Anniversari sperimentali: Leonetti

Nel mese di agosto, “Critica integrale” offre ai suoi lettori incalliti – se proprio non riescono a farne a meno – quattro omaggi ai centenari di autori sperimentali che cadono in questo anno 2024. È oggi la volta di

FRANCESCO LEONETTI

Cartelli di marcia

I.
Beviamo, italiani, gli uomini del 45 hanno col voto vinto…
Quali i possibili inganni a spostare le scelte giuste negli anni,
quali sbalzi di monete, prassi licitate, strane frasi, ora che c’è la rete?
Certo in lunghi cortei chiederemo, sempre, lavoro e salario sufficiente
dentro l’informatica immateriale, con cifre delle banche mondiali,
fra le moderate stipulazioni, miranti nel nuovo a ridurre le ragioni…
Restiamo attenti, ora, perché il bianco ha fatto così brutta prova
fino a qui, con genti profughe nel globo: un rimedio occorre per loro…
Né il farsi buoni e umanitari basta: con l’essere vani si impasta.
Abbiamo una pagella di sei. Non vogliamo però pregare gli dèi.
Per principio, il cambiamento si impone, e noi vedremo il come:
quando spaccare lo zero, quando ammettere il cuore (se è vero
che era già previsto, nella canzone antica, di vincere l’elezione
poi trovarsi i carruba nei trivi e solo allora avere i motivi
per una grande lotta…) Ora stiamo attenti ad ogni mossa…
(Una è la base, Italia è sempre combinata, e dai signori la è devastata).

II.
Anzi: ognuno anarchico sia. E dunque da tutti sia determinata la via.
Senza più disordine alcuno. Col fine di evitarsi di aver l’uno.
Con l’intento di avere lavoro, rimediando ogni perdita sull’oro:
ciò solo si sana se si scopre il reddito dei forti, non quello dei molti.
Certo saremo tutti terziari, fra televisioni, robotiche, macchinari.

Se è l’eguaglianza è un valore fallito, e vince la Gara, sui tasti col dito,
non solo Marx se n’è ito, ma ne viene che Machiavelli è testo antico.
Però vedremo cosa avviene a Sedan, per le guerre tra Francesi e Germani:
e gli scopi, gli obiettivi, i cannoni, il nucleare, le fiche, le tensioni.
Noi siamo globali e locali; abbiamo le scarpe e i siti; e in più le liti.
Sono forse perduti i sindacati? niente più movimenti e partiti?
Ahi ma c’è ancora la fame, la sete, il buco, il seme, nella nostra specie.

Non contano i vecchi mondi, che erano centrati e tondi,
con religione, lingue, e con valori, e i campi fitti e pingui…
Va tutto veloce a sparire… C’è forse un millennio di file…
Che fare? colpire solo le infamie nelle gare? analizzare?
resistere e bloccare il capitale a scioperi e gatti? sparare?
Oh le tagliate gole dell’ottantanove! erano vere prove…
Faremo intanto l’assalto al pane… Insieme alle puttane…
Mireremo al vicino… Avremo in discesa un altro sacro bambino…
Ma se al bianco mischiamo il nero, il giallo, il bruno o il vero…
se le città lasciamo, in carovane, verso le basi altrove, lontane,
se… se… se… se ognuno è più diverso e enuncia il proprio verso,
se il piede riprende il comando, ovunque da terrestre girando,
l’uomo non finirà. E sulla luna o marte è trovabile già
non l’eden, l’abbondanza, ma il bene del deserto: l’eguaglianza.
O l’uomo finisca: e che evoluto cresca un verme più giusto di cresta.

06/08/2024

Una lettura del testo a questo link:

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