!

In occasione di un 25 aprile particolarmente sensibile come quello odierno, pubblico un mio testo scritto in occasione di un altro 25 aprile altrettanto sensibile, quello del 2005, durante il secondo governo  Berlusconi e della “Casa delle libertà”. Lo lessi allora con la collaborazione vocale e strumentale di Antonio Amendola al Teatro Agorà ed è rimasto poi inedito.

25 aprile

Libertà va cercando: era sì cara
a basso prezzo adesso è rivenduta.
A sciacquarsela in bocca fanno a gara
e quando più non serve la si sputa:
può voler dire quello oppure questo
a seconda che dà o non dà vantaggio
a uno che comanda ed immodesto
vuole adornare il suo costante oltraggio
di simbolico lume: e la parola
di qua di là di su di giù si mette
a perdita di senso e si fa fola
materiale adatto a barzellette. Continua a leggere 25 del 2005!

Attenti alla metafora!

Nel discorso pronunciato alla Camera, Comunquevogliachesichiami  neopremier si è lanciata arditamente in una metafora, forse riemersa da vaghe memorie scolastiche oraziane e petrarchesche, non saprei, forse suggeritagli da un ghost writer in vena (perché stava leggendo, con una certa sorpresa per quanto scritto), ma in ogni caso disse: «Siamo, dunque, nel pieno di una tempesta, con un’imbarcazione che ha subito diversi danni, e gli italiani hanno affidato a noi il compito di condurre la nave in porto in questa difficilissima traversata».
Nello stesso giorno il suo ministro dell’Interno minacciava di chiudere i posti alle navi piene di naufraghi.

Coerenza, dove sei tu?

29/10/2022