Questa sera alle 19,30 a Marsala (Baluardo Velasco) si presenta Guevara gogiEr, lavoro collettivo curato da Antonino Contiliano con Marco Palladini e me medesimo. Il testo viene ora riproposto arricchito di nuova versione video e di lettura attoriale: ai coautori (che restano anonimi sotto la sigla del collettivo Noi rebeldia) si aggiungono quindi le voci di Gabriella Becchina e Rino Marino, musica e immagini nel montaggio di Nino Parrinello e la copertina di Giacomo Cuttone. Come accompagnamento alla serata, pubblico qui un interessante saggio di Antonino Contiliano sulla poesia.
Antonino Contiliano
tempo neg-entropia clinamen
poesia antagonista… obbligo
L’entropia è un concetto chiave per comprendere la dinamica dei sistemi culturali, come le culture si trasformano nel tempo, come si acquisiscono e perdono informazioni, e come si genera diversità culturale. Un sistema culturale privo di entropia rischia di scomparire, mentre uno troppo caotico rischia di perdere la propria identità. I testi poetici, invece, sono sistemi complessi di sapere neg-entropici: generano nuova informazione, conoscenza e comportamenti. Questa complessità, attraverso il movimento di possibilità imprevedibili, può essere vista anche come un “complemento logico” positivo rispetto alla negatività dell’entropia.
Juri Lotman sostiene che l’arte e la poesia, attraverso operazioni costruttive e selezione di elementi strutturali, presentano numerose possibilità risolutive. Il significato di un’opera poetica cresce con la complessità delle informazioni selezionate.
L’atto poetico, quindi, assume rilevanza anche rispetto a scienze come la cibernetica e l’Intelligenza Artificiale (AI), che studiano i meccanismi di selezione, memorizzazione e trasmissione delle informazioni, ma nell’ottica degli automatismi astratti. L’AI mira, infatti, a epurare l’indeterminato che può disturbare la comunicazione univoca, mentre la poesia impegna a smontare lo spirito ghettizzante delle informazioni artificiali, combinando esperienza individuale e collettiva e, nello stesso tempo, ponendosi come un’avanguardia di conflitto obbligato e permanente.
Se l’obbligo, come la ripetizione, è un modo del tempo, prima che dello spazio – come scrive Jean-François Lyotard (L’inumano- Divagazioni sul tempo, 2015/1988), la neg-entropie, ovvero la crescita evolutiva del “processo di progressiva complessità”, p. 92), non può essere riserva o culla esclusiva del presente delle scienze e delle tecniche del controllo della comunicazione e del tempo destoricizzati e depoliticizzati. La neg-entropia è pure forza attiva, anzi conflittuale, delle forme dell’arte e della poesia. Una potenzialità che ne attiva la funzione di avanguardia obbligata e permanente. Richiamandoci ancora a Lyotard, il compito dell’avanguardia non deve e non può mancare, perché resta “quello di smontare la presunzione dello spirito in rapporto al tempo” (Lyotard, cit., p. 143): lo spirito cioè del controllo del tempo (presente continuum: né storia né conflitti) e dei linguaggi che, come quello della produzione poetica, si esercitano in azioni di significazione sovversiva e contingente clinamen o deviazione critico-esponenziale.La neg-entropia, come crescita di complessità, non deve limitarsi alle tecno-scienze. L’arte e la poesia non ignorano la complessità che si oppone alla convenzionalità e all’arbitrarietà rettilinea delle informazioni digitalizzate. La poesia impiega invece una logica fluida come nelle modalità della retorica moderna, la “quasi-logica” di Chaïm Perelman – Lucie Olbrechts-Tyteca (Trattato dell’argomentazione- La nuova retorica, 1958) e ripresa da Armando Plebe, (Manuale di retorica, 1988). Una logica che, aprendo a diverse possibilità espressive, unisce razionalità e sensibilità, azione e negazione plurali. La retorica moderna di Perelman, non si fonda infatti solo su deduzioni rigide, ma su inferenze che considerano eventi e causalità non lineari, come nella poesia sperimentale.
L’implicazione materiale, espressa con “se… allora…”, è la relazione inferenziale che può descrivere anche il mondo poetico. L’implicazione è vera in ogni caso tranne quando l’antecedente è vero e il conseguente è falso. Questo permette di notare come i valori di verità siano legati ai significati che il linguaggio trasforma, diversamente dalla logica dei big data. La logica poetica, invece, non si limita a istanti predeterminati, ma genera un’esponenzialità temporale, una parola-azione che rompe con l’immobilità del “qui e ora”.
Oggi, nonostante la velocità della comunicazione telematica, si tenta di immobilizzare il tempo e le sue forme. La pluralità delle forme riguarda anche la temporalità, che in poesia si manifesta come una durata esponenziale. Il tempo poetico è un continuum di istanti, come i lampi di luce, che sfuggono alla misurazione geometrica e all’algoritmo. La poesia, in questo modo, esplora l’infinito potenziale della neg-entropia, creando una temporalità irriducibile e densa di significato.
Poesia vs AI
Ma, in ogni caso, riprendendo il nesso entropia-neg-entropia nei linguaggi, nonostante i tentativi della tecno-scienza-AI, la risposta definitiva fallisce. Se il sistema è isolato e, secondo i dettami della razionalizzazione formalizzata, blocca l’esponenzialità del tempo e delle forme, l’entropia (misura del sistema) perde informazione. Il sistema, e il codice con le sue regole, va solo verso uno stato di equilibrio: la stasi azzera il tempo degli eventi; la contingenza e la molteplicità delle possibilità materiali-immanenti della realtà temporale sono sottratte a ogni possibilità di conoscere e significare. La contingenza e la percettibilità, nel mondo dell’arte e della poesia, hanno invece agganci contestuali, senza staccarsi dall’evoluzione temporale esponenziale e neg-entropica che si concretizza in metafore, metonimie, ripetizioni estetiche che dilatano o contraggono il significare.
La crescita esponenziale può riguardare il ritmo nel tempo e la velocità di variazione proporzionale alla quantità/qualità in gioco: una pianta che raddoppia rami e foglie, o l’informatica – entro i limiti delle regole astratte – con il tempo esponenziale di esecuzione di un problema. L’attività positiva della neg-entropia – espansione e intensificazione delle mutazioni possibili – moltiplica e pluralizza, come scrive Erwin Schrödinger, la complessità degli eventi. In un sistema, indica un aumento dell’ordine mantenendo la destabilizzazione con nuovi interventi combinatori. Tra il sistema esterno e quello interno al soggetto, quale corpo-mente coordinatore, costruisce corrispondenze differenziali.
La biunivocità tra sistemi (tecno-scientifici o artistici) non sfugge alla legge dell’indeterminazione e alla perdita di informazione (una combinazione segnica esclude il resto). La logica algoritmica convenzionale, che realizza i suoi assiomi, rende il possibile della logica modale (non impossibile) una fattualità d’essere e valore, traducendolo nel linguaggio binario ‘0 1’. Il sistema aritmo-binario riduce i dati a matema puri e, successivamente, in connessione sintattica univoca come entità percepibili in un “ora” codificato. Il pensiero, però, con l’imprevedibilità dell’accadere, si connette con le variabili e il feedback del caso.
Per quanto grande sia l’archivio elettro-neuronico, la memorizzazione dei dati non esaurisce mai ciò che della sensibilità e della percezione sfugge all’astrazione e alle sue regole prefissate. Alcuni dati sensoriali prendono il posto di altri, e il codice rimane povero (dove invece la ricombinazione artistica e poetica ha uno specifico lasciapassare!). È il fenomeno del virtuale che caratterizza l’intreccio corporeo del linguaggio della poesia, dove la mimesi è limitata e la potenza significante non viene meno. La simulazione mimetica perde potenza (la mimesi non è più possibile, come nei fenomeni della fisica quantistica e nella sua incomunicabilità con la relatività). L’indeterminazione/imprecisione, che tocca i nessi tra energia e tempo, è tale che l’energia si volatilizza e l’informazione crolla (le virtualità però continuano ad esistere come neg-entropia possibile). Frequenze al di fuori delle soglie riconosciute non possono essere più catturate e significate. Rimangono virtualità in cammino, affatto catturabili.
Nel tempo dell’informazione informatizzata (esperienza povera di comunicazione), per la potenzialità significante della poesia, entropia e neg-entropia funzionano come rapporto complesso. Il “non” della neg-entropia si pone a livello della logica del ‘complemento’. Il segno della negazione nega la chiusura del discorso, aumentando la complessità potenziale rispetto alla povertà significante algoritmica. Povera perché ridotta entro l’astrazione discreta dei numeri, l’elusione dell’improvviso e della molteplicità del tempo della conoscenza e dell’azione artistica. Come dice Gaston Bachelard, l’improvvisamene del «tempo : luce :: istante : lampo […] soudain l’unité scintille e le temps a petits quanta scintille» (Bachelard, La dialettica della durata/ 2010, a cura di Domenica Mollica e Introduzione di Vincenzo Cicero, p. 16)”. L’immagine dei fotoni che sprizzano fotonica, indicando che il tempo non è mai separato dal movimento della luce, ma un istante di mutazioni: dinamiche di una complessità aperta alle possibilità che rivoluzionano lo stato di cose presente. L’istante non è un punto statico ma un lampo: l’improvvisamente temporale e contingente. Un virtuale che si fa esser-ci, mantenendo la potenza d’essere come tensione potenziale. Un infinitamente esposto alla metamorfosi e all’avanguardia. Una contraddizione che rompe le regole fisse e obbliga al conflitto (cosa non gradita dall’economia di mercato). Dall’altro lato, la poesia e il suo linguaggio come complemento logico e ‘neg-entropia’ dell’entropia – la perdita di informazione-comunicazione standardizzata – potrebbero essere la nuova linea di lotta di un’avanguardia contemporanea.
L’entropia, pur nata dalla fisica, ha trovato applicazioni in diversi campi. Nel mondo della poesia di ricerca e sperimentazione, l’entropia lega il disordine alla creatività non consensuale, rompendo gli schemi e sperimentando nuove forme espressive. Arte e poesia, giocando con l’ambiguità e i significati del montaggio, creano opere aperte a diverse interpretazioni. Esplorano cioè il tempo e inventano nuove ideazioni per enunciati di rottura, sfidando la comunicazione standardizzata e creando nuove combinazioni semantiche.
Se la scienza ci fornisce modelli, l’arte e la poesia ci permettono di esplorare dimensioni simboliche e di concettualizzare esperienze dirompenti; sono come un clinamen che impiega tropi e retorica di orientamento etico-politico avverso al capitalismo. La logica dell’arte e della poesia si associa con la figuratività conflittuale, facendo scendere in lotta i tropi nella direzione di ethos oppositivi. L’abitudine o l’abituale che si rinnova e agisce come forza di deviazione, scarto anticapitalistico. Un sempre ulteriore porsi di diversione e trasformazione di “ethos” (abitudini) e “tropi” di scarti rispetto alla potenza universale delle nuove forze produttive capitalistiche cibernetico-digitali.
Gli scarti dirompenti che utilizzano i tropi e i luoghi specifici (particolari) della nuova logica retorica (che non è meno potente delle astrazioni matemiche) come un improprio etico-politico avverso il modello capitalistico robotico e le sue pure astrazioni logico-linguistico-comunicative quali abituali modi d’essere e, insieme, valori di verità conformisti. L’abitudine – scrive Paolo Virno (Convenzione e materialismo- L’unicità senza aura/2011, p. 135) – però si rinnova, e, in feedback, materialisticamente, agisce come una forza metonimica contiguo-attuale di deviazione anticapitalistica; così, rispetto «alla realizzazione della potenza universale delle forze produttive», c’è sempre un ulteriore: un altro posizionarsi. Un dopo che, come tale, agisce da traslato particolarizzante (un’attività trasformativa di scarto simultaneo) per altre linee della rete informatico-unificante; una posizione che, per l’appunto, vorrebbero definirci solamente come un insieme di nodi e linee del cyberspazio. Siamo, scrive Ubaldo Fadini (L’umano in divenire e la relazione al mondo, Iride/2023, 100, p. 550), «parzialmente e provvisoriamente in quelle linee di movimento e di divenire di cui a lungo hanno parlato Deleuze e Guattari […] Siamo appunto un insieme aperto di linee, partecipiamo a dei “reticoli” e contribuiamo ad articolarli nel tentativo di attraversare gli spazi» negli istanti sincronico-dinamici con ciò che varia nel contesto ambientale.
In conclusione, entropia e neg-entropia, pur nascendo dalla fisica, sono concetti che esplorano la complessità dell’esperienza estetico-intellegibile umana. La neuroestetica dell’AI, per quanto sofisticata, non può mai confinare però l’indeterminato e indefinibile nei big data. Il tempo stesso (questione di lungo tempo) rimane enigmatico, inafferrabile e irrinunciabile. Nel contesto poetico, il “non” funziona come operatore che inverte il valore di verità di una proposizione-stato-di-cose. Arte e poesia, immaginando combinazioni insolite, costruiscono/producono significati ambigui, multistrato e polifonici; offrono un “complemento logico” diverso rispetto alla logica delle astrazioni formalizzate. L’una offre rigore deduttivo, la poesia espande il pensiero fuori le righe, le linee. Il pensiero non ha pixel, ma un linguaggio di molte determinazioni. La complementarità logica, il tempo esponenziale e la neg-entropia permettono al fare della poesia una comprensione più completa della realtà e del “noi”; e ciò senza rinunciare alla rivoluzione contro i comandi capitalistici.
Una metafora, la neg-entropia, per dire dell’energia pensante che sfugge alle gabbie del potere. La poesia, come un fiume che scorre, è una luce esplosiva e kairós corporei: il tempo debito che increspa gli eventi come momenti di vita e d’esser-ci in divenire. Un istante può sì essere un nodo, ma è anche un lampo nella linea incandescente che sventaglia il nodificato mediante il rimontaggio poetico delle particelle decompresse. La poesia, a volte, il tempo, una sinfonia senza messaggio, ma non di “vuoto”. Il vuoto è un corpo di energia-materiale potenziale che, come un impegno d’avanguardia, confligge necessariamente e obbligatoriamente contro lo spirito senza storia del neocapitalismo della comunicazione rettificata e retificata.
Dove l’indeterminato continua il suo flusso, il “non” della neg-entropia poetica sconvolge le regole del capitalismo linguistico. E il compito dell’avanguardia resta quello di smontare la presunzione del controllo del tempo e del potere che attacca la produzione poetica, pretendendo di distruggerne l’azione di complessità sovversiva, il clinamen delle rotture temporali. La temporalità del “tempus” che distingue il prima, il dopo e il virtuale dell’attuale poetico (il diverso dall’informatizzato).
Il clinamen è una forza che agisce come scarto etico-politico rispetto ai nessi produzione neocapitalistica che controlla il tempo come risorsa di profitto e di educazione al consenso. Ma non può confinare la poesia, la luce esplosiva, i momenti della vita e quelli del mondo storico in divenire nella riducibilità delle formule e dei giochi combinatori, nonostante i risvolti positivi e negativi delle nuove tecnologie cui l’intera esistenza individuale e collettiva dell’animale umano, tra soggettività e oggettività, deve relazionarsi riflettendo criticamente.
(datato Marsala, 29/08/2024; pubblicato su questo sito lo 01/09/2024)