C’era un’altra volta, in un reame che non saprei, un ministro molto preoccupato che nessuno entrasse nel suo paese. E poiché gli pareva che molte facce strane arrivassero via mare, decise un bel giorno di chiudere i porti. Fece costruire all’uopo dei grandi cancelli, in modo che l’acqua potesse passare ma non le barche degli odiosi invasori.
Poiché però alcuni, così magri da passare in mezzo alle sbarre, continuavano a sbarcare, fece ancora di più. Intanto, fece finta di salire su una potente moto d’acqua pensando così di spaventare gli ignari approdanti. Non pago, mise delle sentinelle sui frangiflutti, le quali però vennero distrubate dai gabbiani colà stazionanti. Inoltre rimanevano sempre le spiagge defilate e fuori mano dove certi tizi arrivavano alla chetichella proprio per fargli dispetto. “Il nostro bel paese – diceva tra sé – è difficile da difendere, perché per la massima parte è fatto di coste!” Pensa che ti pensa, dopo essersi consultato con gli odiatori dell’esterno di altri reami, finalmente, gli venne l’idea risolutiva: avrebbe disseminato di mine tutti confini e tutte le rive, lungo tutto il perimetro!
Adesso il paese era in sicurezza, nessuno sarebbe più riuscito ad invaderlo! Che ci provassero e sarebbero saltati miseramente in aria! I popolani plaudivano alla bravura del ministro, fino al giorno in cui si accorsero di non poter più uscire… Erano al sicuro, sì, ma in un enorme carcere!