Sembra impossibile dover fare lezione di retorica ai grandi comunicatori del nostro tempo, che dovrebbero esserne ferratissimi, re di parlantina come sono nei media, loro, i sovrani del verbo sovranista.
Ma tant’è. E quindi, per non fare “brutta figura”, rimandiamoli a studiare le figure, quelle come la sineddoche e la metonimia, che a quanto pare non sanno che siano.
Così ieri Trump inciampava nella sineddoche con il suo slogan “America first”: non si accorgeva di stare usando quella particolare figura catalogata come “il tutto per la parte”, ovverosia sineddoche generalizzante; per cui tutti gli abitanti del continente, dalla Baia di Hudson alla Terra del Fuoco avrebbero avuto il diritto di presentarsi a chiedergli il conto della primazia.
Allo stesso modo oggi Salvini, nell’aborrire come violento il titolo “Cancellare Salvini”, dimostra di non conoscere la classica metonimia dell’autore al posto dell’opera (leggo Leopardi, prestami Proust e simili), perfettamente corretta essendo lui l’autore dei Decreti Sicurezza che è doveroso cancellare al più presto.
Dite che sono ignoranti? Ma no! Fingono (molto bene) di esserlo.
Ovviamente concordo e mi permetto solo di aggiungere (preterizione in tono minore?) che forse bisognerebbe iniziare a distinguere la retorica come arte, che è quella che pratica la poesia (e questa è una metonimia) dalla retorica come stronzaggine (e questa è forse iperbole ma forse anche no), che è quella che praticano i politici (quasi sinddoche, per: politici italiani e/o fascisti – antonomasia ma solo parziale). Ciao Francesco, un abbraccio! Sandro
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