È difficile orientarsi nella poesia odierna. Oggi i poeti (ma la parola “poeta” mi produce orticaria: meglio dire “gli autori di poesia”) sembrano votati alla nobile “arte di arrangiarsi”. Voglio scrivere una poesia, come devo fare? Barcamenandosi di qua e di là tra lirica e antilirica, escono prove con assai diversi gradi di dignità artistica, ma tutte segnate da una certa casualità. Del resto, le tendenze riconoscibili vengono evitate accuratamente come la peste. Eppure, volenti o nolenti una tendenza implicita c’è sempre; e il compito del critico è proprio di scovarla.
Mi cimenterò su Oggettistica, il nuovo libro di Marco Giovenale (Tic edizioni). Con qualche speranza in più del solito, dato che Giovenale ha promosso negli ultimi tempi il dibattito sulla “ricerca” letteraria, seguito anche dal mio blog e quindi, se non una tendenza, almeno un’intenzione di differenziarsi dovrebbe averla. Tuttavia, un po’ per un’etica che esclude l’“asseverativo”, un po’ per la considerazione che i procedimenti eclatanti delle avanguardie hanno perduto di impulso, rimane qualche difficoltà nell’individuare le tracce. Riassumo nell’interrogativo: come è possibile un’alternativa con mezzi, per così dire, normali? Continua a leggere Tentativo di capire “Oggettistica”
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Meglio tardi che mai
È mai possibile che mi sia perso un autore? Non è che ce ne fossero così tanti in circolazione che consuonassero con le mie corde “sperimentali”… E addirittura dopo averlo sfiorato e magari sfogliato, poi dimenticandolo? E nemmeno uno di quelli a metà strada, ma con tutte le carte in regola? Ebbene sì, è quanto mi è successo con Costantino Chillura.
A leggerlo (rileggerlo?) oggi nel volume complessivo primo delle opere poetiche (Opera poetica I, edito da [dia•foria, casa editrice sempre più benemerita) devo dire che mi sorge non poco rimpianto, perché avrebbe indubbiamente trovato posto convenientemente nelle antologie e nelle iniziative tra anni Ottanta e Novanta. Ma tant’è, non si torna indietro. E bisogna dire, con il titolo che ho scelto, “meglio tardi che mai”. Ora non ci sono più scuse: possiamo leggere, analizzare e commentare la poesia di Chillura, grazie all’opera critica di Gian Paolo Renello che, dopo aver organizzato nello scorso gennaio un convegno nel paese d’origine dell’autore (S. Stefano Quisquina), è il curatore di questo volume che apre con una preziosa introduzione. Continua a leggere Meglio tardi che mai
Tornare a scuola a Francoforte
Triste è lo stato attuale della politica, ridotta a mera gestione o alla mossa furbesca limitata nel linguaggio alla propaganda o al bla-bla confuso della compagnia di giro dei talk-show; e non meno triste è la letteratura, ridotta a successi annunciati e in rapida obsolescenza, tra presunte enfatiche bellezze emozionanti e moralistici predicozzi, quando va bene. In questa situazione, la cosa migliore mi pare tornare a studiare. E tornare a riflettere su quei nodi che, in un passato non poi così lontano quanto sembra, sono stati affrontati per arrivare al cuore del problema.
Personalmente ho provato a farlo con Brecht, Benjamin e il marxismo critico, e anche Adorno e Marcuse son stati della partita. Ecco allora a disposizione, per riprendere a rifletterci, il libro su La Scuola di Francoforte (editore Carocci), scritto da Stefano Petrucciani. Un libro molto utile, perché Petrucciani ha ricavato, dalla frequentazione con questo dibattito, due indubbie doti: la chiarezza espositiva e argomentativa, che non si ammanta in neologismi astrusi né accetta scorciatoie misticheggianti, la prima; la seconda è che non si astiene mai dal discutere con i propri oggetti di studio come se se li trovasse davanti, e ciò significa una resa di volta in volta attuale dei temi affrontati. Continua a leggere Tornare a scuola a Francoforte
Žižek e i paradossi della libertà
Tra le star internazionali della teoria, Slavoj Žižek è uno dei più prolifici, tanto da rendere difficile seguirlo in tutte le sue performance – e anche, non ultimo, trovargli posto in libreria dalla parti della lettera “Z” che ha ormai riempita… È anche uno dei più estrosi: vitando ormai l’andamento trattatistico in odio alla sistematicità, il territorio del saggio – già di per sé genere di confine – viene ulteriormente virato verso zone impreviste, per cui accanto ai giganti filosofici può spuntare, ugualmente probatorio, un film di ultima generazione. Una saggistica Pop, uno stato argomentativo davvero fluido pieno di variazioni e digressioni, piacevole da seguire ma scomodo da riassumere, anche a conoscerne i presupposti (Hegel, Lacan fra tutti), hai voglia a ritornare sui suoi passi, ma non se ne rintraccia l’affermazione univoca.
Un suo lavoro recente – non dico l’ultimo pubblicato in Italia, perché magari nel frattempo… – è questo sulla libertà, intitolato Libertà, una malattia incurabile, edito da Ponte alle Grazie con l’accurata traduzione del poeta e scrittore Vincenzo Ostuni. Continua a leggere Žižek e i paradossi della libertà
La neoavanguardia secondo Angelo Guglielmi
Nel trascorso anno 2023 mi ha stupito che l’anniversario del Gruppo 63 sia passato senza le polemiche che di solito l’accompagnavano. Luoghi comuni: si dice che non abbia fornito grandi opere; che fosse un modo per far carriera da parte di scrittori scarsi; che sia ormai lontano le mille miglia; che abbia contribuito a rovinare la letteratura fino ai bassi livelli di oggi… Non credo che queste opinioni negative abbiano smesso di circolare, ma può darsi che, effettivamente, a distanza di sessant’anni, ci si sia convinti che la neoavanguardia sia ormai passata in giudicato e convenientemente sepolta riposi in pace, inquadrata nella sua casella di storia come un incidente di percorso.
Ancora viva, invece, essa appare nelle parole di uno dei fondatori, Angelo Guglielmi, che la rievoca con allegria e brio nel libretto di Aragno, L’avanguardia in Bermuda, curato dal giornalista Carmelo Caruso e uscito poco dopo la scomparsa dell’autore. Un Guglielmi in ottima forma intellettuale, che gode ancora dello sconcerto provocato all’epoca nella compagine ufficiale della nostra letteratura e conserva ottima memoria dispensando particolari inediti, soprattutto sul convegno palermitano iniziale. Continua a leggere La neoavanguardia secondo Angelo Guglielmi
Nel labirinto del sogno
Dopo aver già intrapresa la via del romanzo (ricordo Una giornata cosmologica, del 2017), Giuseppe Finocchiaro torna alla narrativa lavorandola, per così dire, ai margini, con un libro fatto di quella “materia impalpabile” che sono i sogni. Titolo: I sogni di Nìlfilo, editore Palombi.
Guadagna in un colpo solo due vantaggi: la frammentarietà e l’onirismo. Un libro fatto di sogni sarà, infatti, costituito di testi brevi, ripartendo ogni volta da capo per direzioni sempre diverse. In più, la narrazione oniroide garantisce della massima libertà, non ha bisogno di nessuna coerenza, sia pure fantastica. Al massimo, lo scritto sarà tenuto insieme da una cornice, che in questo caso è costituita dai corsivi iniziali di ogni sezione, dove il sognatore da sveglio dialoga con l’«Onironauta», raccoglitore e collezionista di sogni che fa anche da chiosatore e stimolatore dialettico. I sogni si trovano raggruppati in piccoli insiemi che alludono a cambiamenti stagionali. Il tutto si pone, poi, come una riscrittura dell’Hypnerotomachia Poliphili, lo straordinario testo magico-allegorico pubblicato alle soglie del Cinquecento in una lingua ibrida. Lo si ritrova, qui, debitamente rovesciato: i protagonisti, Polifilo e Polia vengono messi al negativo e diventano Nìlfilo il sognatore e Nilia la donna sognata che nella prima parte lo sfugge, nella seconda gli si concede; le due parti del libro riceveranno rispettivamente il titolo di Terra e Cielo. Continua a leggere Nel labirinto del sogno