TOMASO BINGA

VALORE VAGINALE

Niente affatto minimalista, né chiusa nel quotidiano come molta poesia “al femminile”, Valore vaginale di Tomaso Binga è in senso forte “poesia femminista” e non solo per la rivendicazione espressa dal titolo e non solo perché la sua autrice ha deciso fin dall’inizio della sua carriera artistica di assumere uno pseudonimo maschile come provocatoria sottolineatura di uno svantaggio preventivo comminato al soggetto-donna; c’è un intento combattivo in questa poesia che si infonde in una ricerca d’impatto, nella volontà di presa della parola, nella pulsione sonora ad alta gradazione. E penso in particolare a due testi decisamente efficaci come Sogn’ogn’ora (il testo che rilancia l’utopia: «sogno un mondo più gentile / sogno un mondo più civile») e Porcon di ciò (il testo che rivendica una parità vera e non solo una par condicio a parole; e dove si scandisce lo slogan «L’utero non è Lutero», cioè non è sufficiente alle donne una semplice riforma, sia pure “protestante”, non le si sconfigge con una normale “bolla papale”).
Diciamo subito e a scanso di equivoci che una tale vocazione femminista riesce a evitare qualsiasi ideologismo o essenzialismo proprio perché si accompagna alla scelta estetica della poesia sonora: e la poesia sonora, richiedendo la presenza della voce in pubblico, è esattamente il contrario di un atteggiamento ripiegato nel privato e nell’interiorità. Rinviando a tutta la tradizione novecentesca delle avanguardie, la poesia sonora si costituisce sugli accostamenti del significante, sicché opera decisamente quello scarto alternativo che Francesco Orlando definiva il “ritorno del represso nella forma”. Mentre nel linguaggio pratico i significanti sono di necessità sottomessi ai significati che si vogliono comunicare, invece nella poesia sonora possono liberarsi e tornare a sbizzarrirsi come nell’infanzia; possono andare a costituire con le loro associazioni, la struttura stessa del testo; VALorE VAginaLE (V-A-L-E) è proprio un costrutto allitterante di questo tipo. Nei testi di Tomaso Binga lo sprigionarsi del significato dal significante è all’opera dappertutto, ma assume un particolare valore nei confronti del nome proprio, nei componimenti dedicati agli autori del passato o agli amici contemporanei: le lettere del nome, infatti, si dimostrano portatrici di tutta una serie di conseguenze inaspettate, mentre, nello stesso tempo, l’identità si ritrova disseminata e dispersa (del resto lo stesso pseudonimo assunto dall’autrice dimostra che l’identità è flessibile). La sonorità, per altro, non è pura fonesi, né allusiva musicalità: il testo di Tomaso Binga, costruito apposta per la lettura orale, si appoggia molto sul ritmo e non disdegna di riavvicinarsi alla metrica, soprattutto quando si tratti di recuperare la cadenza dell’ottonario, quella che subito ci rimanda a un poetare di tipo “comico” e burlesco. Tuttavia il significante, con le sue specifiche somiglianze, non è fine a se stesso, è semmai la bacchetta da rabdomante per andare a snidare un significato non banale e non scontato. «Après vous, mon beau langage», come diceva Breton: si tratta di farsi guidare dalla scia vitalissima e inventiva del “gioco verbale” per raggiungere il cuore del problema con la massima incidenza («come un colpo al tirassegno / che si infilza dentro gli occhi!!»). E, quindi, se il bisticcio dei suoni è da un lato certamente latore di riso ironico e autoironico, di questi tempi, di fronte a un potere che ama fin troppo scherzare, dall’altro lato il gioco si fa polemico, la poesia si impegna in favore di un “vivere civile” che sia degno di questo nome («che la gente bieca e vile / ridiventi più civile», dice Sogn’ogn’or; e civile vi fa rima con femminile). Ecco i toni del grido di rivolta e della “poesia a comizio”. A metà tra il ludico e l’impegnato sta esattamente il tema della corporeità, tema centrale nella poesia performativa dove tutto il corpo del poeta si fa poema. E tema particolarmente caro a Tomaso Binga. Ad esso rimanda il “valore vaginale” del titolo e le stesse immagini di copertina del libro, tratte dalla Scrittura vivente. Poesia totale (per dirla con Spatola, altro grande pioniere della poesia sonora, cui è dedicato il testo «TOLA S. p. A.», terminante in un irruento tam-tam), poesia totale, dicevo, alfabeto corporeo, corpo-segno che si sottrae al codice repressivo, forme d’arte intermodali, intrecciate tra loro e votate allo sperimentalismo critico e alla “igiene letteraria”. E l’insegna dello spazio di ricerca animato da Tomaso Binga, il Lavatoio contumaciale, la dice lunga in proposito: qui si lavora per la nettezza del nostro immaginario collettivo.

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