— Immagina una casa di ferro senza finestre, praticamente indistruttibile, con tanta gente addormentata sul punto di morire asfissiata. Tu sai che la morte li coglierà nel sonno che quindi non conosceranno le pene dell’agonia. Ora, se tu, con le tue grida, svegli quelli dal sonno piú leggero e costringi questi sfortunati a soffrire il tormento di una morte inevitabile, credi di rendere loro un servigio?
— Se alcuni si svegliano, non puoi piú dire che non ci sia alcuna speranza di distruggere la casa di ferro.
Da Fuga sulla luna
30/07/20
Si deve per forza essere d’accordo con Il secondo interlocutore. Infatti non si può non avere speranza, perché fa parte della stessa ragione umana, dell’Io penso o Autocoscienza. Pertanto il primo ignora l’essenza umana, il secondo la conosce. Questo a prescindere dall’utilità delle due posizioni. Insomma, la scelta del secondo è obbligata, perché la speranza è i n e v i t a b i l e
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La tripartizione passato presente futuro è obbligata nell’uomo, a differenza che negli animali, ciò fa sì che anche nelle peggiori condizioni, il momento attuale è sempre superato dal successivo, e dunque non è eterno, può mutare – non importa se per effetto della nostra azione o di altri uomini o della natura. Dunque la speranza in realtà termina solo con la perdita di coscienza, permanente o temporanea che sia. Rimane il problema dei gesti cosiddetti disperati: ma sono realmente tali? Difficile dirlo. Bisognerebbe averli praticati per rispondere onestamente. Qui si può ipotizzare (solo ipotizzare!) che non sia la disperazione (o mancanza di speranza) a indurre a quei gesti, ma l’insopportabilità di ulteriore dolore, il desiderio di porvi fine immediatamente, senza altre sofferenze. Il dolore (come del resto il piacere) quando è forte, supera qualsiasi ragionamento, e la speranza in fondo, è un ragionamento.
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La separazione passato presente futuro, è alla base della libertà umana. Posso cambiare la realtà infelice solo perché c’è un futuro in cui ciò può accadere. Se il futuro fosse il passato che continua, io non potrei cambiare nulla. Il futuro è il campo di battaglia in cui il Soggetto combatte con l’Oggetto, con il Mito, con il Passato che vorrebbe proseguire sempre uguale, per mutarlo a suo vantaggio.
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