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I seminari della LUNA: Ricerca e conflitto

Dopo alcuni seminari dedicati agli autori dello sperimentalismo e della ricerca è parso opportuno, a partire dai buoni risultati, aprire un periodo di maggiori approfondimenti e di ulteriori verifiche. A tale fine si è prestato, intanto, un confronto teorico-terminologico sulle nozioni di “ricerca” e di “conflitto” in ambito di poesia.
Sembrerebbero apparentemente incompatibili, in quanto la ricerca dà un’idea di apertura, mentre il conflitto appare ripiegato nella reazione contro un nemico al quale rischia di finire per assomigliare. La ricerca è una funzione che qualsiasi poesia dovrebbe comunque avere, pena un insulso conservatorismo, mentre la conflittualità investe il campo “specifico” con l’esigenza di spezzarlo in due (chi di qua, chi di là) con una scissione diametrale.
Eppure: ci può essere ricerca senza conflitto? Come fa la ricerca a dichiararsi se non a petto di una “non ricerca” dalla quale esige di staccarsi?

Il seminario può essere seguito cliccando qui:

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I seminari della LUNA: Lo sperimentalismo com’era

I seminari della LUNA tornano sul tema dello sperimentalismo, caro alla linea di ricerca di “Critica integrale”; e lo affrontano ora in due puntate con una nuova formula, quella del piccolo convegno con interventi programmati. Il primo incontro, sotto il titolo Lo sperimentalismo com’era, è stato dedicato a ripercorrere la fase storica del secondo Novecento in cui la nozione è stata impostata e ampiamente dibattuta. Anche aspramente avversata: infatti, per la sua stessa origine scientifica, il termine “sperimentalismo” è stato – dai fautori della concezione estetica corrente – ritenuto inadatto e inapplicabile alla intuitività e creatività dell’arte. Spesso in base a un equivoco: infatti, è erroneo ritenere che l’autore sperimentale si limiti ad applicare meccanicamente uno schema presupposto a priori; in realtà “sperimentare” significa al contrario non partire con un risultato già previsto, come invece fa proprio chi si affida a retoriche liriche tradizionali ben rodate.
Gli interventi di questo seminario hanno riguardato tre autori tutti e tre assai rilevanti: Pier Paolo Pasolini (che ha aperto il problema proponendo su “Officina” il neosperimentalismo); Edoardo Sanguineti (in rappresentanza del Gruppo 63, dove il termine è stato discusso in rapporto alla revisione della nozione di avanguardia); e Paolo Volponi (che in poesia ha avuto una fase di sperimentazione eccedente e sbalorditiva, per così dire, “fuori tempo”).
In realtà gli interventi – ascoltabili usando il link qui di seguito – si sono soffermati soprattutto sugli anni Settanta del Novecento.

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Bugliani: il trattamento politico dell’immagine naturale

Ho conosciuto Roberto Bugliani nel collettivo redazionale delle riviste di Luperini, “L’Ombra d’Argo” e poi “Allegoria”. Erano gli anni Ottanta-Novanta, densi di discussioni e di studi controcorrente, quando volevamo mettere la critica marxista migliore a confronto e in conflitto con le nuove proposte dell’ermeneutica e della decostruzione. Interscambio e dibattito che oggi ce li sogniamo…
Ritrovo ora Bugliani come autore in prosa e in versi. In prosa ha pubblicato pochi anni fa il romanzo La disciplina dell’attenzione (Link edizioni) ambientato in quella America Latina che ha ben frequentata in chiave politica e letteraria: una proposta narrativa senza indulgenze buoniste, piuttosto con una costruzione complessa e punti di distacco tra narratore e personaggio. Vorrei però soffermarmi qui soprattutto sul libro in versi, L’età detestabile, edito recentemente da Transeuropa. Il titolo potrebbe far pensare al portato della senilità, una sorta di “musa canuta” o di “stile tardo”. Invece, si afferma subito come una dichiarazione di drastica critica sociale, derivato com’è da una citazione del Don Chisciotte posta in apertura: «in un’età tanto detestabile qual è questa in cui ci troviamo oggi a vivere». Dichiarazione decisa di non-appartenenza, di estraneità non omologata. Eppure, la poesia di Bugliani non esprime semplicemente una resistenza, ma lo fa a modo suo: in particolare mi ha colpito il trattamento a cui sottopone l’immagine naturale, tanto di casa nella lirica a buon mercato. Continua a leggere Bugliani: il trattamento politico dell’immagine naturale

Il dibattito dell’ironia

Dell’ironia molto si è dibattuto e molto si dibatte. Questo “dibattere” non è strano stante l’ambiguità dell’ironia e il suo non voler farsi trovare dove dovrebbe essere. E non è soltanto il fatto che, intesa come strumento, può essere usata per fini diversi, da una parte o dall’altra del dissidio politico. C’è sempre stato anche lo sforzo di strapparla dal repertorio della retorica e di dimostrare perciò che non è riducibile alla semplice antifrasi. Non è solo “dire il contrario”, come quando di fronte a un temporale si pronuncia a mezza bocca un “che bella giornata!” Ci sono anche altre tecniche e anzi i casi di ironia storicamente principali (come l’ironia socratica e l’ironia romantica) non fanno riferimento a una operazione linguistica, bensì a un metodo di discussione o a un atteggiamento di fondo. Continua a leggere Il dibattito dell’ironia