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I seminari della LUNA: Jameson in lungo e in largo

Il semestre della LUNA si è chiuso con un seminario speciale interamente dedicato alla figura di Fredric Jameson. Come indica il titolo, Jameson in lungo e in largo, è stato affrontato l’intero percorso del saggista americano, dagli inizi degli anni Settanta alla scomparsa, avvenuta nel settembre dello scorso anno, passando per le citazioni delle opere principali e i problemi più acuti delle sue sempre sottili argomentazioni.
Un’opera mastodontica e complessa, senza dubbio, che ingloba e mette in comunicazione i diversi metodi critici (dallo strutturalismo alla psicoanalisi, dalla mitocritica alla decostruzione) sotto l’egida di un marxismo rinnovato e duttile che addita l’orizzonte imprescindibile della “storia dei modi di produzione”.
Chi volesse seguire l’intero seminario lo trova a questo link:

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I seminari della LUNA: “Cecità” di José Saramago

I seminari ella LUNA dedicati all’analisi del testo narrativo hanno posto sotto osservazione il romanzo Cecità di José Saramago. Siamo alla metà degli anni Novanta del Novecento (1995 la data di uscita) e circa alla metà dell’attività dello scrittore portoghese. Il titolo originale era Ensaio sobre a cegueira (scartato dalla traduzione italiana forse per evitare equivoci di genere letterario). Ma cosa significa intitolare “saggio” quelo che è in tutta evidenza un racconto? Probabilmente l’autore ha voluto indicare in questo modo che la sua storia ha una valenza per così dire dimostrativa. Una sorta di esperimento, che consiste nel mettere i suoi personaggi in una situazione estrema – un’epidemia di cecità “bianca” che si diffonde fino a diventare davvero pandemica (ovvero totale) – per vedere se e come può resistere in queste condizioni un comportamento che si possa definire ancora “umano”.
Seguendo la griglia precedentemente impostata, il seminario ha approfondito vari livelli del testo, dall’appartenenza al genere distopico di variante epidemica, alla posizione del narratore (onnisciente e spesso ironico), allo stile e alle figure retoriche. Il seminario si può seguire a questo link:

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I seminari della LUNA: l’allegoria in Sanguineti

Per i seminari della LUNA si avvicina la pausa estiva. L’ultimo seminario ha completato il ciclo sull’allegoria analizzandone la presenza nella poesia di Edoardo Sanguineti. In apparenza, la poesia sanguinetiana non presenta allegorie evidenti o almeno non del tipo tradizionale. La prima fase di Laborintus è giocata sulla profluvie di frantumi culturali e sulla costruzione dell’incongruo e dell’eterogeneo; la seconda è riassunta nella poetica del “piccolo fatto vero”, quindi sull’aneddoto vissuto. E però, il richiamo del Sanguineti teorico all’allegoria benjaminiana può mettere sull’avviso che un qualche allegorismo di specie originale vi si trovi. Magari nella stessa tecnica del montaggio, nella autoironia straniante o negli sviluppi dell’aneddoto stesso.
Chi volesse seguire il seminario lo trova qui:

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I seminari della LUNA: l’allegoria in Fortini

Proseguono i seminari della LUNA sul tema dell’allegoria novecentesca. Questa volta sotto esame è stata posta la poesia di Franco Fortini. Fortini, oltre che autore in versi, è stato anche un importante intellettuale, il teorico e critico della Verifica dei poteri, buon conoscitore di Walter Benjamin. Che gli interessasse l’allegoria si deduce dai suoi stessi titoli, a cominciare da Una facile allegoria, apposto alla sua raccolta del 1954. Ma quale allegoria? In sede di dibattito, Fortini ha dichiarato – di contro all’allegorismo dell’avanguardia, cui imputava la carenza di “mediazione” – che si dovesse tener conto anche della tradizione “figurale”.
Chi volesse seguire il seminario trova qui l’audio:

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I seminari della LUNA: L’allegoria in Caproni

I seminari sull’allegoria hanno compiuto un nuovo passo occupandosi della poesia di Giorgio Caproni. Un autore oggi tra i più apprezzati dalla critica e dotato di un suo proprio percorso ben distinto. Quanto all’allegoria, Caproni inizia proprio con il titolo Come un’allegoria, riferito a questi versi di Borgoratti: «Come un’allegoria / una fanciulla appare / sulla porta dell’osteria»; indubbiamente, in quegli anni Trenta del Novecento, Caproni non ha bandito l’allegoria, come voleva il senso comune di allora, tuttavia si assiepano vari interrogativi: l’allegoria si presenta come comparante di una similitudine, quindi la fanciulla sembra un’allegoria, ma non lo è; in che cosa le somiglia, cioè quale allegoria ha in mente Caproni? E se ha l’aria di essere un’allegoria, forse un senso allegorico si è insinuato in quella scena di realismo popolare…
Chi volesse seguire il seminario, lo troverà a questo link:

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Seminario: simbolo e allegoria in d’Annunzio

Il ciclo di seminari sul tema dell’allegoria è entrato nel vivo con la seduta dedicata a Gabriele d’Annunzio e in particolare a La sera fiesolana. In sostanza questo testo doveva servire ed è servito a delucidare il rapporto tra allegoria e simbolo. Per quanto la voce poetica dannunziana si esprima in apostrofe verso la Sera (con la maiuscola: quindi personificazione), tuttavia il complesso della rappresentazione è impregnato di atmosfera simbolica, non a caso compaiono termini come “aura” e “mistero”, il clima della oscurità che avanza è suggestivo ed evocativo, la natura in qualche modo parla e promette una rivelazione o l’attesa di essa.
Per seguire il seminario si può accedere alla registrazione da questo link:

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