In questa nuova videolezione, che è la seconda puntata del panorama complessivo di Inizio Novecento, vengono presi in esame gli altri gruppi che – insieme ai Crepuscolari, trattati nella prima puntata – costituiscono le linee della ricerca più avanzata di quel periodo così straordinariamente inventivo e vitale. Sono i “Vociani” e i Futuristi. Certo, i secondi sono un movimento più “costituito”, basato su un vero e proprio organigramma, mentre i primi sono accomunati solo dal fatto di avere lavorato attorno alla stessa rivista, ricevendone però comunque degli stimoli che li aiutano a individuare delle poetiche non prive di analogie.
Per i “Vociani”, intendo parlare di Giovanni Boine e della sua poesia nella prosa e di Piero Jahier, autore di satira antiborghese dal basso, dal ceto subalterno degli impiegati poveri. Poi naturalmente c’è Rebora, al quale ho già dedicato una lezione a parte. E c’è poi Sbarbaro che, a prima vista sembrerebbe più legato ai Crepuscolari e al loro tono abbassato, tanto che il suo titolo principale è Pianissimo. Sembrerebbe distante dal “travaglio” della volontà e tuttavia l’abbassamento in lui prende la strada assai “travagliata” dell’abrasione totale e dell’atonia, senza compiacenze e consolazioni, aprendo la strada alla linea ligure di Montale.
Per quanto riguarda il Futurismo, come già era risultato nelle lezioni dedicate a Palazzeschi e Lucini, sono messe in luce le spinte anarchiche e utopiche, ma anche tutte le “retromarce” ideologiche che riportano indietro le premesse di avanguardia del movimento guidato (è proprio il caso di dirlo) da Marinetti. Un punto particolarmente interessante è la mobilitazione, accanto alla letteratura, delle altre arti come la pittura e la musica. Nonché gli influssi e le divergenze con la sperimentazione europea contemporanea e subito seguente.